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(ri)trovarsi

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Consegna prevista Novembre 2025

Dare ascolto alle proprie voci interiori alle volte ci paralizza perché questo significa andare spesso controcorrente, contro le aspettative dei propri genitori, contro una tradizione radicata di un paesino della pianura padana, contro anche una pace apparente che aleggia nella propria vita. La protagonista del nostro romanzo si è trovata più volte di fronte a questo bivio: scegliere ciò che tutti si aspettano da lei, o scegliere ciò che le brucia dentro. Non è stato facile, ma durante questo percorso di assoluta crescita personale, vissuto attraverso tre tempi della sua vita, Veronica ha saputo (e voluto) scoprire la propria autenticità riuscendo così a capire anche altre complesse vicissitudini che hanno caratterizzato la sua infanzia e la sua adolescenza.
“Non riesco a dormire, come tante altre notti a seguire.
Non posso essere così. Non io. Sarà stato solo un momento di curiosità, di esplorazione: non si dice così? Non succede forse a tantissime persone?
Un esperimento, per così dire.”

Perché ho scritto questo libro?

Questo libro è nato dalla necessità di scrivere. Ho amato scrivere sin dalla tenera età quando a scuola il maestro assegnava il tema; alle scuole medie ho partecipato a concorsi di poesia, vincendo il primo premio ad uno di essi. Al liceo ho sempre ricevuto valutazioni alte, ma all’esame di maturità la mia prof. ha voluto punire la mia attitudine di crocerossina nei confronti dei compagni e mi ha dato un voto basso: le ho poi scritto una lettera in cui le giuravo che avrei scritto un libro.

ANTEPRIMA NON EDITATA

[2016, 28 anni]

Mi preparo un’insalata al volo, con tonno, mais, valeriana e feta greca, e la divoro ascoltando il notiziario delle 13.00. Penso che con tutta probabilità quella sarà una delle ultime insalatone della stagione, il clima si sta facendo a mano a mano più rigido e verranno sostituite da vellutate di verdure, minestroni e zuppe.

Riprendo in mano gli appunti dell’azienda presso cui dovrò recarmi nel pomeriggio e mi vibra il telefono.

“Sei libera questa sera?” Virginia. Diretta, come di più non avrebbe potuto essere.

Mi fermo con la forchetta a mezz’aria mentre il giornalista sta parlando di un’invasione di cimici asiatiche in tutte le zone pianeggianti di Italia.

Cazzo.

Lo sapevo che sarebbe successo prima o poi, a giocare con il fuoco ci si brucia.

“Riesco a liberarmi per le 19/19.30.. Cosa proponi?”

Decido di essere estremamente matura.

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Continuo a mangiare il tonno rimanente ma con gli occhi fissi al telefono, che non vibra.

Mi faccio il caffè e prendo un biscotto dalla mensola alta, perché dopo una corsa ci sta anche il dolcetto.

Il telefono non vibra.

Stendo la biancheria dei colorati, ci sono tantissimi perizomi perciò ci metto un bel po’.

Il telefono non vibra.

Entro in chat per vedere se magari la connessione è sparita momentaneamente, ma la connessione è ampiamente presente con tutte le sue fottute tacchete presenti.

Mi sto quasi arrendendo all’idea che abbia sbagliato destinataria con il suo precedente messaggio, quando finalmente vibra.

Il cuore mi rimbalza addosso.

“Pensavo di venirti a prendere e portarti a cena. Ti va?”

Il cuore mi rimbalza fortissimo addosso.

Cosa faccio?

“Ore 20.00 da me. Ti mando l’indirizzo.”

Rispondo cercando di fare la distaccata, ma forse sono risultata semplicemente stronza.

Il pomeriggio trascorre lentissimo, cerco di concentrarmi sulla riunione a cui sto attivamente partecipando ma la mia testa ogni due per tre finisce a pensare a cosa diamine metterò da vestire per l’appuntamento.

Non so se indossare qualcosa di estremamente femminile, qualcosa che sia una via di mezzo, o qualcosa di assolutamente neutro, casual per così dire.

Al terzo ripensamento decido di escludere la variante casual e di concentrarmi fra un vestito appena sopra ill ginocchio, un po’ sbarazzino, ed un pantalone elegante con t-shirt semplice e giacca.

Solo mentre sto guidando verso casa opto per il completo: il vestito avrebbe potuto creare allusioni non veritiere, o quantomeno premature.

Bene, sono le 18.30, prima del previsto: ho tutto il tempo per depilarmi, farmi una doccia (la seconda, in casi estremi ci sta l’eccezione) e prepararmi con calma.

Calma: parola curiosa da utilizzare in questo contesto, dove ho una costante fitta allo stomaco e le ascelle che sudano freddo. Mi succede sempre in situazioni di agitazione estrema.

E questa è una situazione di agitazione estrema.

Mi sto mettendo il rimmel maledicendomi di non averne comprato uno nuovo quando inizio a preoccuparmi su come dovrei comportarmi, su cosa dovrei o non dovrei svelarle di me e del mio passato. Cosa voglio ottenere da questa uscita? Non lo so, mi dico, mentendomi.

“Veronica, viviti quello che senti.” Lo dico ad una me stessa riflessa nello specchio, con un occhio truccato e l’altro no ed il rimmel a mezz’aria.

Sono le 19.55 quando suona il citofono.

“Arrivo!” Esclamo con troppa enfasi ad una bianca cornetta.

Troverai qui tutte le novità su questo libro

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Veronica Fedato
Ciao! Sono Veronica, una ragazza nata alla fine degli anni '80 in un paese della pianura padana.
Ero una brava bambina, educata ed integerrima a scuola, un po' maschiaccio ma anche un po' tanto timida.
Il mio mezzo di comunicazione preferito è sempre stata la parola scritta, poiché il mondo di emozioni che spesso fanno a botte dentro di me, non sono mai stata capace di comunicarlo a voce. Un bel foglio di carta bianca ed una penna, possibilmente stilografica, e via a dedicare poesie, a chiedere scusa, a rivelare i miei amori ed i miei più temuti segreti. Nonostante questa immensa passione, il mio percorso universitario è stato alquanto scientifico, così come quello lavorativo, ma finalmente ho incoronato il mio sogno di trascrivere dentro ad un libro l'esperienza del mio articolato, a volte impacciato, ma sicuramente autentico vissuto.
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