Vi è mai capitato di dover prendere qualcosa in una stanza (una qualsiasi) e di scoprire che non è lì dove credevate che fosse? Non dite di no, è un’esperienza comune. Un po’ come andare a controllare se avete spento o meno il gas; voi sapete di averlo spento, eppure la vostra mente vi suggerisce di andare a controllare di nuovo. E così, entrati in cucina, pur trovandolo spento, magari lo riaccendete per poi rispegnerlo ancora una volta. È un gesto stupido, ma che dà sicurezza. Ma se eravate sicuri di averlo spento, perché ripetere quest’azione? Io lo so, anche se non sono in grado di spiegarvelo. Perché, in qualche modo, sentite contro ogni logica che, nonostante tutto, doveva essere comunque ancora acceso.
E, allo stesso modo, quando cercate una penna o un accendino o un quaderno dove siete sicuri che debba essere, spesso non lo trovate. Comincia quindi una ricerca spasmodica e incoerente dell’oggetto in questione. Una ricerca che vi farà impazzire, perché voi sapevate di averlo lasciato in quel posto e il fatto che non ci sia vi lascia senza alcuna alternativa. Non c’è una soluzione di riserva, doveva essere lì. E adesso non c’è nessun nascondiglio che vi ritorni alla memoria dove poterlo trovare. Proverete a ripercorrere mentalmente gli spostamenti che gli avete fatto fare, ma questo percorso di ricostruzione finisce sempre e inevitabilmente allo stesso modo: nel posto dove doveva essere quell’oggetto che adesso non c’è più.
A me succede di continuo, e non solo questo. Ho anche qualche perdita di memoria più grave, e col tempo ho cominciato a chiedermi se fosse un problema solo mio o più universale.
Mi spiego meglio. Quando so dove dovrebbe essere una cosa e non la trovo, finisco per chiedermi se in quel momento nel mondo non ci sia una sfasatura, temporale o spaziale, che possa aver spostato l’oggetto che cerco da qualche altra parte. Perché so che prima o poi salterà fuori, magari a distanza di mesi e in un posto imprevedibile, tanto da farmi esclamare: «Ecco dov’era! Ma come ci è arrivato fin qui?».
Va così ogni volta, lo so io, lo sapete voi. E allora siamo noi ad aver dimenticato di averlo messo proprio lì o è qualcun altro (o qualcos’altro) ad aver rimescolato le carte, lasciandone qualcuna fuori posto? Non saprei dire, ma ultimamente mi faccio spesso di queste domande e, sinceramente, spero di non trovarvi una risposta. Perché se le domande a volte ti lasciano sveglio di notte e ti tormentano, le risposte, in alcuni casi, possono avere effetti peggiori.
Vi farò un esempio anche in questo caso. Avete notato che da un po’ di tempo a questa parte vostra moglie è strana. Esce più spesso di prima con le amiche, torna a orari imprevedibili, riceve molte telefonate e a volte sembra sovrappensiero. Cominciate a domandarvi se per caso non si sia fatta un amante. A furia di domandarvelo iniziate a perdere il sonno, vi vengono le occhiaie e la guardate con sospetto, diffidate ogni volta che vi dice dove va e, soprattutto, con chi ci va. Ma, credetemi, sapere cosa c’è dietro non vi farà stare meglio.
Supponiamo che vostra moglie abbia davvero un amante e voi lo scopriate. Probabilmente seguirà una separazione, vi ritroverete soli e senza amore. Certo, non vi porrete più tutti i quesiti di prima e magari la notte riuscirete anche a dormire, ma la vostra sarà diventata una vita fondamentalmente infelice e ricominciare daccapo sarà molto complicato. Adesso avete solo una spiacevole consapevolezza che il rapporto con vostra moglie era fondato sulla falsità e sulle menzogne. A un certo punto del vostro percorso comune qualcosa è cambiato e non ne capite il motivo, avevate un sospetto, lo avete assecondato e vi ha lasciato con un pugno di mosche in mano. Svuotati. Non è forse meglio non trovare mai quella risposta? In fondo, la mancanza di una risposta implica la probabilità che non siate stati davvero traditi; trovarla, invece, potrebbe togliervi quella speranza, lasciando al suo posto il nulla.
Ed è così che mi sento io, a volte. Mi chiedo dove finiscano gli oggetti che non sono al loro posto e, quando dimentico qualcosa, dove sia e perché l’abbia dimenticata. Sono un tipo ostinato o forse solo curioso, come la maggior parte degli esseri umani, come l’uomo che sa che, scoperto il tradimento della moglie, la sua vita così come la conosce finirà, ma che vuole comunque esserne certo.
Quando mi pongo un interrogativo voglio sapere quale sarà la sua soluzione; anche se, come vi ho detto, so benissimo che per certe domande è meglio non conoscere la risposta, perché potrebbe non piacermi. Potrebbe essere inquietante, potrei trovarmi a guardare nell’abisso dell’esistenza e quello che vedrei potrebbe essere terrificante.
So come funzionano le risposte: non sono mai buone. Sono una specie di diabolica variante della legge di Murphy. Se ti fai una domanda e la risposta può essere dannatamente negativa, be’, allora lo sarà. Credetemi, è il mio mestiere trovare risposte.
Brando Improta
Siamo arrivati al 70% dall’obiettivo in poco tempo. Ringrazio tutte le persone che hanno pre-ordinato il libro, quelle che lo stanno leggendo e che lo leggeranno. Presto faremo una lettura di alcuni brani in pubblico, con musica e altro, per festeggiare e vederci dal vivo.