Si può riempire ogni minuto di una giornata per non dover ascoltare i propri pensieri? È quello che cerca di fare Giuliana da quando ha perso il grande amore della sua vita, ma nemmeno la sua amatissima cagnolona riesce a distrarla dal senso di solitudine che l’affligge.
Una notizia del tutto imprevedibile, però, sembra esserne in grado: un omicidio che sconvolge il suo tranquillo paesino di campagna e l’ultimo messaggio inviato dalla vittima è diretto proprio a lei. Coinvolta tra i sospettati, avrà inizio per Giuliana un viaggio carico di emozioni che le faranno girare la testa, quasi quanto gli occhi impenetrabili della vicequestore incaricata del caso.
Tra lettere misteriose e avventure lontano da casa, si svolge la storia di chi è chiamato a esaminare ogni angolo dei propri pensieri e sentimenti per fare chiarezza e ritrovare se stesso.
Anche oggi, per esempio, è un normale giorno di luglio, sono a casa a lavorare con il cane e i gatti che dormono, dopo una lunga caccia in casa per scovare l’angolo di maggiore refrigerio. È caldissimo, una di quelle estati che tutti dicono sia la peggiore, come ogni anno, del resto.
Io abito in un paesino sulle colline in Toscana, in cui il clima è ottimo: non troppo freddo d’inverno, non troppo caldo d’estate. Mille anime che respirano a pieni polmoni la natura, che muoiono non prima dei novant’anni, due botteghe, una parrucchiera, una pasticceria che serve i bar della zona, ma che è aperta anche a noi; insomma, un piccolo angolo di vita dove i giorni passano lenti, poche sono le novità, se non la festa al campo sportivo del paese due volte l’anno d’estate, qualche litigio di vicinato e poco altro.
C’è da dire che d’estate gli abitanti raddoppiano, tutti i fiorentini si spostano su nelle loro seconde case, alla ricerca di fresco, relax e silenzio.
Adoro il silenzio.
Controllare il manifesto funebre all’inizio della strada di casa era uno dei nostri giochi; tornare a casa e raccontarci l’età di chi era passato a miglior vita faceva parte di uno dei tanti momenti costruiti in sette anni di convivenza passando sempre dalla stessa strada e sorridendo più alta era l’età che leggevamo.
Era il nostro modo di dirci: siamo in un posto dove l’aria è buona, camperemo insieme qui per tantissimo tempo.
Quando ci passo adesso rialzo gli occhi e ti penso. Per mesi non ho guardato il cartello sulla curva; all’inizio perché ancora ero incredula e mi sembrava impossibile quello che era successo, quindi immaginavo di arrivare a casa e incrociare il tuo sguardo.
Hai visto la Nora? 97!!
Sì ’mo, davvero.
Ma non è più così adesso, quindi per un sacco di mesi ho girato a sguardo basso, per poi ricominciare e sperare di vedere numeri alti, di nuovo.
Esco con la Flo a fare due passi nel bosco sopra casa.
La Flo, come diciamo a Firenze con l’articolo determinativo che determina, appunto, l’essere qualcuno e non qualcosa, è il mio cane.
Sicula d’origine e subito ribattezzata Flo Cammela per gli amici intimi, è arrivata a settembre, dopo sei mesi di solitudine, in una casa che ospitava già due gatti, ma che non erano abbastanza.
Ho sempre voluto un cane e avevo un bisogno estremo di sentirmi importante per qualcuno che mi imponesse di scandire il tempo, mi costringesse ad alzarmi la mattina, avere routine, sapere di mancare e non sentire solo mancanze.
Così un giorno ho chiamato il veterinario che mi ha suggerito un’associazione di volontari, di un canile e gattile, che ho contattato.
“Primo cane? Lo prenda piccolo.”
Primo cane. Lo voglio come mi piace.
Venticinque chili di amore e di pelo, due occhi scuri dolcissimi e una simbiosi che si descrive difficilmente a parole.
Gli occhi grandi e scuri mi fregano sempre, tutti i miei amori, da che io ricordi, avevano occhi marroni e non ho mai fatto eccezioni. Almeno fino a ora.
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Apro il cancello e subito: «Ciao, Giuliana! Buongiorno».
«Ciao, Marisa, come stai? Come va oggi?»
La mia vicina, da quando sono rimasta sola, è stata una benedizione; a volte nella vita si creano legami inaspettati, che non sono fatti di sola cortesia ma di una solidarietà profonda, spontanea, naturale.
Vedova da qualche anno, in pensione, ha fatto per una vita la cuoca in un famosissimo ristorante della zona. Specialista di primi e dolci, ha saputo fare dei piccoli gesti che mi hanno curato quando niente sembrava riuscirci: una ricetta, un caffè, dogsitter senza limiti per spronarmi a uscire quando, con la scusa di non lasciare sola la Flo, era troppo più semplice non muovermi di casa.
“Sai adesso ho il cane, non posso lasciarla da sola.”
“Macché, Giuliana! Ci penso io, lo fo volentieri lo sai, sennò non te lo direi.”
Me lo dice con quell’accento di paese, di chi ha vissuto a metà tra due comuni, ognuno con un sotto dialetto caratteristico e questa commistione fa davvero ridere quando parla.
La Marisa – in toscana l’articolo è d’obbligo – è la classica donna di paese, vedova, che sa tutto ciò che succede e che comincia ogni telefonata improvvisa, conseguenza di qualche fatto accaduto, disgrazie per lo più, con alcune di queste premesse, a scelta, a seconda dell’occasione: “Che, si sa qualcosa di Tizio? Io, sai, non ho chiesto nulla però ho saputo che…”, “Il male non si augura a nessuno, però il nostro Signore ci guarda eh, e ogni tanto…”.
Le cronache paesane vengono riportate, con aggiunte colorite, di voce in voce, di bottega in bottega, finché il racconto diventa inenarrabile. Se volessi essere pignola, molto spesso mancano collegamenti o i tempi non tornano, ma non me la sento mai di rovinare l’effetto sorpresa che pensa di avere su di me.
Tra le altre cronache, ogni scusa è buona per mettermi a parte della sua vita da giovane; si accende quando mi racconta che andava con le sue amiche e colleghe a ballare nel Casentino, una delle quattro vallate principali della provincia di Arezzo, a pochi chilometri in realtà da dove abitiamo noi e vicinissimo a dove stava lei da ragazza.
Mi racconta di come si vestivano, di cosa diceva ai giovanotti, di quello che sarebbe stato il suo futuro marito e lo fa con simpatia e naturalezza. Me la immagino tutta ripicchiettata, come dice mia nonna, sulla pista da ballo a prendere in giro chi le passava vicino e a sorridere a Vittorio.
Marisa ha un caratterino niente male e non mi stupisco molto quando mi racconta, per esempio, di aver tirato una padella in testa al cuoco, perché lui si era lamentato del fatto che lei avesse fatto avanzare quattro biscotti per un dolce; non oso pensare cosa avrebbe potuto o possa fare per cose ancora più gravi. Mentre me lo racconta ride, al punto da perdere quasi il fiato.
Si affaccia alla terrazza sopra il mio giardino, con i bigodini in testa e mi racconta che suo figlio, Alessio, le ha chiesto se lei sale sullo scaleo per pulire le persiane; mi dice che è un segreto perché con tutti gli acciacchi che ha avuto non potrebbe fare sforzi e lui le ha vietato tassativamente di salire su sedie, scale e scaletti quando è da sola. Lì per lì non capisco dove voglia andare a parare, ma poi mi spiega che lui, per farle capire cosa mettere sul navigatore del telefono, aveva cercato casa loro, ma non l’aveva trovata. Così era andato a mano a ingrandire il punto esatto per mettere il segnaposto e l’aveva beccata nella foto di Google proprio mentre era sullo scaleo a pulire le persiane.
Una roba da matti e giuro che ho controllato ed è vero.
Quindi mi parte con tutta la filippica sulla macchinina di Google Street View, ovviamente senza chiamarla in questo modo e neanche con termini che ci si avvicinano. “Ai tempi di oggi siamo tutti controllati, senza che ci abbiano chiesto nemmeno il permesso”, eccetera, eccetera.
Trentasette minuti di vita passati così, ad ascoltarla. Persi? Per qualcuno sicuramente sì, ma non per me.
Per me lei è stata un angelo custode, un po’ invadente a volte, ma che c’è stata e c’è ogni volta che ho bisogno, che la Flo ha bisogno.
Martina Bigazzi (proprietario verificato)
Giuliana, come ogni persona del segno del leone, vive le emozioni con la massima intensità e ci racconta di una mancanza vissuta dentro di sé come un lutto. Ritrova la sua routine, nel paesino di campagna in cui abita, grazie alla cagnolona che le ha salvato la vita e con la quale fa le passeggiate in un bosco. Proprio in quel bosco trova una lettera e pochi giorni dopo una notizia sconvolge il paesino e i vicini di casa.
Un racconto scritto in maniera semplice, molto profondo e coinvolgente.
Camilla Frassineti (proprietario verificato)
UN VIAGGIO DELL’ANIMA IN GIALLO…
Un’ottima penna, una scrittura intensa, profonda ed estremamente commovente. Un libro da cui non riesci a staccarti, che divori senza che si abbassi la palpebra un secondo!!!!!!
Vorrei ringraziare l’autrice, Emily Di Castello, perché leggere il suo scritto è stato un viaggio ricco di emozioni fino ad arrivare ad una consapevolezza: amare se stessi è l’inizio di una storia d’amore lunga tutta la vita.
Questo libro è un “diario di bordo” in cui la scrittrice ha seminato frammenti della sua vita privata. La sua maestria nel farlo, descrivendo ogni minimo dettaglio, riesce a intersecare emozioni profonde alla narrazione avvincente di un giallo…
Cara Emily grazie per avermi resa partecipe delle tue emozioni tramite questo mezzo magnifico che è il tuo libro.
Ho vissuto con te ogni riga, ogni parola, ogni sensazione e mi hai smosso in profondità due sensazioni: una e’ l’intensità del tuo dolore vissuto, l’altra è la speranza e la capacità di far fronte alle sfide che la vita ci pone davanti andando a cercare le risposte là dove nessuno le cerca mai: dentro noi stessi.
Era tanto che non leggevo un libro così!!!!
Federica Monsani (proprietario verificato)
Libro davvero ben scritto!
La scrittrice ha descritto i posti e i personaggi in maniera così precisa e profonda, che davvero mi sembrava di essere lì, nel libro, insieme a loro
Il giusto mix dei temi dell’amicizia, dell’amore e del thriller.
Avvincente e ben fatto
Spero in un secondo volume!
Costanza Cesari (proprietario verificato)
Libro bellissimo, un intreccio di thriller e amore, suspense e dolcezza, presente e passato.
Complimenti all’autrice che è riuscita, con la sua fluida scrittura, a trasportarmi nella storia.
EDDA ABBA (proprietario verificato)
“Senza far rumore” di Emily Di Castello è un’opera che cattura l’attenzione sin dalle prime pagine. La scrittura fluida e poetica dell’autrice crea un’atmosfera immersiva, permettendo ai lettori di connettersi profondamente con i personaggi e le loro vicende. La trama affronta temi universali come l’amore, la perdita e la ricerca di sé, facendo riflettere il lettore anche dopo la conclusione della storia.
I personaggi sono ben sviluppati, ognuno con le proprie fragilità e speranze, rendendoli autentici e riconoscibili. La Di Castello ha la straordinaria capacità di trasmettere emozioni sincere, facendoci vivere le esperienze dei protagonisti come se fossimo parte della loro vita.
Inoltre, l’ambientazione è descritta con tale dettagliatezza che sembra quasi di poterla percepire fisicamente. Questo libro è un viaggio emotivo che lascia il segno e regala momenti di profonda introspezione. Consigliato a chi ama le storie toccanti e ben narrate, con un tocco di suspence, “Senza far rumore” è senza dubbio una lettura che vale la pena intraprendere.
Lara Ranfagni (proprietario verificato)
Ho letto il libro in due giorni. Mi è piaciuto tantissimo. Un intreccio di storie molto avvincente. Complimenti all’autrice.