Tutti quegli animali che non aveva mai visto, gatti, galline, conigli. Una donna era uscita in cortile
per vederlo, era alta quasi quanto l’uomo e a lui aveva fatto paura. Tremava come una foglia e
cercava dove nascondersi poi, dalle spalle della donna, era arrivata Maya.
Aveva i capelli castani molto chiari, un po’ mossi ed era più bassa dell’uomo e della donna. Con il
tempo capì che loro erano i suoi genitori e che lei aveva solo otto anni, mentre loro molti di più.
“Maya! Vieni a vedere cosa ti ha portato papà!” le avevano detto. Quando lui e Maya si erano visti,
era stato come se una luce si fosse accesa da qualche parte nel cuore di Biscotto e si fosse riflessa in
quello di Maya. La bambina e il cucciolo di cane si erano piaciuti subito e quando lei l’aveva preso
in braccio, lui aveva smesso di tremare.
Pensò che avrebbe fatto di tutto per quel piccolo essere umano e la paura che aveva provato era
sparita, così, all’improvviso.
PUFF!
Erano passati due anni da quel giorno, ma una cosa non era cambiata per Biscotto: l’amore verso
Maya e il suo totale disinteresse per le galline.
Fino a quella notte. La notte in cui Biscotto diventò sergente.
La Casa era una grande cascina con un vasto giardino e che alle spalle aveva un bosco di bambù.
Non erano molte le foreste di bambù da quelle parti e attraversato il primo tratto, diventava un
bosco come siamo abituati a vederli, con abeti, querce, faggi…
Biscotto non andava mai oltre il giardino della Casa. Gliel’aveva detto Barry, il cane più anziano,
una femmina dal pelo nero come la notte e la razza indefinita.
Gli aveva detto: “Sei un cane da casa, non ti conviene andare là” si riferiva ai bambù e oltre.
“Non tutti i cani sono come noi, soprattutto quelli che vivono liberi”.
“I randagi?” aveva chiesto Biscotto, con l’innocenza di chi sta ancora scoprendo il mondo.
“Sì, i randagi” aveva risposto Barry. “Ci sono quelli che t’ignorano, ma anche altri incattiviti dalla
vita dura che fanno. Loro non hanno un pasto ogni giorno e un padrone che gli vuole bene. Non ti
conviene andare là”.
Un giorno Barry se n’era andata. Maya aveva pianto un po’, ma c’era sempre il suo Biscotto a
consolarla e la tristezza, poco a poco, era svanita.
Ogni tanto Barry tornava a trovare i suoi vecchi amici (andava d’accordo anche con le galline e gli
altri animali della Casa) e raccontava le sue avventure.
Parlava di com’era partita per esplorare il bosco, della sua nuova vita lì e che ogni tanto le mancava
la sua vecchia cuccia. Ma in fondo, l’aveva sempre saputo: non era nata per essere un cane
domestico, il suo posto era tra gli alberi.
Ogni volta Biscotto l’ascoltava e sognava anche lui una vita avventurosa. Poi però, il pensiero
tornava a Maya, a quanto avrebbe pianto se lui se ne fosse andato, allora accantonava i suoi sogni e
tornava a giocare in cortile, con gli altri animali e con Fang.
Sì, perché dopo la partenza di Barry, il Padre e la Madre di Maya erano arrivati a casa con un nuovo
cane: Fang, detto Fischietto.
Questo soprannome derivava da una malformazione con cui il povero Fang era nato. Aveva un
taglio sul labbro inferiore con un dente più lungo degli altri che sporgeva all’insù, proprio come una
zanna. Il suo nome l’aveva scelto Maya che l’aveva letto sul libro d’inglese della scuola. E Fang,
appunto, significa zanna.
Non era proprio un cane della Casa come Biscotto, dato che il papà di Maya l’aveva trovato per
strada che gironzolava senza collare o medaglietta. Un giorno forse, il suo padrone sarebbe venuto a
cercarlo, ma fino a quel momento, Fang era il loro cane e seguiva Biscotto ovunque andasse, poiché
l’aveva scelto come suo maestro.
“Ficuro che poffiamo entrare?” aveva chiesto Fang la prima volta che aveva seguito Biscotto fin
dentro casa. A causa della sua zanna pronunciava la F al posto della S.
“Certo che possiamo” aveva risposto Biscotto. “Seguimi e vedrai che andrà tutto bene”.
Inizialmente Biscotto si era sentito orgoglioso del fatto che Fang l’avesse scelto come guida ed
esempio. Gli aveva insegnato quello che sapeva sulla Casa, sui confini del cortile, su quello che gli
aveva detto Barry. Gli aveva parlato di come i gatti andassero e venissero, senza un vero padrone;
dei conigli, in genere molto timorosi, ma che nel momento del bisogno sfoderavano un coraggio
incredibile.
E delle galline.
Le galline cambiarono tutto tra Biscotto e Fang, o meglio, tra Biscotto e il resto del mondo, perché
dopo quella notte, niente fu più come prima.
Era una classica sera estiva in cui non tirava un alito di vento e Biscotto riposava in veranda. Fang
era andato a rincorrere le farfalle e in casa, Maya e sua madre sparecchiavano dopo cena.
Improvvisamente il Padre di Maya urlò dal pollaio.
“Una volpe! Una volpe!”.
Biscotto corse a vedere e una volpe dal pelo rosso fuoco gli sfrecciò accanto, tenendo una gallina in
bocca. Avvenne tutto troppo in fretta perché realizzasse subito quale fosse la cosa giusta da fare.
Gliela disse il Padre di Maya: “Prendila, Biscotto!”.
Il cagnolino partì all’inseguimento e la volpe, sempre con la gallina in bocca, correva più veloce che
poteva. Fang, Maya e sua madre arrivarono quando ormai Biscotto e la sua preda erano alle soglie
del bosco, con il Padre di Maya che li seguiva da lontano.
C’è una cosa che si può dire di Biscotto: era veloce come il vento. In un battibaleno fu alle calcagna
della volpe che mai prima d’allora si era trovata alle prese con un simile inseguitore. L’animale,
astuto per natura, capì subito che aveva un solo modo per salvarsi: lasciare il peso in eccesso.
Proprio quando Biscotto stava per afferrarla, la volpe lasciò andare la gallina e sparì tra le canne di
bambù della foresta. Biscotto la inseguì ancora per poco, poiché la volpe era troppo veloce e in un
attimo l’aveva seminato.
Restava da recuperare la gallina. Quest’ultima, spaventata e in preda alla confusione più totale,
correva a destra e a sinistra gridando: “Dove sono? Che succede? Perché mi fanno questo? Aiuto!”.
A Biscotto proprio non piacevano le galline.
Infine l’animale si nascose in mezzo a un campo di grano, convinto che in quel modo sarebbe stato
al sicuro da qualsiasi pericolo presente sulla faccia della Terra. Nel frattempo, anche le altre galline
erano scappate, dato che il Padre di Maya, preso dall’inseguimento della volpe, aveva lasciato il
pollaio aperto.
Ecco quindi tutte le galline riversarsi nel campo di grano correndo e gridando: “Dove siamo? È buio
qui! Che succede? Aiuto! Ho visto una volpe!”.
Biscotto proprio non le sopportava. Il Padre di Maya fissava il campo con le mani nei capelli e
intanto diceva: “Non le ritroverò mai, che disastro!”.
Biscotto lo guardava, ma proprio non sapeva come aiutarlo. Il grano era ormai alto e le galline,
nascoste lì in mezzo, erano diventate praticamente introvabili. Arrivarono anche Maya e sua madre,
seguite da Fang che sembrava ancora più spaesato di loro. Quando Biscotto vide lo sguardo
preoccupato di Maya nel percepire la tristezza del padre, improvvisamente seppe quello che doveva
fare.
“Ci penso io” disse. Si buttò a capofitto nel campo, completamente alla cieca, solo seguendo il suo
fiuto e il suo istinto.
Le scovò tutte. Il Padre di Maya avrebbe raccontato quell’episodio negli anni a venire, soprattutto
per l’assurdità della scena che si trovarono di fronte: le galline saltavano una alla volta dall’erba,
come se avessero avuto il fuoco sotto le zampe e correvano in direzione del pollaio. Biscotto le
trovava, gli dava un leggero morso per rimbeccarle, poi gli diceva di tornare a casa.
Eccome se queste ubbidivano! Nel giro di dieci minuti, tutte le galline erano tornate al loro posto e
Maya e tutti gli altri poterono tornare a godersi la loro serata estiva. Biscotto fu premiato, coccolato
e da quella volta soprannominato Sergente Biscotto, per la sua incredibile capacità d’aver riportato
l’ordine. Fu la Madre di Maya ad affibbiargli quel soprannome.
“Abbiamo un vero sergente in famiglia!” aveva detto. “Il nostro Sergente Biscotto”.
Qualcosa era scattato nel prode cagnolino e da quel momento la sua vita non sarebbe più stata la
stessa. Aveva delle responsabilità, era un sergente e doveva controllare che tutto funzionasse a
dovere. La Casa era sotto il suo vigile controllo.
Fang lo guardò ancora più ammirato di prima e quando Maya andò a dormire quella sera, lo salutò
dicendogli: “Buonanotte, Sergente Biscotto”.
Anche Biscotto, quando fu tardi, andò a dormire, ma faticò a prendere sonno. Era ancora troppo
emozionato per gli avvenimenti di quella notte, così decise di fare due passi vicino al campo di
grano. In lontananza, nei pressi della foresta di bambù, vide qualcosa muoversi e due occhietti che
lo fissavano nascosti tra le canne.
“Chi sei?” disse. “Fatti vedere!”.
L’animale uscì allo scoperto e quando fu illuminato dalla luce della luna, si rivelò essere la volpe.
Lei e Biscotto o meglio, lui e Biscotto, poiché era un maschio, si fissarono a lungo, in silenzio. Poi
la volpe si girò e sparì da dov’era venuta. Biscotto percepì qualcosa nel suo sguardo, un messaggio
che però proprio non riusciva ad afferrare.
Ma l’avrebbe capito, primo o poi.
Oh, se l’avrebbe capito!
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