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Serravalle – Dove i cattivi pensieri possono uccidere

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Una sera la pace del piccolo borgo di Serravalle di Chienti viene scossa da urla assordanti, a metà tra l’umano e il bestiale, ancora più angoscianti del ruggito del terremoto a cui gli abitanti oramai si sono abituati. Tutto il paese corre in strada, così come Marco Rambaldi, ma nulla è visibile se non una tetra apparizione che sembra confondersi tra un’ombra e un soffio di vento. Nei giorni seguenti Marco e i suoi compaesani iniziano a comprendere la natura di quei ringhi micidiali, che si dice provengano da presenze inquietanti. C’è chi li chiama fliegend, creature con il potere di tormentare la mente degli abitanti di Serravalle, risvegliando in loro paure agghiaccianti tramite terrificanti pensieri, sino a condurli alla morte.

Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza
Agenzia Informazioni e Sicurezza Interna
Agenzia Informazioni e Sicurezza Esterna

Gli eventi che seguono si sono svolti in un ristretto arco di tempo
di circa tre settimane, da dopo la metà di maggio
agli inizi di giugno 2019.

Chiunque sia in possesso di questo manoscritto,
dovrà abituarsi fin da subito a una montagna russa emozionale
oltre i limiti di ciò che la razionalità
può convenzionalmente ritenere vero.

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Come sangue in mezzo al mare

Lillo era del tutto inconsapevole che il suo sgattaiolare all’imbrunire, sulla stradina che dai campi di calcetto costeggia il fiume fino al cimitero di Serravalle di Chienti, avrebbe sprigionato una tragica scintilla.

Sembra assurdo come questo minutissimo frammento di materia incandescente possa cambiarsi nel giro di pochi secondi e assumere rapidamente le forme orribili e indomabili di un incendio. Dove a volte le vittime rimangono intrappolate nelle proprie auto, magari mentre cercano di scampare alle fiamme alimentate da forti raffiche di vento.

Ma tutto questo era ancora inespresso nella piccola e innocente forma felina di Lillo. Un bel maschiotto dal pelo completamente arancione. Sbucato dai vicoli di Serravalle che se aveva due mesi di vita era anche troppo. Tutto bagnato, malandato e ferito, la sua buona stella gli aveva fatto ugualmente trovare la casa di Kathia, che in paese chiamavano la straniera.

Lei era una di quelli che aveva scommesso tutto su Serravalle di Chienti. Superati da poco i cinquant’anni, la più piccola di tre fratelli e una sorella, si era trasferita nel borgo marchigiano da Mulhouse, una città francese dell’Alto Reno, in Alsazia. Assieme a Maria, Erminia e Antonietta, aveva una delle case più carine e deliziose su quella che veniva chiamata la Strada Vecchia.

Kathia si innamorò di questo paesino non appena ci mise piede.

«Le mie montagne» diceva quando parlava di Serravalle ai suoi parenti, amici e colleghi. «Ci ero affezionata… e lo sono tutt’ora. Abbandonai dolorosamente l’Alsazia nel 2016, quando il mio compagno perse il lavoro.»

Fu quello infatti l’anno del sisma. Diciannove anni dopo l’altro del ’97, anno in cui altre, terribili scosse squarciano il territorio montano e si prendono la vita di undici persone, ferendone un centinaio e danneggiando decine e decine di migliaia di case.

Serravalle non accoglie Kathia solo col terremoto, le destina anche la separazione dal compagno fornendole così le basi per un vero, nuovo inizio.

E con lo stesso amore che aveva per il borgo, rimetteva in piedi quei piccoli felini quando il destino li guidava da lei sporchi, moribondi e con la bava alla bocca. Kathia non poteva sottrarsi a tutto ciò, li curava in segno di vita, un dono per una comunità che purtroppo, invece, si andava spopolando.

Un paese che moriva assieme alla tristezza e il rimpianto di chi ci viveva o di chi ci aveva vissuto, passandoci forse i più bei momenti e le più belle estati della sua vita. La morte di Serravalle, però, non veniva decretata solo a causa di emozioni infelici. Certo, quelle non contribuivano a far girare bene le cose ma la malattia aveva cominciato a farsi strada nel paese, proprio come un incendio, in maniera pressoché definitiva e inarrestabile dall’inizio degli anni Novanta. Lo spopolamento era cominciato molto prima ma la mannaia del terremoto del 1997 aveva decretato il trasferimento del borgo sul suo grande e decisivo letto di morte.

Ma anche un terremoto non può essere issato a causa superiore della fine di un paesino. A meno che la scala Mercalli non si agiti ben bene fin su al decimo grado per svariati secondi; distruggendo edifici, mietendo vite umane come spighe di grano a fine giugno e aprendo voragini nel suolo da cui l’inferno richiama spaventosamente le anime dei peccatori.

No.

La causa andava ricercata più a fondo e più all’interno. La Serravalle, come tutti se la ricordavano e come tutti la rivolevano indietro, era stata uccisa unicamente da un pensiero.

Anzi, più pensieri sfiduciati e disperati messi assieme, di gente che si ritrova sulla stessa barca che malauguratamente cola a picco. E, un pensiero era anche quello che stava facendo chi osservava Lillo sgattaiolare tranquillo, inconsapevole di prendere proprio la sua traiettoria. Il nostro micio scorrazzava affrettandosi, ironia della sorte, verso il cimitero comunale, tra Serravalle e la frazione Bavareto. Per quella sera, si era già servito lautamente al desco della straniera e adesso aveva da fare anche perché era quasi metà maggio, e c’erano alcune gattine che non riuscivano davvero a tenersi aspettando la sua visita.

Lillo si fermò davanti a una mano umana, che gli passò le dita sotto il mento peloso accarezzandolo.

Il gattino annusava piano quelle dita rugose e indietreggiò un paio di centimetri sentendo una piccola risata venire da quell’animale a due zampe, bello rinsecchito per via dell’età.

«Cerchi qualcosa, eh?» gli disse il bipede.

Lillo si concesse altre piccole e brevi annusate prima di voltare decisamente il musetto e allontanarsi, anche perché le mani dell’uomo sapevano di cioccolata. Anzi più che cioccolata era un odore molto simile alla Nutella, anche se il micio non poteva proprio sapere cosa fosse.

Ma di sicuro si trattava di un odore a lui sgradito.

«Vieni qua, dove vai?» disse l’uomo agitando il braccio e richiudendogli la mano grinzosa sulla collottola.

Lillo prese ad agitarsi e l’uomo lasciò subito la presa.

«Volevi andare via, eh?» Lo accarezzò riuscendo a stento a vedere, nel buio che si infittiva, le orecchie del gatto belle ripiegate all’indietro. «E se ti dico che ti capisco?»

Lillo si sollevava sulle zampe facendo per andarsene… ma il vecchio uomo non ha finito. Lo stringe di nuovo per la collottola, non troppo forte. Poi però lo tira su portandolo verso la macchina.

«Non saresti il primo che se ne vuole andare.»

Il micio, non capendo i versi umani, si divincola agitandosi ma l’uomo, adesso, stringe di più la presa.

«Buono» dice premendosi l’animale addosso con una mano per non farlo scappare, mentre con l’altra apre il bagagliaio della sua auto guardandosi intorno. Anche se a quell’ora non ci sarebbe stato pericolo.

2023-02-17

Aggiornamento

Ce l'abbiamo fatta🙏🏼 abbiamo raggiunto la pubblicazione, e questo anche grazie a Te. Persone che non sentivo da anni si sono mobilitate immediatamente, comprando una o più copie. Vecchi amici di infanzia mi hanno fatto sentire la loro vicinanza ordinando i volumi. Compagni di scuola, paesani serravallesi e anche perfetti sconosciuti ...e certo non potevano mancare i parenti😉 Tutti ci abbiamo creduto: per una bella storia (almeno spero!) e per il piccolo borgo di Serravalle di Chienti. A brevissimo ci mettiamo al lavoro con la casa editrice per correggere le bozze e mandarlo finalmente in pubblicazione. In questa bella stagione, che sta per arrivare, avrai un nuovo romanzo da leggere! (che hai contribuito a far nascere💗) Grazie ancora, Marco
2022-12-02

Aggiornamento

Oggi sono trascorse due settimane circa dal lancio della campagna... e abbiamo superato la vetta: siamo arrivati a più del 50% di prenotazioni. Con tutte le persone che ci hanno creduto, amici, parenti e paesani, contatti che non sentivo da molto tempo hanno subito preso il libro; questo è stato un gesto di amicizia davvero prezioso. Come anche perfetti sconosciuti, stimolati dall'opera di promozione della casa editrice. Adesso, gradualmente, non ci resta altro che chiudere il cerchio (e la percentuale di preordini) in modo che il libro avrà il suo respiro e la sua distribuzione nelle librerie. Passa parola quindi, sono sicuro che ci sono tantissime altre persone che vorrebbero leggere una copia, ma che magari ancora non lo sanno. Marco

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Marco De Biagi
abita e lavora a Serravalle di Chienti, un piccolo e affascinante borgo “perduto” sull’Appennino umbro-marchigiano, dopo aver vissuto e girato per città come Roma, Firenze, Milano e Bologna. Vivendo lì in pianta stabile, subisce l’impatto desolante che quelle zone, colpite da violenti terremoti in pochi anni, trasmettono, oltre al grande fascino e alla magia della montagna. Spinto da una combinazione di tutto ciò, si mette a scrivere, dando vita a Serravalle. Dove i cattivi pensieri possono uccidere.
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