Quando giunsero a destinazione, i raggi del sole stavano lambendo le cime delle più alte colline. Si erano messi in viaggio assai prima dell’alba, risoluti e incuranti della sinistra fama di quelle terre poco frequentate. Indugiarono un po’ nella brezza serale, che gonfiava bizzarramente le loro ampie sopravvesti. La temperatura era quasi fresca, tanto più se paragonata con l’afa stagnante della pianura. Volsero lo sguardo prima a occidente, dove il cerchio infuocato si stava rapidamente inabissando, poi a oriente, dove il pallido disco lunare si alzava in tutta la sua pienezza. Un leggero brivido si insinuò tra di loro.
Solo allora si accorsero della silenziosa figura in attesa. I tre scesero da cavallo, e chinando il capo salutarono. Il padrone di casa li guidò all’interno richiudendo subito la porta. Poco alla volta gli occhi dei nuovi arrivati si abituarono alla semioscurità: l’unica altra apertura era una botola sul soffitto, da cui filtrava una fioca luce. Una solida tavola quadra dominava al centro l’ambiente, a sinistra dell’ingresso c’era un caminetto, a destra delle mensole con poche stoviglie.
Con un gesto meccanico l’ospite invitò i cavalieri a sedersi. In quel momento una folata un poco più forte fece scricchiolare un’imposta in una parte remota dell’edificio. Persino la bassa erba parve frusciare rumorosamente. I cavalli nitrirono. Gli sguardi dei cavalieri si incrociarono ancora per qualche istante, tesi e silenti.
Finalmente il padrone di casa sbottò: «Avanti, parlate! Quali altre sciagure pendono sul nostro capo? Conoscete i pericoli in agguato, ma non vi peritate a esporvi in una notte di luna piena. La vostra lingua è come allappata, eppure non ignorate quanto dura sia diventata la mia scorza! È disperazione o follia a muovere i vostri passi?».
Un misterioso luccichio si accese negli occhi dei tre. Il primo cavaliere ruppe gli indugi.
«Né l’una né l’altra! Abbiamo raccolto e vagliato molti segni, questa volta… questa volta ci siamo!»
L’altro aggrottò la fronte.
«Sì,» intervenne il secondo cavaliere «Sibundyr non resterà invitta ancora a lungo!»
«Quindi…» la voce dell’ospite tremava per l’eccitazione «sono nati i figli della profezia…»
«Se i segni non sono ingannevoli, il vaticinio del Giusto s’è avverato nei tempi predetti. Gli stessi, come ben sai, per cui dal regno delle ombre fu annunciato un illecito approdo!»
«L’empia cagna!»
«Che arda per l’eternità tra le braccia del Gigante di fuoco!»
«Lasceremo dunque Sibundyr alla mercé dei suoi seguaci?»
«Condivido la tua preoccupazione, ma solo così potremo stroncare il piano nefasto. Noi vogliamo ciò che loro stessi vogliono, sebbene per motivi diversi.»
L’altro assentì.
«Sono proprio sette» mormorò il secondo cavaliere.
«Sette… sette, hai detto? Ma allora…»
«Sì, non incontreranno alcun ostacolo!»
L’ospite improvvisamente s’incupì.
«Le vie della notte sono molteplici. Il Nefando e la disperata progenie potrebbero già essere sulle loro tracce!»
«Ciò è probabile, ma non da questi aspettiamoci intralcio. Temiamo piuttosto l’ombra che li infiamma. Pur nella sua debolezza, essa è capace di guasti irreparabili. Conosciamo i suoi numi: vanità, dubbio, discordia. Essa, inoltre, può destare curiosità per gli aspetti oscuri di Sibundyr!»
Un velo di preoccupazione calò sui quattro.
«Quanto tempo ci resta?»
«Lo sciagurato traghetto toccherà la sponda citeriore al ritorno della notte, ovvero alla prima luna seguente. Le sette sorelle dovranno gemere prima di allora!»
«Gli occhi del Giusto non si sarebbero chiusi sereni, pur tra le fiamme, se la lucerna che lo faceva presago gli avesse svelato anche la maledizione di…»
«Zitto! Lei è ovunque! Trae forza dalle nostre incertezze, dalle nostre divisioni. Pronunciare il suo nome significa evocarla anzitempo!»
«Cosa possiamo fare, dunque?»
«Ben poco in realtà, ma lo faremo fino in fondo! I sette ancora non sanno. Devono sapere, naturalmente, ma solo come piace a Sibundyr, cioè per gradi. Solo così lei si farà conquistare!»
Il primo cavaliere si fece pensieroso. Il suo sguardo indugiava negli angoli più bui di quella buia stanza.
«La notte farà scabroso il terreno ai nostri passi. Poiché gli uomini scivolano facilmente lungo la soffice china dell’abisso, essa non avrà difficoltà alcuna ad accrescere il numero degli adepti!»
La sua voce acquistò calore.
«Certo, se tutto dipendesse unicamente dalle nostre deboli e mortali braccia, saremmo destinati al fallimento. Ma ecco: la luce già si sta effondendo su chi è disposto ad accoglierla! Tu lo sai…»
L’ospite annuì.
«Essa dona vista aguzza ai ciechi, limpida loquela ai muti, amplifica al massimo grado le naturali attitudini. Ebbene, noi dovremo farci suoi vessilliferi!»
Uscirono all’aperto, osservando preoccupati il disco argentato, ora alto nel cielo. La brezza era quasi completamente cessata, e le colline tutto attorno rilucevano sinistramente.
«Ancora due lune!»
«Una e tre quarti» lo corresse il primo cavaliere.
«Nel segno del Giusto e con la luce dell’Ultimo nel cuore ti salutiamo, vecchio!»
«Vecchi sarete voi! E maledetta sia la discendenza dell’Eletto! Nel segno del Giusto e con la luce dell’Ultimo nel cuore…»
I cavalli si impennarono sull’erba soffice, quasi senza rumore, prima di partire al galoppo.
Uno stridulo verso ruppe il silenzio delle nude colline: gli sembrò un riso di scherno. Rientrò e con un leggero brivido richiuse la porta.
Gianni Lorenzi (proprietario verificato)
Ambientazioni coinvolgenti e ‘suspence’ sono gli ingredienti principali di questo ottimo romanzo fantasy. Il lettore si trova catapultato in un affascinante mondo fittizio e vi si muove inizialmente con circospezione e difficoltà ma, a mano a mano che la narrazione procede, si sente sempre più coinvolto nelle vicende dei personaggi, fino ad immedesimarsi nelle loro situazioni, che si susseguono secondo la tecnica dell'”entrelacement”. La tensione del racconto è sapientemente costruita in un crescendo che tiene fino alla fine, tra vicende che si intrecciano, colpi di scena, misteri, intrighi e difficoltà. Merita un plauso anche la scrittura, che in una prosa equilibrata e armoniosa, non rifugge il termine raro e specialistico. Cosa assai apprezzabile e rara, di questi tempi. Un romanzo che merita attenzione, la cui lettura è consigliatissima, sia agli appassionati del genere, sia a chi desidera farsi trasportare in una dimensione fantastica, sia a chi ama la bella scrittura.