Gregorio Tindari vive a Roma, dove per mantenersi fa il giornalista freelance, barcamenandosi tra un conto sempre in rosso e le serate di movida romana. Vive una vita tranquilla, con gli amici storici sempre pronti ad aiutarlo e una gatta che lo aspetta a casa quando non è troppo impegnato a bere e tirare tardi. Una sera in un locale si imbatte per caso in una ragazza che barcolla e la sua vita cambia per sempre. Inizia una piccola indagine personale per ricostruire cos’è successo alla ragazza, ma ben presto si rende conto di essersi infilato in una faccenda più grossa di lui. Qualche giorno dopo, ritrova casa sua sottosopra con un biglietto che lo intima di non immischiarsi in ciò che non gli compete. Gregorio però non molla, e grazie all’aiuto delle persone che gli vogliono bene riesce a fare luce nel sottobosco di criminalità che prospera in tutta Roma.
Capo A
Sono stato tante cose nella vita, come tutti.
Sono stato uno scolaro piagnone, sono stato un alcolizzato, sono stato uno che usa i sentimenti degli altri per sentirsi meglio, sono stato sul punto di guardare un treno dalle rotaie perché il cuore faceva troppo male. Sono stato onesto, sono stato disonesto, sono stato carnefice, sono stato gli occhi che non era giusto soffrissero, sono stato violento, sono stato picchiato. Ho rubato anni a qualcuno, sono stato il più carino della scuola, sono stato il più cesso della vita, sono stato innamorato nel momento sbagliato, sono stato graziato tante volte. Sono stato elegante, sono andato in prigione per sbaglio, cioè non in prigione, in cella di rigore tipo, per una rissa amichevole. Sono stato un turista e sono stato un nativo, sono stato un maestro nel perdere tempo, sono stato un amante di merda, sono stato una perdita di tempo. Sono stato un principe delle favole per qualcuno che però alle favole non credeva. Sono stato cattivo, sono stato un pessimo esempio. Sono stato un drogato, sono stato un fottuto sessuomane, sono stato uno che leggeva anziché guardare i cartoni animati, sono stato il più imbecille e sono stato il più sveglio. Sono stato fortunato, ho salvato dodici piccole anatre dal barbecue e sono inciampato sull’unica cacca di cane di tutta Singapore. Se non è sfortuna è un incaponirsi sul caso.
Sono persino stato fidanzato, fidanzato davvero, con la mamma che ti conosce e tutto il resto. Non che sia merito mio, intendiamoci, le persone sono collage, pezzi di quello che hanno vissuto. Se fossi cresciuto a Dublino sarei stato una persona completamente diversa, a cui certamente piacerebbe la Guinness. E a me fa cacare la Guinness.
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Per esempio potrei esser stato il classico tipo da censimento Istat: macchina nella media, abbigliamento nella media, ignoranza nella media. Non c’è nulla che possa scalfirlo, le sue certezze lo dominano e gli velano lo sguardo. Arriverà a negare che ’u pani câ meusa – il panino con la milza – debba essere patrimonio Unesco semplicemente perché non lo ha mai mangiato, quindi non esiste. Il mondo intero ne è composto, piccoli stronzi arroganti che pisciano fuori il loro dissenso ubriachi nel cesso di un locale. Inutili, prodotti alla stessa velocità con cui vengono prodotte le macchine. Il bambino più odioso delle elementari, il collega più imbecille che hai avuto; se tutto questo potesse avere un nome e quel nome fosse “Tipo X” e questi fosse nato e cresciuto da un’altra parte ora potrebbe essere il nuovo Zichichi o il nuovo, finalmente compreso, Tesla.
Se questo compendio sia da imputare alle suore o a variegati alcaloidi di dubbia fattura non sono mai riuscito a stabilirlo. Tuttavia con gli anni ho iniziato a riconoscere affinità ed elementi di contatto fra psichedelia e rigida disciplina monastica; l’efedrina e i pizzichi di suor Evelina portano entrambi a simili stati di cieca follia.
Sono il prodotto di tutto ciò che ho visto e sentito e letto e discusso sino a questo giorno. Domani potrei essere diverso, certamente tre anni fa non ero così.
E in questo momento sono le due, il sole affetta tutto ciò che le persiane non proteggono. Una natura morta di vestiti informi mi presenta il giorno e mi dice che lo è da un pezzo. Che giorno è oggi? Quando sei sveglio da un secondo hai quella manciata di attimi in cui non hai alcuna idea di dove sei, del quando, del perché.
Questo se la sera prima hai vinto una sfida uno contro due con un paio di bottiglie di rosso. Ma credo capiti a tutti una volta nella vita, svegliarsi e per un briciolo di secondi non sapere cosa sia il mondo né dove si sia nell’universo creato. Meraviglioso, come nascere una seconda volta. A me capitava spesso di rinascere durante la settimana. Primo impatto: riconosco il mio alluce, non riconosco le pareti intorno a me. Greche in polistirolo mal pitturato, in alto, non è roba mia. Quadro brutto, con colori brutti, soggetto brutto e cornice brutta, non è roba mia. Catasta di Vogue, le più banali pubblicazioni Getty Images, Panorama, sincero imbarazzo, non è roba mia. Accattivante reggiseno in pizzo nero, decisamente non è roba mia.
Secondo impatto, sguardo a sinistra: sono sicuro che ci conosciamo, il fatto di dormire assieme dovrebbe confermarlo, non sono sicuro di ricordare chi tu sia e potrei dire lo stesso di me. Ricerca i dettagli, vecio: borsa di pelle, drink offerti perché borsa di pelle, in realtà drink offerti perché occhi azzurri, in realtà drink offerti perché ha una terza incredibile.
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