Jo rimase spiazzatə per un attimo: non riusciva nemmeno a ricordarsi il nome di chi avesse davanti. Non che questo fosse motivo di shock, non si era mai interessatə alle altre persone, a chi fossero, cosa volessero, che obiettivi avessero; l’impegno che metteva nel perseguire il proprio, di obiettivo, non lasciava tempo ad altro. Si riteneva diversə: non aveva una famiglia e se questo era stato doloroso o meno, non se lo ricordava nemmeno più. Era solə e così voleva rimanere perché non importava altro se non raggiungere la meta.
«Mmh… e cosa ti ha fatto pensare che fossi in cerca di compagnia?»
«Come ho detto, mi sbagliavo, non importa, tolgo subito il disturbo… Ehm, buon viaggio.»
Morgan si girò e se ne andò più velocemente che poté, stropicciandosi le mani come ogni volta che si sentiva a disagio. Si mise a correre, non voleva certo che Jo lə vedesse in lacrime, cosa che si sarebbe verificata nel giro di pochi secondi. Anche se aveva sempre saputo che Jo non si era mai curatə della sua esistenza, constatare che la sua paura più grande coincideva con la realtà era comunque straziante.
Ormai era ufficiale, non c’era più niente che impedisse la sua par-tenza: tornò a casa e si addormentò pensando che Jo non si meritava il suo tempo.
Il suo flusso di riflessioni era stato interrotto, ma Jo quasi non ci fece caso. Quella persona che era sbucata dal nulla a disturbarlə aveva un che di familiare; scacciò subito quel pensiero, non era importante. Scostò una ciocca di capelli che aveva davanti agli occhi e riprese a pensare all’iter che l’aspettava: l’indomani mattina si sarebbe svegliatə all’alba, avrebbe ricontrollato che lo zaino fosse pronto, che le provviste fossero sufficienti e che i vestiti scelti fossero quelli giusti per affrontare qualsiasi tipo di clima. Non poteva sapere quale percorso avrebbe trovato davanti a sé il giorno dopo. In ogni caso sarebbe partitə.
Sentì un brivido lungo la schiena: non poteva credere che finalmente tutto quello per cui aveva lavorato prendesse vita, che era giunto il momento in cui poteva testare se gli studi che aveva com-piuto avrebbero dato i loro frutti. Mentre guardava il sole scendere e il cielo farsi sempre più scuro, si sentì pervadere da una forte eccitazione.
Davanti a ləi le campagne del percorso 751 in cui era cresciutə erano in un certo modo confortanti: in diciotto anni erano l’unica cosa rimasta invariata e che non l’aveva mai abbandonatə. Il pensiero di allontanarsene per sempre lə rattristava, anche se probabilmente non l’avrebbe ammesso ad anima viva.
Era giunto il momento di salutarle, di guardarle per un’ultima volta e non pensarci più. Del resto, Jo non si voltava mai indietro.
Era natə nel percorso 751 nella primavera dell’anno ATF-321 ma nessunə era statə testimone del momento della sua nascita e nes-sunə riusciva a ricordarne lɜ genitorɜ: sicuramente c’erano statɜ genitorɜ, parenti o amicɜ che si erano presɜ cura di ləi e che avevano provveduto al suo sostentamento per i primi anni della vita, ma ben presto aveva dovuto prendersi cura di se stessə. Jo non aveva alcun ricordo di tutto ciò che era accaduto in quegli anni ed era ormai tan-to tempo che aveva smesso di cercare di recuperarli. Così aveva iniziato il suo percorso formativo solə, spaventatə e senza una figura di riferimento. Eppure, era riuscitə a trovare la forza in sé per andare avanti, giorno dopo giorno, anno dopo anno, all’interno del sistema del percorso formativo, preoccupandosi da solə delle proprie necessità, svolgendo piccoli lavoretti qua e là e facendosi ripagare con un tozzo di pane e un po’ di latte. Crescendo, era diventatə sempre più svegliə, sviluppando un carisma che riusciva ad assoggettare qualsiasi persona. E, guidatə dalla propria determinazione riusciva a ottenere quasi sempre quello che voleva.
D’altro canto, tutto questo l’aveva resə completamente indifferente a ciò che succedeva all’esterno e totalmente disinteressatə a intraprendere relazioni con chiunque non avesse qualcosa da offrire in cambio. Alcunɜ insegnanti all’inizio della sua formazione avevano cercato una connessione, un contatto, ma Jo aveva sin da subito fatto intendere i suoi propositi. Nel momento in cui fu chiaro che era assolutamente in grado di prendersi cura di sé e allo stesso tempo di riuscire a portare avanti gli studi in maniera brillante, tuttɜ si abituarono al suo disinteresse e nessunə provò più a instaurarci un rapporto.
Il mattino seguente lɜ abitanti del percorso 751 si riversarono nella piazza principale e si prepararono a salutare lɜ candidatɜ prossimɜ alla partenza.
A tale scopo, nello spiazzo erano state installate le cabine di partenza, in tutto una decina, disposte una accanto all’altra. Ciascuna aveva una porta di accesso sul lato più interno della piazza, ma nessuna sembrava avere una via di uscita sul lato opposto. Dietro ogni cabina una fila di candidatɜ in attesa del proprio turno. Morgan era lə settimə della propria fila, alla cabina numero 7. Per un attimo pensò che fosse di buon auspicio.
Durante l’attesa rivide davanti a sé la sua vita: natə nell’autunno dell’anno ATF-321, era di qualche mese più piccolə di Jo. Avevano frequentato lo stesso percorso formativo e avevano condiviso ben dieci anni della loro vita nella stessa aula. Ciononostante, mentre Morgan provava forti sentimenti nei confronti di Jo, Jo nemmeno si ricordava il suo nome.
Morgan aveva due genitorɜ molto litigiosɜ, che avevano cercato di amarlə ma con scarsi risultati, perché troppo concentratɜ a odiarsi tra loro: questo aveva portato Morgan a desiderare spesso la stessa indipendenza di Jo, senza però lottare davvero per ottenerla.
Ogni volta che lɜ suɜ genitorɜ litigavano, non riusciva a non farsi coinvolgere. Non poteva pensare che Aike e North si facessero del male in sua presenza, quindi lɜ divideva quando si accapigliavano, lɜ faceva ragionare quando iniziavano a urlare come pazzɜ, e andava sempre a riprendere quellə che a turno, urlando, usciva sbattendo la porta di casa minacciando di non tornare più. Quando si verificava uno di questi eventi, la mattina dopo Morgan si ritrovava a guardare Jo in classe e a sognare un futuro insieme.
Quanto tuttɜ lɜ candidatɜ si sistemarono nelle file dietro le cabine di partenza, lɜ controllorɜ si disposero di fronte a loro e lə capocontrollorə iniziò il discorso formale previsto: «Abitanti del percorso 751, benvenutɜ! In questo importante giorno sono lietə di vedervi tuttɜ prontɜ a dare l’ultimo saluto allɜ nostrɜ candidatɜ e sono sicurə che loro in primis sono gratɜ della vostra presenza. Come da tradizione sono qui per dare anche io il mio saluto ricordando ancora una volta, a chi ha deciso di lasciare il nostro percorso, le regole da seguire lungo la strada che stanno per percorrere e per dare loro l’ultima possibilità per cambiare idea.
«Come tuttɜ sapete, una volta superata la cabina di partenza non potrete tornare indietro, né ora né mai: e questo vale per la cabina di partenza che avete di fronte a voi oggi e per tutte quelle che incontrerete in futuro: una volta abbandonato un percorso, non vi si può più accedere. Chiunque ci proverà non sarà in grado di raccontarlo.
«Vi ricordo che potrete decidere di interrompere la vostra strada in qualsiasi momento e in qualsiasi percorso voi vi stiate trovando; se, invece, deciderete di andare avanti vi sarà possibile farlo solo una volta compiuta l’azione a voi richiesta dallɜ controllorɜ del percorso in cui vi trovate: nella maggior parte dei percorsi troverete un’azione da portare a termine seguendo regole ben definite, cui consiglio di non trasgredire. Ogni percorso è dotato di controllorɜ che di certo non vi perdoneranno alcuno sgarro. Chiunque venisse coltə in flagrante non potrà più cambiare percorso e rimarrà bloccatə all’interno di quello in cui si trova, dove sconterà la sua pena dopo essere statə giudicatə da una commissione di controllorɜ locali.
«In ogni percorso in cui vi troverete condividerete l’esperienza con un gruppo di candidatɜ come voi con cui potrete decidere di collaborare o meno per svolgere l’azione: ma sia chiaro, non incontrerete mai la stessa persona in due percorsi diversi; se un giorno troverete qualcunə con cui vorrete passare il resto del vostro tempo in questa vita, sappiate che l’unico modo per farlo è rimanere nel percorso in cui vi siete incontratɜ.
«Sapete tuttɜ che la strada è lunga, ma non infinita, e che solo chi giungerà alla fine riuscirà a ottenere la libertà reale: so che alcunɜ di voi si sono prefissatɜ questo obiettivo, ma ricordatevi, nessunə vi è mai riuscitə fino adesso, e nessunə è mai statə in grado di raccontare che cosa sia effettivamente la libertà reale; pertanto, sta a voi deci-dere se vale la pena continuare a rischiare per andare avanti o se, a un certo punto, fermarvi in un percorso che vi aggrada. Tutto questo, sempre che non falliate prima!
«E adesso, candidatɜ, partite!»
Con un cenno lə capocontrollorə diede inizio alla migrazione e lɜ candidatɜ iniziarono a varcare le porte delle cabine di partenza.
Commenti
Ancora non ci sono recensioni.