Alzò gli occhi dal tagliere, davanti a lui il soggiorno e sua moglie Nina sul divano che scriveva le sue storie, isolata dal mondo, con la musica nelle orecchie.
Quando era arrivata lei, era come se la vita gli avesse fatto un regalo. Dopo tanto vagare, tanta sofferenza, ecco questa donna fresca come l’azzurro vento di montagna e calda come il fuoco di un vulcano.
Erano entrati nella vita l’uno dell’altra senza spingere. Si erano guardati negli occhi, avevano un paio di dolori in comune e la stessa scanzonata voglia di prendere per il culo la vita e i suoi trabocchetti.
Michele era come un cucciolo sperduto, era carino e aveva convinto Nina a tenerselo in casa.
Ne era nato un sodalizio senza promesse da mantenere: lui si prendeva cura di lei e lei di lui. Avevano posto una sola regola: dirsi sempre tutto.
Il calendario appeso al frigo gli rammentò che da quel giorno ne erano passati quattrocentoventi, insieme a miliardi di parole, racconti, risate e mai nemmeno un litigio.
«Nina, devo dirti una cosa» urlò Michele.
«Dimmi, Topinsky» rispose Nina.
Michele sorrise, adorava quel nomignolo da sorcio sovietico.
«Stavo pensando che io e te non abbiamo mai litigato in tutto questo tempo. È bellissimo, ma non trovi che sia strano? Voglio dire, con le mie ex litigavo spesso, e di brutto. Con te niente» disse.
«In effetti è strano anche per me. Io litigo con tutti, ma con te non ci riesco e a volte mi chiedo come sia il tuo lato oscuro. Se vuoi possiamo litigare per finta uno di questi giorni, così, giusto per vedere l’effetto che fa» disse lei con un sorriso di sfida.
«Facciamolo subito! Vieni qua e trova un motivo per litigare» esclamò Michele.
La vide alzarsi con uno scatto felino e in un attimo gli fu davanti.
«Certo che se per fare un’insalata con due pomodori devi ridurre la cucina come Beirut dopo un bombardamento tanto vale che stai seduto e che ci pensi io. Poi cosa sono queste fette così grosse, ti sembra che io abbia la bocca di un coccodrillo? Niente, non ce la puoi fare. Una cosa dovevi fare, una.»
Lo fissò arcigna.
«Bella riconoscenza. Te ne stai sul divano a scrivere le tue storielline, comoda come una principessa, e quello che riesci a notare è solo il casino? Avrei comunque pulito e se non ti piace la forma delle mie fette di pomodoro fattele da sola. Ingrata!» esclamò.
Lui le si avvicinò a un palmo di naso, fecero i musi duri e scoppiarono a ridere.
Litigare per finta non funzionò e nonostante questo, entrambi avvertirono una fitta di disagio.
«Non facciamolo più» disse Michele.
«No. È davvero brutto anche se non è vero» disse Nina.
«Torna sul divano, che finisco di preparare la cena» disse Michele spingendola via dalla cucina.
«Sei un adorabile pirla.»
Michele si rimise al lavoro, osservava il coltello affettare e a ogni affondo tagliava via anche i vecchi ricordi.
Prese i pomodori, li mise nella ciotola verde, la preferita di Nina. Apparecchiò la tavola. Si avvicinò a lei sul divano, le tolse le cuffie e la baciò.
«È pronto, baby.»
Michele la guardò alzarsi dal divano e sedersi a tavola.
In piedi osservò la scena davanti a lui, era tutto così semplice: la sua donna, la luce del lampadario, la cena nel piatto. Si commosse, perché per lui tutta quella semplicità era magnifica.
Si sedette e le toccò il braccio.
«Nina, grazie» le disse.
«Grazie a te che hai preparato la cena» rispose lei.
«Grazie per la vita che mi hai regalato, grazie per avermi dato un rifugio» disse Michele con gli occhi lucidi.
«Michele, non mi devi ringraziare, che altro avrei potuto fare? Mi hai seguita, sei carino, ti ho tenuto!»
«Stronza!»
«Ti amo anch’io, mangiamo che si freddano i pomodori.»
eleonora.fella2003
Il libro è piccolo, sulle 120 pagine, e i capitoli sono molto brevi. Questo, assieme allo stile dell’autrice, facilita molto la lettura. Le citazioni a film/serie tv sono numerose, e i dialoghi sono davvero divertenti.
”Se son morti, torneranno” non solo unisce un argomento terrificante come gli zombie a personaggi estremamente comici e simpatici, ma riesce a metterti voglia di vedere cosa succederà nel capitolo successivo
Il mio voto è di quattro stelle perché, nonostante ogni personaggio avesse il suo carattere e le sue particolarità, non sono riuscita ad affezionarmi a nessuno di loro. Questo, probabilmente, per la brevità del libro.
Il finale è stato davvero carino, e nonostante sia aperto (cosa che solitamente non apprezzo) allo stesso tempo non necessita per forza un seguito.
giuseppe la franca (proprietario verificato)
Ho visti tutti i film e le serie di zombie immaginabili, anche i B movie, sempre tristi e con i soliti eroi americani improbabili. Ecco, in questo libro invece c’è ironia, reazioni tutte italiane, battute e quel poco di splatter dovuto ma sempre equilibrato. Un libro scorrevole, avvincente fino all’ultima riga infatti, mentre leggevo, ho bruciato il sugo che stavo cucinando! Brava Nicoletta
cbellini1983
[se son morti, torneranno]
Lungo la via Emilia scorre sangue.
Da Forlì, percorrendo la Cervese, alla scoperta di luoghi familiari infestati dagli zombie.
Romanzo di esordio per Nicoletta, eppure ha quel gusto dissacrante nella penna tipico di una scrittrice più navigata.
Tutto il “gruppo vacanze Piemonte” vi appassionerà, con qualche colpo di scena e qualche battuta tipica della nostra Forlì.
Brava Nico! Anni di film di zombie e di Romero ti hanno formata benissimo sul tema, con qualche imbeccata a noi nerd, mi ha talmente preso che in una sera l’ho letto tutto d’un fiato (senza pausa pipì, te l’avevo promesso).
Che altro dire? Mi son innamorata di un personaggio: Betty, amorevole!
Sul personaggio principale, Nina, non mi esprimo, io la amo già da qualche anno, la amerete anche voi❤️
Consigliatissimo: suspance, luoghi bellissimi, dose di splatter (d’altronde è un libro di zombie, non il manuale di fiori, anche se si parla di “Fiordaliso”) personaggi affiatati, ma diversi tra loro, e riferimenti a vampiri glitterati (sì, Nina la pensa come me su certi aspetti 😂).
Voto 10. Attendo il sequel❤️
Unico lato negativo: ora ho voglia di hamburger 🍔
Barbara Lazzari (proprietario verificato)
😉 l’ho finito!!! Scorrevole, coinvolgente soprattutto perché ti conosco e so di chi parli, tu i tuoi amici… Pasquale che canta🤣 ed anche avvincente, ti prende quel che basta per continuare a leggerlo con la curiosità di sapere come prosegue. Complimenti per il tuo primo scritto.
Cristina De Pinto (proprietario verificato)
Essere non vuol dire vivere….Scrivere non vuol dire sapere scrivere…ma “la” Mazzini è un’ ottima penna…!!!!!
“vivamente” (con la luce accesa) consigliato..!!!
Alessandro Mirri (proprietario verificato)
Inizi a leggerlo e non ti stacchi più, lo hai sempre in mano e quando finisce ne vorresti ancora, crea dipendenza. Si potrebbe pensare che sia il solito libro catastrofico da fine del mondo con zombi ovunque……ma non in Romagna…..noi gli assembramenti li facciamo solo a tavola.
Pida e parsôt e zombi par tôt!!!
d.erminia79
Con un pizzico di ironia in aggiunta a dosi di divertimento ,suspence e originalità direi che la ricetta e’perfetta! Grazie all’incredibile immaginazione della scrittrice, unita alla sua capacità innata di saper coinvolgere le persone,ho potuto immaginare in maniera del tutto nuova gli zombie!Davvero complimenti Nico!
Daniele Gagliardi
Zombie, piadina romagnola, amicizia e ironia dove serve, un romanzo che fila via da sotto gli occhi senza accorgersene. Un modo unico di vedere i “non morti” in un’ambientazione originale, la nostra amata Romagna. Brava Nico!
Alessandro Bendandi (proprietario verificato)
Sdraio, mojito, sigarettina e un buon libro!
Gli zombie sbarcano in Romagna! Tra scene action, drama e comiche, si scivola veloci fino all’ ultima pagina: lettura frizzante e unconventional. Una visione innovativa di un tema che poco appartiene alla nostra terra; finalmente gli zombie parlano dialetto e mangiano i cappelletti.
Antonio Paradiso (proprietario verificato)
Divertente ed appassionante. Io non amo gli zombie ma visti così è tutta una’altra storia. Racconta di come essere amici può cambiare il corso di una vita intera e sopravvivre a qualsiasi sfiga.
marco81ferra
Ironico al punto giusto, fresco, da gustare sotto l’ombrellone.
Storia appassionante che tiene incollati fino all’ultima pagina.