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Sorelle Lupe

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Cosa lega una ragazza di oggi a una del Cinquecento fiorentino? Marisol è cresciuta con papà e nonno; adesso ha ventiquattro anni, vive a Firenze e studia Lettere. Sarà un compito assegnatole, una ricerca sulla caccia alle streghe del Medioevo fiorentino, a portarla a conoscere la storia di Tessa, vissuta nel 1500, all’epoca dei processi alle donne che conoscevano le proprietà terapeutiche delle piante, e perciò destinate a bruciare sul rogo. Un dialogo tra presente e passato in cui, attraverso gli occhi di donne innocenti, trovano spazio verità taciute e sofferenze profonde di un’epoca oscura.

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«Marisol!»

Con un moto di sorpresa la ragazza si voltò.

«Ciao Elisa, che ci fai qui?»

«Cercavo te.»

«Me? Come mai, cos’è successo?»

I grandi occhi color ambra si posarono leggermente inquieti sul volto sorridente dell’amica. Aveva la pelle talmente chiara da essere quasi diafana, e il corto caschetto di capelli lisci, lucidi e color rosso rame acceso non faceva che accentuare il biancore lunare del viso, in cui spiccava la bocca grande e regolare truccata con un rossetto sulla tonalità del marrone.

«Non è successo niente, stai tranquilla.»

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Elisa sorrise con maggiore convinzione. Marisol sembrava una gazzella in stato d’allerta, pronta a fuggire alla prima avvisaglia di pericolo. E in perenne attesa di qualche brutta notizia. Una caratteristica del suo animo ipersensibile, diceva la diretta interessata, un segno della sua tendenza all’ansia e agli attacchi di panico, sosteneva Elisa, che studiava psicologia.

«Cucù, Marisol, ci sei? Davvero non ti ricordi?» Elisa schioccò scherzosamente le dita davanti alla sua faccia. «Stamattina ti ho detto che se il laboratorio di psicologia dell’adolescenza fosse terminato presto sarei venuta a prenderti per andare in quel nuovo localino vicino a Ponte Vecchio… venerdì sera… serata tra ragazze… aperitivo… tramonto sull’Arno… Dai, ce la puoi fare!»

Adesso la guardava con aria impertinente e canzonatoria e Marisol sorrise a sua volta rilassando le spalle.

«Santo cielo, come sono rimbambita! Giuro che mi era completamente passato di mente, oggi la lezione di storia medioevale è stata particolarmente interessante e mi sono persa… lo so lo so,» alzò una mano per prevenire la sicura osservazione di Elisa «mi perdo spesso, sono sempre in ritardo e mi scordo gli appuntamenti, potrai mai perdonarmi?» Senza attendere risposta allungò il passo e quasi trascinò l’amica verso le scale che portavano al primo piano. «Forza, andiamo a ubriacarci un po’, a cosa servono le coinquiline se non a organizzare serate depravate? A proposito… dov’è Giorgia?»

«Ci aspetta in strada, ovviamente è nervosa e irritata perché sai che odia aspettare, non so se lei sarà così clemente con te come lo sono io.»

«Urca, l’avvocata incazzata è una bella gatta da pelare! Pensi che se mi offro di fare il suo turno settimanale di pulizia della cucina e di spesa al supermercato riuscirò ad ammansirla?»

«Penso proprio di sì, il suo lato nobile detesta le faccende domestiche!»

«Ahah, perché, noi invece per caso le amiamo?!»

Nel frattempo, le due giovani erano uscite dalla facoltà di Lettere, a quell’ora di venerdì già quasi deserta, dirigendosi veloci verso una ragazza mora vestita elegantemente che le osservava sbuffando imbronciata.

«Alla buon’ora! Marisol, quando imparerai a rispettare gli impegni che prendi?! Abbiamo il tavolo prenotato tra cinque minuti e non ce la faremo mai ad arrivare in tempo, come sempre d’altronde!»

Marisol ed Elisa si scambiarono uno sguardo d’intesa e senza parlare si misero ai due lati di Giorgia, la presero sottobraccio stringendola in una specie di abbraccio e iniziarono a camminare a zig zag sul marciapiede tenendola in mezzo a loro.

«Scusa scusa scusa Giorgia, hai ragione, prometto che non succederà più.»

A quelle parole tutte e tre scoppiarono a ridere, ben consapevoli di quante volte Giorgia si era arrabbiata e delle corrispondenti, inutili promesse di Marisol, e continuarono a camminare veloci e sghembe, schivando passanti e lampioni.

Più d’uno si girò a guardarle dopo averle superate, un terzetto allegro e sbarazzino che riempiva l’aria fresca del pomeriggio inoltrato di risate e battute.

Giorgia era la più grande del gruppo, la senior, come la chiamavano le altre due. Laureata con il massimo dei voti in Giurisprudenza, aveva quasi terminato la pratica presso un importante studio legale di Firenze, era studiosa, rigorosa, alta, aveva lunghi capelli neri che scendevano ondulati fino a metà schiena e forme generose che costringeva dentro abiti dall’eleganza classica. Era anche severa e un po’ snob, pensava spesso Marisol senza avere il coraggio di dirlo. Tutto il contrario di Elisa, ventiquattro anni e una laurea magistrale in Psicologia in dirittura d’arrivo, una massa arruffata di ricci biondo cenere su un viso dai tratti irregolari e simpatici, un cuore grande e generoso e un sorriso gentile che era lo specchio della sua anima bella.

Infine, c’era Marisol, la più giovane delle tre, al primo anno della laurea magistrale in Lettere, sottile come un giunco e dai capelli rossi come il fuoco che le ardeva dentro. L’incendio che divampava in lei faceva qualche volta capolino dai suoi incredibili occhi color ambra, che alla luce del sole sembravano fatti di oro liquido. L’accompagnava, costante, la sensazione di non avere ancora trovato il suo posto nel mondo ed era alla continua ricerca di qualcosa che desse un senso a quello che faceva.

Non era infelice, ma si sentiva incompleta.

Le ragazze vivevano insieme in un signorile appartamento nel centro di Firenze che apparteneva al nonno di Marisol, fiorentino di nascita e milanese di adozione.

Quando dopo la maturità la sua unica e adorata nipote aveva espresso il desiderio di andare in Toscana per proseguire gli studi, il nonno aveva messo a disposizione con gioia e commozione la casa della sua infanzia e giovinezza. Dopo alcuni lavori di ristrutturazione, Marisol aveva così iniziato la sua nuova vita a Firenze e il corso di studi in Lettere e Filosofia. Si era resa però ben presto conto che l’appartamento, troppo grande e troppo vuoto, amplificava il senso di solitudine con cui faceva i conti fin da quando era bambina, quindi aveva chiesto il permesso al nonno di poter affittare le stanze che lei non usava ad alcune studentesse per avere compagnia e per non dover dipendere unicamente dal denaro che le dava suo padre.

Era stata un’intuizione fortunata, una di quelle che imprimono una svolta positiva al corso degli eventi.

Elisa e Giorgia, diversissime tra loro e da Marisol, avevano dimostrato di essere delle coinquiline ideali; i loro caratteri differenti si erano miscelati in un’insolita alchimia che rendeva la convivenza armonica e soprattutto divertente. Inoltre, gli spazi ampi e ben arredati della signorile residenza fiorentina garantivano a ciascuna di loro di poter stare per conto proprio quando ne sentiva la necessità.

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Commenti

  1. (proprietario verificato)

    Storia coinvolgente ed incalzante, si percepiscono e si provano le emozioni vissute dalle protagoniste.
    Sembra di essere nei luoghi narrati, assaporandone profumi e sapori in tutti i periodi storici presenti nel racconto.
    Lettura consigliatissima.

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Marina Barausse
nata a Bolzano nel 1968, dal 2003 vive ad Ancona con marito, figlie e gatte. Ha già pubblicato i romanzi I bambini delle stelle, L’isola delle Sirene e Una stanza piena di nuvole.
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