Nonostante la presenza di una grande folla di persone e auto che circolavano attorno a me, ero riuscita a estraniarmi, dirigendo tutta la mia attenzione verso quell’unico elemento naturale scorgibile nelle circostanze. Quei pochi ma intensi istanti in cui riuscivo ripetutamente a creare una bolla immaginaria, con me e il Nilo, sono ricordi vividi nella mia mente fino ad ora.
È quella sensazione di calma ed energia, quiete con movimento, forza mista ad abbandono, che ha iniziato a permeare il mio cuore e mi ha accompagnato per tutto il mio primo anno in Egitto.
Mentre contemplavo le acque del Nilo, una voce potente risuonò nella mia mente diffondendosi in tutto il mio corpo: “Tornerai sempre qui”. Già, “Chi beve dalle acque del Nilo vi ci deve tornare di nuovo”.
Il Nilo
النيل
Se è automatico pensare all’Egitto come al ‘Paese delle Piramidi’, non possiamo dimenticare l’altro elemento fondamentale del Nilo.
L’ampiezza e lunghezza di questo corso d’acqua, che attraversa numerosi paesi africani nei suoi circa 6,600 km, ha riunito popoli attorno a sé nei secoli. Il Nilo, fonte di vita, ha anche segnato il fiorire della civiltà egizia, definendo lo sviluppo della sua società, cultura ed economia. Infatti, Erodoto ha affermato nel V secolo A.C.: “L’Egitto è un dono del Nilo”.
Fin dall’inizio dei tempi, il flusso alternante di questo fiume ha segnato il destino dei popoli abitanti le terre circostanti, portandoli a sviluppare strumenti per misurare il livello delle sue acque, come notoriamente il Nilometro.
Non a caso, il Nilo è storicamente oggetto di dispute tra i paesi del suo bacino, che si protraggono fino ad oggi come nel caso delle tensioni tra Egitto, Etiopia e Sudan a causa della costruzione della ‘Grand Ethiopian Renaissance Dam (GERD)’.
Ugualmente, un alone di mistero circonda la storia di questo fiume. Numerosi esploratori sono stati affascinati dal Nilo, avventurandosi in lunghe spedizioni per cercare le sue origini.
Attraverso il suo mutevole corso in Egitto, passando dai limpidi colori blu nella parte meridionale assumendo sfumature più chiare verso il delta fino a sfociare nel Mar Mediterraneo, il Nilo sembra unire un popolo.
In una delle innumerevoli conversazioni durante il mio primo periodo al Cairo, sono venuta a conoscenza dell’opera enciclopedica “The Personality of Egypt…A Study in the Genius of Place” dello scrittore egiziano Dr. Gamal Hamdan. Ero affascinata dall’idea di un’identità in qualche modo unificata attorno a un fiume, ma mi interrogavo ugualmente sull’effettivo significato di una ‘Personalità dell’Egitto’.
Come spiegare l’identità dei popoli della Penisola del Sinai, per esempio?
Come si identificano le minoranze in Egitto?
E le altre lingue oltre all’attuale lingua ufficiale del paese, l’arabo?
Qual è l’impatto delle consecutive occupazioni straniere del paese?
Quali sono gli strati dell’identità egiziana?
Fin dall’inizio, ho capito che quella decisione quasi casuale di recarmi in Egitto per il mio terzo anno di studi universitari stava iniziando a sollevare molte domande, aprendo la strada per un viaggio sorprendente, probabilmente per il resto della mia vita. Era solo l’inizio, e già sembrava (s)travolgente.
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Alla luce del giorno, il Nilo sprigiona energia, al calare della notte, il Nilo rilascia calma.
Insieme ad alcuni amici, stavamo uscendo dall’iconico ‘Cairo Jazz Club’ nella zona di Agouza, dopo aver assistito all’emozionante esibizione della rock band egiziana ‘Wust el-Balad’ (letteralmente: ‘centro città). Decidemmo di sostare presso il ponte ‘Qasr el-Nil’, che unisce il ricco quartiere dell’isola di Zamalek al movimentato centro ‘Downtown’, chiamato colloquialmente ‘Wust el-Balad’, come la band sopracitata.
“Osservate i movimenti dell’acqua,” il nostro amico Ahmad ci invitò per un attimo a fermarci e osservare con attenzione l’ambiente di fronte a noi.
“Durante il giorno, il fiume sembra così irrequieto, come se assorbisse tutta la pazza energia di questa frenetica città”.
Ci stoppammo come suggerito, provando a pensare all’immagine che avevamo del Nilo durante il giorno, alcuni annuendo in segno di approvazione, altri piuttosto perplessi.
“Ora, a notte inoltrata, le sue scure acque sembrano calme, gentili e quasi ferme,” ci spiegò.
Con il suono di alcune macchine ancora circolanti e il brusio dei gruppi di amici che si godevano quello stesso panorama, la notte continuò il suo corso fino a che potemmo scorgere il sole donare con rinnovata luce colore a quel profondo flusso d’acqua che attraversa silenziosamente la città.
Energia
الطاقة
“Cairo, il suo Nilo, le sue lunghe notti, le sue canzoni, le sue mawwals e le sue storie. Quanto belle sono! Verso il Cairo vieni,…, la ami, non puoi dimenticarla e continui a parlare di lei”.
Le parole della canzone ‘Al Qahira’ (‘Il Cairo’) dei due iconici cantanti egiziani Amr Diab e Mohammed Mounir, soprannominato ‘il re’, risuonavano nella mia mente.
Le tipiche barche percorrenti il Nilo chiamate ‘feluca’, il Nilo al tramonto e le luci della città riflesse sulle sue acque verso notte mostrate in quel videoclip, che avevo visualizzato ripetutamente prima della mia partenza, erano improvvisamente di fronte ai miei occhi, definendo una mia nuova realtà.
Ero entusiasta di entrare nello spirito di una città, che appare a prima vista un ammasso di sovraffollamento, cosa che avrebbe potuto indurmi all’affrettata conclusione di ritrovarmi in un posto invivibile, o, comunque, non adatto a uno stile di vita sano e piacevole.
Tuttavia, quella vibrante energia che muove i suoi abitanti giorno e notte mi suggeriva la presenza di qualcosa di più profondo. Senza esitazione, ero estremamente desiderosa di espormi ad essa.
Stavo pensando alle parole del poeta persiano Saib e-Tabrizi che nel XVII secolo espresse: “Non si possono contare le lune che brillano sui suoi tetti / né i mille splendidi soli che si nascondono dietro i suoi muri”. Ispirata da quella poetica celebrazione della città di Kabul a cui fa riferimento il titolo del romanzo “Mille Splendidi Soli” dello scrittore Khaled Hosseini, potevo sentirmi in modo simile attratta dalla misteriosa bellezza avvolgente il Cairo.
Per la prima volta, ho anche stabilito progressivamente il mio rapporto personale con il posto in cui vivevo. Potevo osservare come la mia persona si sentiva nella città, come il mio corpo si muoveva nello spazio pubblico e come la mia mente poteva essere ispirata dall’ambiente circostante.
Con il passare dei giorni, sviluppai sentimenti contrastanti, alternando momenti di entusiasmo a momenti di demoralizzazione. Nella stessa settimana, potevo affermare che il Cairo era così stimolante, ma anche troppo estenuante, alcune volte la vedevo così bella, e altre volte orribile, e, sempre, tanto pazza. Come una samba fuori controllo dove movimenti passionevoli generano caoticamente una performance mozzafiato, il Cairo non ci lascia indifferenti.
Alcuni anni dopo, guardando il cortometraggio realizzato dai registi Ahmed Hamed e Eman Hussein, ‘A skewed Conversation’, dove la protagonista mostra il suo rapporto con la città attraverso una potente danza nello spazio pubblico, mi sono illuminata. Seguendo quei netti movimenti, intensi gesti, fluide camminate, mi sono accorta quanto la mia persona al Cairo è stata fin dal primo momento influenzata, o forse travolta, dalla città. Ogni giorno, i miei comportamenti riflettevano e, altrettanto, reagivano a ciò che era attorno a me, che fossero le persone o il posto. Veronica e la città interagivano, sempre e comunque.
Grazie al Nilo, che offriva una calma dinamica unita a un rassicurante flusso, potevo trovare quel necessario rifugio, dove l’energia veniva temporaneamente protetta dai tanti stimoli esterni in modo da assorbirmi in modo più armonico in quella irrefrenabile ‘Ri-Evoluzione’, lì iniziata.
ماشربتش من نيلها؟
طب جربت تغنيلها؟
جربت فى عز ما تحزن تمشي فى شوارعها وتشكيلها؟
“Non hai mai bevuto dal Nilo?
Hai mai provato a cantare per lei?
Hai mai provato, al culmine del tuo dolore, a vagare per le sue strade e a dirle cosa c’è che non va in te?”
Canzone “Non hai mai bevuto dal Nilo?”, Sherine Abdel-Wahab.
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