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Sotto questo cielo

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Paco, Chiko, Marco e Mickey si conoscono da sempre: cresciuti tra i palazzoni della periferia di Milano, sognano, un giorno, di andarsene via. Ale, Piero, Mad e Mirko sono appassionati di moto, legati da un’amicizia indissolubile e dalla ferrea volontà di non sottostare alle regole dei club, ma solo alle proprie. Salvo, Enzo e Mino sono tre delinquenti: si barcamenano tra spaccio e furtarelli, nella certezza che le giornate non possano offrire loro niente di meglio. Asia e Simo si sono appena incontrati al bancone di un bar, ma la passione è stata istantanea e incontrollabile.

Per puro caso, si ritroveranno tutti su una meravigliosa spiaggia della Liguria e qui le loro vite cambieranno per sempre.

LA PIAZZA

Quella sera il silenzio era pesante, era pesante l’aria ed era malinconica la scigherache avvolgeva il parcheggio. Quella, per loro, era la Piazza. C’eranogruppi di ragazzi che parlavano di calcio, di donne e a volte di politica. Si beveva Moretti da 66 cl e si fumava THC. Paco, Marco, Chiko e Mickey, amici da sempre, erano seduti sulla solita panchina.

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In quel posto ci erano cresciuti, andavano lì da bambini con le mamme, poi da adolescenti con la bici e lo scooter e anche adesso, da diciottenni appena diplomati in attesa dell’inizio dell’università o della cartolina della naja. Del quartetto, Paco era il più testa di cazzo, aveva scelto di lasciar perdere lo studio e si era messo in testa di imparare a tatuare.Da un annetto stava cercando di entrare nelle grazie di un tatuatore per farsi prendere in negozio come apprendista. E ce l’aveva, la mano: faceva graffiti, scritte e puppet, dai colori vivaci e itratti precisi; non usciva mai di casa senza una bomboletta o un pennarello.Era lui che teneva banco nelle serate e coinvolgeva gli altri in discussioni, scherzi e idee strampalate, per questo era così strano che proprio quella sera se ne stesse in silenzio, con un’espressione accigliata e lo sguardo scuro.«Bro, ma che c’hai stasera, tua mamma ha scotto la pasta?» chiese Marco.Chiko e Mickey sorrisero, aspettandosi una delle classiche risposte alla Paco. «No, belli, è che sono un po’ in botta stasera, dopo vi spiego» disse, raccogliendo i dreadlocksnel cappuccio della felpa. «Sfida tra panchine?» propose poi, mostrando il pallone da calcio e indicando la panchina in fondo al parchetto, su cui stava seduto un gruppo di tamarri del quartiere: quattro ragazzi della loro età, abituati a finire tutte le serate in discoteca.Chiko era stato una mezza promessa del Milan, fino a quando non aveva scoperto, come diceva lui, “la ganja e la figa”; Marco e Mickey non si tiravano mai indietro di fronte a una sfida, soprattutto quando in palio c’era una Moretti. Si alzarono dalla loropanchina, invitarono la squadra “discotecari” con un’occhiata e si diressero verso le porte che avevano ricavato dai ponteggi rubati nel cantiere lì vicino. La prima squadra a segnare cinque punti si sarebbe aggiudicata la bottiglia di birra. Chiko correva avanti e indietro, scartando a uno a uno gli avversari, quasi passando la palla a se stesso: Marco e Mickey erano strafatti e Paco tirava calci con una svogliatezza comatosa. Chiko giocò praticamente da solo, nonostante tentasse in tutti i modi di rianimare i compagni di quadra. Al quinto goal segnato, si buttò per terra, esausto, mentre Mickey e Marco se la ridevano e Paco si accendeva un’altra canna. «Mi è arrivata la cartolina, lunedì mattina, entro le dieci devo essere ad Albenga a cominciare il CAR» esordì Paco, risistemandosi sulla panchina. Il gelo avvolse la cricca.«Bro, dove cazzo è Albenga? Sarà mica tipo in Puglia o roba del genere?» domandò Mickey, dopo un po’.«È in Liguria, coglione» precisò Marco.Per qualche istante, nessuno fiatò. «Vedi che sei un pirla?» disse Marco, sorridendo e alzandosi per gettare la bottiglia vuota nel bidone. «Ti conveniva fare l’università come noi» aggiunse, dando la schiena all’amico.«Tanto ci finite pure voi in una caserma, solo che sarete dei laureati di trent’anni che piglieranno le scoppole da degli sbarbati» concluse Paco, tirandosi su.Stufi di stare in Piazza, decisero di fare un giro in macchina.Senza accorgersi del tempo e muovendosi completamente a caso, si ritrovarono di fronte a un pub irlandese.«Ho bisogno di una Guinness» dichiarò Paco, mentre parcheggiava la sua Squalo bordeaux del ’75. Seduti al bancone, nessuno parlava: Paco fissava le bolle della schiuma della birra e gli altri tre guardavano la televisione, che trasmetteva una partita di rugby; la musica dei Dropkick Murphys copriva le voci della gente intorno a loro. Forse ’stacosa della cartolina di Paco avrebbe segnato un confine: per la prima volta, dai tempi del parchetto, con le mamme e le bici, il quartetto si sarebbe diviso.Forse è giusto, pensava Marco.Forse dobbiamo diventare grandi, passava nella testa degli altri.«Andiamo a vedere l’alba al mare» propose Paco, alzandosi di scatto dallo sgabello.Il sorriso ritornò sulla bocca di tutti.«Bella» acconsentì Chiko, estraendo il portafoglio per pagare le Guinness.Saliti in macchina, fecero il conto dei soldi e delle sigarette che avevano in tasca e di quanta ganja sarebbe servita per arrivare a Chiavari.In quel paesino ligure avevano passato mille estati con i genitori e altrettante da soli: su quella spiaggia, la loro amicizia era diventata indissolubile. Si fermarono al primo autogrill sulla tangenziale. Di notte, l’area di servizio Cantalupa ricordava il set di un B-movie, uno di quelli che passavano su Odeon TV in seconda serata.Fecero benzina, comprarono altra birra e un’infinità di schifezze di cui ingozzarsi durante il viaggio. «Grazie, belli» disse Paco.I fari della Squalo illuminavano la strada, la voce gracchiante di B-Real dei Cypress Hill usciva dalle casse e i quattro vagabondi tenevano il tempo con la testa.

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Commenti

  1. (proprietario verificato)

    Uno spaccato di vita milanese vista dalla parte di ragazzi che vivono la città, che vivono la notte e le sue molteplici vite all’interno della città stessa.
    Leggi il libro e vorresti tornare indietro con loro per vivere quegli stessi attimi di vita caotica e a volte forse assurda, ma piena di incontri e amicizie indissolubili, vorresti essere li per cambiare qualcosa che magari è andato storto, cambiare tutto per non cambiare nulla, il tempo e il destino fanno il loro corso e non si fermano mai.
    Così hai finito il libro e non te ne accorgi, ti manca qualcosa vorresti un altro capitolo, ma come capita spesso quando leggi libri così veri dovremo aspettare un nuovo racconto. BELLOOOO!!!!

  2. (proprietario verificato)

    La mia Milano. Parchetto, birrino, autostrada di notte per la classica zingarata verso la liguria. Vite che si intrecciano e incontri inaspettati. Va via liscio questo libro, va via in un soffio. Bella lì, frate! …come si dice in quartiere

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Tommy Paradiso
al secolo Antonio, classe ’72, è cresciuto a Milano in Torretta con tutti i suoi problemi e le sue contraddizioni. Ha fatto mille lavori e ha vissuto tante vite in una sola. Vent’anni fa un brutto incidente gli ha cambiato la vita. Non si è comunque arreso e ha aperto e gestito per anni un locale che nel suo piccolo ha fatto storia, il Respect in Porta Romana. Si è trasferito anni fa in Romagna, per l’esattezza a Forlì. Sotto questo cielo è il suo romanzo d’esordio.
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