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Spezzanima

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Senza ricordi e con l’anima in pezzi, Eiden si ritrova a Gemma, città mineraria del Regno. Coltello è un giovane ladruncolo dal poco talento per le ruberie, ma che sogna di entrare nella famosa Gilda dei Furfanti. Il Caso, che, neanche a dirlo, assomiglia a un impiegato del catasto ed è privo di ogni senso dell’umorismo, li farà incontrare: se Coltello aiuterà Eiden a recuperare i Frammenti della sua anima, lui lo aiuterà a entrare nella Gilda. Ma il viaggio è solo all’inizio: fra incontri inaspettati, misteriose profezie, nemici spietati e fughe miracolose, Eiden dovrà armarsi di tutto il coraggio che ha e fare una buona scorta di fortuna per riuscire nella sua impresa.

ANTEFATTO

L’anima è un discorso complicato: tutti sanno cos’è e nessuno sa darne una spiegazione.

Diciamo che è ciò che è dentro di noi, eppure questo non basta, è molto di più, è anche nelle cose esterne a noi, in quello che facciamo, in ciò che respiriamo, nelle emozioni che proviamo.

Le emozioni formano l’anima.

Immaginiamo per un attimo di avere a che fare con una persona malvagia, la cui anima risulterà per forza diversa da quella di una persona buona. Cosa succede quando si compiono azioni maligne? È possibile che l’anima, in qualche modo, si fratturi? E cosa succede all’anima di chi le subisce? Potrebbe anch’essa fratturarsi?

Io credo di sì.
E proverò a raccontarvi come.

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PROLOGO

San Francisco (USA), 25 settembre 2001

Phineas Cage era un operaio semplice, dai modi rozzi e dai costumi grevi. La sua giornata abituale consisteva in un lavoro massacrante sottopagato, due pasti che ingurgitava senza assaporare niente e forti bevute serali che servivano allo scopo di farlo ubriacare e di fargli odiare qualcosa di più tangibile dell’esistenza che conduceva, come per esempio sua moglie Elena, che riteneva inferiore e inadeguata al suo essere.

I piatti da lei cucinati non erano mai abbastanza ricercati e saporiti, il suo chiacchiericcio lo irritava e la sua figura minuta che puliva la casa la domenica mattina lo disgustava tremendamente, al punto di costringerlo a picchiarla. A volte faceva sesso con lei. A volte con altre donne pagandole pochi spicci. Phineas Cage non amava la propria vita, né rispettava quella degli altri. Credeva infatti che il mondo avesse complottato contro di lui quando, a quindici anni, malgrado si fosse rotto solo il mignolo del piede sinistro, aveva voluto appendere gli scarpini da calciatore al chiodo, rinunciando così a una florida carriera per “cause di forza maggiore”, e non mancava di ricordarlo a chiunque avesse la malsana idea di ascoltarlo per più di cinque minuti al bar in fondo alla strada perché “lui di calcio ci capiva, mica come quell’imbecille dell’allenatore”.

Era anche per questa frustrazione che scommetteva forte ed era soprattutto per questo vizio che la sua famiglia era in rovina.

Una sera di settembre, una come tante, dopo aver bevuto fiumi di birra scommise la sua paga mensile su una squadra data da tutti come perdente.

E ovviamente perse.

Ubriaco e incattivito, tornò a casa da sua moglie e non vide la cena. Elena non l’aveva preparata, ma lui era sicuro di averglielo ordinato uscendo. Andò di sopra, svegliandola a calci. La prese e la trascinò giù dalle scale, spezzandole un polso, poi la avvicinò al tavolo sparecchiato per mostrarle che razza di incapace fosse e la lanciò contro il legno consumato. Non sentì niente. Non sentì le grida soffocate della moglie che lo imploravano di smetterla, né i suoi tentativi deboli di liberarsi nella confusione del dolore e del sonno. Non sentì il bambino piangere. Elena morì mentre lui la stava ancora picchiando. Nel cuore della notte, il corpo della donna giaceva al suolo, sfigurato e inerme, mentre Phineas Cage respirava affannosamente in un angolo, le mani sporche di sangue e i capelli arruffati. La polizia non ci mise molto ad arrivare sul posto, ricostruire l’accaduto e spedire Phineas in un posto stretto e spoglio per il resto dei suoi giorni; ma c’era una cosa che l’agente Nealson non si sarebbe dimenticato: quando l’avevano sollevato e ammanettato, si sarebbe detto che minuscoli frammenti blu fossero volati via dagli occhi di quel mostro. L’agente, nella confusione del momento, tra pianti, grida, shock e rabbia, li aveva intravisti per un attimo, ma tanto era bastato.

Quegli occhi erano placidamente spenti.
Un altro paio poco lontano, invece, si accese…

Troverai qui tutte le novità su questo libro

Commenti

  1. Oreste Zanello

    (proprietario verificato)

    Compralo anche tu, nel caso fosse brutto poi lo critichiamo insieme

  2. Se non lo compri sei una brutta persona

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Filippo Travaglio
Nato a La Spezia nel 1993, laureato in Scienze e Tecniche psicologiche all’Università degli studi di Firenze, attualmente è docente ed educatore. Ha esordito nel campo della letteratura con varie raccolte di poesie, per poi appassionarsi alla prosa. “Spezzanima” è il suo primo romanzo.
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