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Starglow e il Libro del Noce

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Al di là di dell’antico Noce, che custodisce nel suo tronco un portale magico, si estende la terra di Starglow, dove vivono streghe, maghi e creature magiche. Luana, un’adolescente apparentemente priva di poteri, neanche immagina le meraviglie che vi si nascondono. Sarà l’incontro inaspettato con la strega Kalina a rivelarle lo sconvolgente passato di suo nonno Ari e il suo stretto legame con la magia, proprio mentre sul mondo intero pende la minaccia della distruzione climatica e si allunga l’ombra di un nemico intenzionato a favorirla per sterminare i “senza poteri”. Toccherà infatti a Luana far fronte all’imminente pericolo per salvare entrambi i mondi.

ANTEPRIMA NON EDITATA

C A P I T O L O  1

OLTRE IL NOCE

Poteva essere mezzanotte, l’una, le due. Ormai Janea aveva perso la concezione del tempo. Era seduta al tavolo della Sala d’Incontro e fissava lo stesso punto del piano, tormentandosi il fazzoletto color glicine che le ornava da sempre il polso destro. La veste verde che l’avvolgeva si intonava perfettamente ai colori neutri dell’enorme sala. Attorno a lei, immersi nello stesso silenzio glaciale, un gruppo di Astrologi attendeva una reazione della Governante di Lamina, inerme da un tempo infinito. Il consigliere di Janea, Kordol, ruppe l’attesa.

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«Janea…» esordì, immediatamente interrotto.

«Lo so, caro Kordol. So perfettamente cosa va fatto, raccolgo le energie per pronunciare l’ordine e dare il via a tutto.»

«… Che amarezza. Non imparano da nulla…» disse Kordol, stropicciandosi il viso con le mani.

«Non sono come noi, hanno patito grandi sofferenze. Il loro intelletto è più forte del loro cuore. Sapevamo tutti che un momento come questo sarebbe arrivato. Arriva sempre.» Janea smise di giocare col fazzoletto, la mano giaceva su di esso. Alzò lo sguardo e si rivolse all’Astrologo seduto alla sua destra. Un uomo sull’ottantina, con una folta barba bianca e una coda di cavallo altrettanto candida. «Quanto tempo abbiamo, Yamèl?»

«Quattro, cinque anni al massimo, Janea. L’implosione non arriverà al termine di questo periodo, ma scatterà il momento in cui non sarà più possibile evitarla. Se non riusciamo a far regredire il processo in questi pochi anni, la fine sarà inevitabile.»

«Kordol, chiama mia nipote, domattina gli Eletti saranno sbloccati. Grazie a tutti per essere stati con me questa sera. Nella giornata di domani invierò una lettera al Tempio.» E, così dicendo, Janea sciolse il Consiglio.

Rimasta sola, il nervosismo che trapelava dal suo sguardo invase tutto il suo corpo. Si alzò di scatto e si passò la mano tra i capelli. I suoi occhi planarono su un enorme quadro al centro della parete frontale. Il camino acceso lo rendeva, se possibile, ancora più sinistro. Raffigurava un’immagine di guerra: una donna bellissima, imponente, dallo sguardo determinato, occupava il centro della figura. Intorno a lei, un caos di uomini occupati a distruggersi, spinti via dall’aura violacea che sprigionava la donna.

«Ci siamo, Lilith.» E immediatamente, Janea fu offuscata da un ricordo doloroso: grida di bambini, donne e uomini. Lei stessa, giovane, emaciata, ululante di rabbia, circondata da alte fiamme che sembravano scansarsi dalla sua carne.

Kalina distolse Janea dai suoi pensieri, entrando nella stanza. Indossava una vestaglia con uno strascico molto elegante. Il suo viso era incorniciato da lunghi capelli color rame che nuotavano ben oltre i suoi fianchi. «Nonna, cosa succede?»

«Siediti, Kalina. Prendi un po’ di succo d’orzone.» E con un gesto della mano, Janea trasferì un bicchiere e una bottiglia davanti a Kalina. Il liquido si rovesciò nel bicchiere, mentre Kalina fissava la nonna.

«Ti avevo anticipato già questa situazione, seppur in maniera accennata. I nostri sospetti alla fine si sono confermati e la Profezia si sta realizzando repentinamente.»

«Cosa devo fare?» chiese Kalina, con le scintille negli occhi.

Janea, con sguardo rassegnato, si girò dall’altra parte e iniziò a passeggiare per la stanza. «Devi sbloccare gli Eletti.»

Kalina la guardò accigliata. «E?»

«E basta così, Kalina» disse Janea, con aria irremovibile.

Kalina rilassò di nuovo il corpo e alzò gli occhi al cielo. «Bene. Quale sarà la loro reazione?»

«Non saprei, ma sono quasi sicura che non avrai alcun tipo di problema. Sii semplicemente schietta, la questione è troppo urgente.»

Kalina fece per alzarsi. «Bene, se questo è tutto…»

Janea si voltò e la inchiodò con lo sguardo. «La questione è della massima importanza…»

«Sta’ tranquilla, nonna. I nostri dissapori non interferiranno con i nostri doveri. Se è tutto…» E così dicendo si avviò verso la porta. Sulla soglia, Janea provò a chiamarla, ma la nipote sembrò non aver sentito.

Uscita dalla Sala, Kalina percorse i corridoi del Federo per dirigersi in camera sua. Il Federo, enorme struttura centro della politica di Lamina, sembrava un gigantesco castello vittoriano. Il pallido rosa del tetto, richiamato sui decori, tappezzava tutte le case della città. Durante il percorso costellato di stanze, tantissime finestre ornate aprivano varchi luminosi alle pareti. Si alternavano bovindi con timpano triangolare, e tutte le vetrate colorate raccontavano scene di vita della strega Lilith.

Arrivata a destinazione, Kalina si spogliò della vestaglia ingombrante e si sdraiò sul letto. I suoi lunghi capelli ramati, improvvisamente, si accorciarono fino ad arrivare alle spalle, scolorendosi in un castano chiaro. Poi, una lettera volante, con piccole ali che sbattevano ai lati della busta, entrò dalla finestra.

Con un cenno della mano, roteando le dita verso destra, Kalina fece in modo che la busta si aprisse da sola, rivelando il contenuto di un biglietto:

Probabilmente, se la smettessi di decidere tu cosa è meglio per me, presterei più attenzione al tuo nuovo taglio.

P.s.: sei sempre bellissima.

Tabo

Kalina alzò gli occhi al cielo ma si lasciò sfuggire un sorriso. Tabo le piaceva per il suo modo di contraddirla: il suo carattere, spesso scostante e orgoglioso, le impediva di cambiare posizione sulle cose facilmente. Ma Tabo sapeva come prenderla, trattando gli spigoli del suo carattere con dolcezza e ironia. Pensierosa, posò la lettera nel cassetto del comodino e si aggiustò il cuscino sotto la testa. Ormai era perfettamente a conoscenza dell’incantesimo da usare per sbloccare gli Eletti. Ma come avrebbero reagito un gruppo di crociari, persone ignare dell’esistenza della magia, dotate improvvisamente di una memoria che gli avrebbe sconvolto la vita? Sarebbe stato pericoloso? Impossibile. Sua nonna non l’avrebbe mai inviata da sola oltre il Noce, in tal caso. Nonostante ciò, il pensiero di interfacciarsi con quelle persone la turbava: gli Eletti, dopotutto, erano crociari dotati di poteri magici e quando non era necessaria la loro presenza a Lamina, questi poteri gli erano tolti e la loro memoria modificata. Era semplice immedesimarsi nella loro situazione: si immaginava improvvisamente sconvolta da uno sconosciuto che le ripristinava la memoria, scopriva di avere avuto un’altra vita, di conoscere cose normalmente inesistenti. E, molto probabilmente, la prima cosa che avrebbe fatto sarebbe stata schiaffeggiare il gentile sconosciuto che l’aveva sbloccata. La cosa non era per niente rincuorante.

La sua testa pullulò di pensieri di ogni genere prima che Kalina crollasse addormentata, cullata dallo scoppiettio della legna nel camino.

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Claudia Lazzari
Nasce a Caserta nel 1997 e si appassiona alla scrittura e alla lettura fin dalla prima infanzia. Grazie alla partecipazione a concorsi quali “Corti e brevi” dell’associazione Muratterra, “Alessandro Quasimodo legge i poeti contemporanei” e al premio A.L.A “Il fascino del racconto” pubblica “Terra murata: il patrimonio del valore”, “Di me” e “Noi figli di un Dio minore”.
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