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Il caffè a Napoli è una questione seria e si beve da seduti, perché se lo si fa in piedi ci si strozza. Lo sa bene Stella, mentre da dietro il bancone osserva i clienti abituali accomodarsi sempre agli stessi tavolini. Il lavoro al bar le piace, ma il suo vero sogno è insegnare: ha studiato, ha faticato e ora aspetta con pazienza la convocazione per il primo incarico, che però tarda ad arrivare. A scombinare ulteriormente i suoi piani, un giorno arriva Adele, la sua migliore amica, che le comunica di aver organizzato un appuntamento al buio con un ragazzo. Inizialmente, Stella non ha intenzione di presentarsi perché conosce bene i tentativi di Adele di trovarle un fidanzato, ma alla fine cede.
Sarà questa piccola decisione, condita da un pizzico di destino, a dare una svolta inaspettata alla sua vita.

STELLA

«Gabrie’, t’ho detto che te devi alza’! La maestra non ci aspetta, quella parte per la gita e ti lascia qua!»
«Concetta, per favore, esci dal bagno e chiudi l’acqua, che devo lavare i piatti.»

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L’infisso della finestra cigola e il sole trase, sfiorando la tenda bianca cucita a mano dalla nonna. È ingiallita in alcuni punti, ha delle macchie deformi e irregolari che la rendono vissuta, macchie che sanno di noi. Dentro questa tenda ci sono i sorrisi dei giorni di festa, le risate rumorose di mia mamma quando a Pasqua taglia la pastiera divisa in fette uguali che pare misurata con il righello, preparata dalla mattina presto, con la ricetta antica di famiglia, che tiene nascosta e ripiegata dentro a un libro, nel suo cassetto delle lenzuola buone. Questa tenda si porta addosso le mani sporche di sugo di Gabriele, che scappa da sua mamma, mia sorella, quando non vuole mangiare e deve nascondersi per non farsi trovare; sa delle zanzare uccise nelle notti d’estate, delle macchie di sangue che rimangono fino a settembre, sa ancora del ricordo di papà e delle sue notti d’amore con mamma, servite a sfornare ben quattro figlie femmine, il suo orgoglio e la sua rovina, perché un maschio a cui insegnare il mestiere lo avrebbe voluto eccome.
«Gabri, vestiti e lavati i denti, io me ne vado!»

Anche se i vicoli sembrano sempre bui, qui a Salita Capodimonte siamo fortunati, all’alba i primi fasci di luce riescono ad arrivare alle finestre e scaldare i muri scrostati dei palazzi. È con il primo bagliore che mi sveglio ogni mattina, sono quasi sempre le sei, il sole sorge sul golfo e qualche minuto dopo si presenta sfacciato alla mia finestra senza persiane, non bussa e mi pianta uno dei suoi raggi in faccia per ricordarmi che anche oggi non mi sono svegliata principessa e che devo andare a lavorare.
La tenda della nonna balla a ritmo del vento, si dispiega a mezz’aria al centro della stanza, poi ritorna al suo posto, un attimo dopo esce dalla finestra, rientra, si incastra, torna a volare, si ferma. Dal letto riesco a vedere la signora Rosa sul balcone di fronte, che stende i panni sui fili sospesi sopra la Salita. In verità, i panni qua sono stesi un po’ ovunque, c’è chi li appende tra un palazzo e l’altro, chi porta lo stendino in mezzo alla strada, tra le macchine parcheggiate, vicino ai cassonetti sempre pieni di immondizia, chi li stende sulla ringhiera del balcone facendo da cornice alle Madonne nelle edicole, ché un occhio di riguardo per le mutande serve sempre.
«Stella! Stellaaa! Ciao bella, come va?»
«Signora Rosa, buongiorno! Bene, grazie, non mi sono ancora alzata dal letto stamattina, c’è Gabriele che ha la gita oggi e sono tutti agitati. Buona giornata, signo’.»
Prima di alzarmi dal letto ho un rituale da seguire, senza la giornata inizia male, prosegue male, continua male e finisce peggio. Sono cose che faccio ormai senza pensare e se sono sovrappensiero e le sbaglio allora già so che giornata mi aspetta. Mi stiro allungando le braccia fino a toccare il muro dietro al letto, ho quasi sempre lo smalto sulle unghie quindi il muro è rigato di rosso, di nero o di viola ed è scrostato e pieno di crepe. Siccome non è possibile pitturarlo, rimane così com’è, un incrocio tra un taglio di Fontana, un dipinto di Kandinskij e un Pollock in pittura d’azione. Poi, con le ginocchia spingo il lenzuolo ai piedi del letto. Adoro sentire il freddo sulla pelle, il vento del mattino che entra dalla finestra socchiusa e ha ancora il sapore della notte, è umido, bagnato, sa di sale del mare, sa di caffè della torrefazione misto all’odore di pesce del mercato dei Vergini, è un vento che sa di casa.
Allungo il braccio sul pavimento per prendere il cellulare. Quattro notifiche.
“Ciao Stella, ti aspetto alle 15 al bar, oggi fai chiusura.”
Chiamata persa. Adele.
“Ste’, ho provato a chiamarti, dormivi. Richiamami appena ti svegli, c’ho ’na notizia!!!”
Gennaro Ascione compie gli anni oggi. Contribuisci a rendere speciale questo giorno.
«Ciao, ma’, ci vediamo per pranzo, fammi un’insalata soltanto che sto a dieta. Gabriele torna dalla gita nel pomeriggio. Conce’, se ti sbrighi ti accompagno al C52 col motorino.»
La porta di casa si chiude, sento Gabriele che scende le scale saltandole due a due, Angelica gli corre dietro urlando, Concetta li segue a passo di elefante. Così, a casa nostra rimangono i sospiri di mia mamma, l’odore del caffè e il telegiornale del mattino.
Mi alzo dal letto con la schiena a pezzi, tento ancora una volta di stirarmi le ossa, ma al primo passo, scalza, sento un dolore atroce sotto la pianta del piede, una scossa che mi attraversa fino alla scapola ma mi fa rimanere lucida al punto da capire di cosa si tratta. Va bene, in questi casi si fa prima un respiro profondo gonfiando i polmoni, si chiudono gli occhi per mantenere la calma, che non ho, si solleva una gamba da terra rimanendo nella posizione del fenicottero addormentato e infine, con le dita, si estrae il mattoncino Lego che Gabriele si diverte a lasciare in giro per casa, piccole bombe dimenticate, attentati silenziosi per le sue zie distratte.
Ancora scalza, vado in cucina.
Io, mamma, le mie sorelle e mio nipote viviamo tutti insieme in un appartamento di sessanta metri quadri, è piccolo, ma se ci organizziamo a turni ci stiamo tutti. Io e Concetta dormiamo nella stessa stanza, in due lettini recuperati da qualche cantina abbandonata almeno trent’anni fa, di quelli che di solito sono nelle case delle nonne, fatti di un’ossatura in metallo dorato lucido su cui si stende il materasso di lana, sottile, deforme. Sulle pareti è incollata una carta da parati rosa pallido, stampata con dei minuscoli fiorellini dai petali rosa scuro e gambo verde, a testa in giù. Non ha più le tonalità accese di una volta, è ingrigita dal tempo, dalla polvere, dalla vita della città che entra dalle finestre, dal sudore delle infiltrazioni, ma mi piace. Agli angoli dei muri e vicino allo stipite della porta, la carta da parati non c’è, ha deciso di lasciare il posto al muro bianco sottostante, che poi tanto bianco non è. L’umidità ha creato con gli anni una patina nera a macchie di leopardo e secondo me l’animalier si abbina perfettamente al decoro floreale. Il pavimento è sempre freddo, in piastrelle di cotto, naturalmente è il campo di battaglia dove giocattoli e Lego assassini compiono le più sanguinolente e violente rappresaglie, tra di loro, con Gabriele e con i piedi delle zie.
Gabriele, Angelica a mamma, invece, dormono insieme nella stanza matrimoniale, nello stesso letto. Anche se Gabriele ha già sette anni dorme nel centro, tra sua mamma e sua nonna, se ne sta là in mezzo fermo fermo da quando aveva tre anni e suo papà ha deciso che non lo voleva crescere e non voleva neanche più vedere mia sorella. Gabriele lo ha capito subito che doveva stare buono e da quando ha tre anni non disturba, non fa capricci, è bravo. Tranne quando gioca a fare il terrorista.

2022-10-28

In bilico tra architettura e scrittura

Ciao! Eccomi ancora da voi... Questa volta per annunciarvi che ho avuto l'enorme piacere di essere intervistata da Andrea Besati, di LeccoOnline. Trovate l'intervista a questo link: https://www.leccoonline.com/articolo.php?idd=72034&origine=1&t=Lecco%3A+in+bilico+tra+architettura+e+scrittura+Valentina+Capone+pubblica+suo+primo+romanzo Vi racconto poco di Stella ma molto di me, qualcosa di Napoli, un pizzico di sogni per il futuro. Ci vediamo tra le pagine di Stella, continuate a condividermi!
2022-10-13

Aggiornamento

Eccomi, ancora da voi, ancora per ringraziarvi sempre tanto! La campagna sta andando molto bene ed io sono sempre più emozionata di sapere che presto sarò tra le vostre mani. Vedo l'obiettivo vicino, ma ho bisogno ancora del vostro aiuto, perché parliate di me e di quella matta di Stella, che si fa prendere dalle emozioni e trottola in giro per i vicoli bui di Napoli. Ho in questo momento tra le mani una manciata di stelline, sto confezionando dei pensierini per voi che già mi avete supportata, non vedo l'ora che li riceviate! A presto, Valentina ☆
2022-09-23

Aggiornamento

Finalmente ci siamo! Sono felice ed emozionata di trovarvi su questi canali, grazie. Parlammocce accussì: io ancora non ci credo, ma il vostro supporto è stato fondamentale. La campagna è partita benissimo e presto avrò bisogno del vostro aiuto per condividere il link. La signora Rosa urlerebbe la notizia dall'alto del suo balconcino su Salita Capodimonte, e voi? A presto, Valentina

Commenti

  1. (proprietario verificato)

    Ho iniziato a leggere il tuo libro e mi sono sentita coinvolta e catapultata nelle vie di Napoli. Rendi la storia incredibilmente reale e le pagine scorrono fluide e piacevoli.
    Bravissima!!

  2. (proprietario verificato)

    È il classico libro che leggi tutto d’un fiato.
    Anche se non conosco Napoli mi sono sentita una cittadina di questa splendida città.
    Ho gradito anche i riferimenti storici ed architettonici e culinari
    Ho iniziato ieri a leggerlo e ad oggi mi mancano 50 pagine alla fine.
    Complimenti

  3. (proprietario verificato)

    Capacità descrittiva e di scrittura. Brava.

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Valentina Capone
È nata alle prime luci del mattino di un giorno di fine estate 1998. Non ama le improvvisazioni e con logica organizza ogni istante della sua vita. Studia Ingegneria edile e Architettura, ama il verde, gli spritz, le passeggiate al mare e, più di ogni altra cosa, il cielo stellato.
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