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Stigmaconiglio e le allegre realtà

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Roberto è un eccentrico postino che, come se fosse un cowboy, va in giro sul suo bolide a consegnare lettere e pacchi. Al momento, il suo problema più grande è quello di non aver ancora consegnato la raccomandata destinata ad Agor, una donna affetta da un grave disturbo psichico che si rifiuta di uscire di casa e di aprire a chiunque la cerchi. A fare da spalla a Roberto nella sua impresa ci sono Angela e Michela, due coinquiline molto particolari, che cercano di stabilizzare la mente a volte un po’ instabile del ragazzo, ormai ossessionato da questo compito.
Storie tragicomiche che si intrecciano grazie alla presenza di Stigmaconiglio, un’ombra con le sembianze di coniglio che veglia sui protagonisti, racchiudendo in sé un compito ben più elevato.

L’ ETICHETTA  NEL MONDO  DELLA PSICHIATRIA : DISTORSIONI, AMBIGUITÀ E TRANELLI

Diagnosticare e prendere in cura, piuttosto che etichettare e stigmatizzare, è uno dei primi compiti dello psichiatra, messo sempre più in secondo piano nei nostri servizi oberati di lavoro e a corto di personale.
L’ascolto e la considerazione della persona con sofferenza mentale è sempre più a rischio: da un lato c’è la necessità della velocità nell’esecuzione delle procedure cliniche, mentre dall’altro la tentazione, di certo retaggio dell’antipsichiatria (movimento che sta vedendo un’attuale fase di rinvigorimento) che vorrebbe scrollarsi di dosso l’impegno terapeutico e farmacologico, ponendo solo lo sguardo sulla libertà e unicità dell’essere umano, comunque incontestabile.

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Dire per esempio che “lo schizofrenico è uno spirito libero” significa usare comunque un’etichetta e respingere la possibilità che la declamata libertà di questa persona sia invece sulla base di una delle peggiori sofferenze psichiche, negandogli cure, aiuto e speranza.
Chi scrive, al giorno corrente, lavora nel Polesine, località estesa e caratterizzata da una configurazione socio-geografica che pone in pregiudizio il benessere biopsicosociale (la definizione di “salute” dell’OMS) per la dispersione e l’eterogeneità delle risorse e per vulnerabilità identitarie, assistenziali, sanitarie e disomogeneità economica e culturale. In questo contesto, oltre agli aspetti antichi in cui venivano riconosciuti il matto, lo scemo del villaggio e l’ubriacone, si inseriscono, attraverso processi conoscitivi induttivi e frutto della paura, delle scorciatoie emotive e della mancanza di documentazione appropriata, nonché dell’ignoranza tipica della sottocultura e dell’uso quotidiano della comunicazione lampo, ossia il web e i social networks, nuove etichette totipotenti: l’esaurimento nervoso, il depresso, la ragazzina border e, soprattutto, quello già noto ai servizi psichiatrici.

Così, venendo meno la semplificazione popolare (non sempre negativa, perché la comunità accettava la deviazione dalla salute mentale e, in qualche modo, se ne prendeva carico), la sofferenza mentale viene affidata all’onnipotenza e atemporalità del regno della rete. La coscienza comunque acquisita da parte della popolazione sulla presenza della patologia psichiatrica acuisce un problema arcaico: la vergogna e la colpa, all’interno del nucleo familiare, nel sentirsi causa della mancata realizzazione di una performance di vita vincente da esibire, che la società attuale incentiva e supporta anche suo malgrado, e sotto egide sociopolitiche che premiano il merito a scapito della conoscenza e dell’interazione relazionale.


Vale la pena a questo punto soffermarsi brevemente sull’entrata casuale nelle scuole di specializzazione in Psichiatria, spesso di ripiego o di ultima scelta, senza che sussista una propensione a tale lavoro o una sufficiente capacità empatica.

Ciò rende necessario, poi, l’uso pedissequo di classificazioni semplificate e stereotipate, allontanando il centro della professione, che dovrebbe tornare all’ascolto della persona sofferente, avvalendosi del confronto tra i vari professionisti coinvolti per la raccolta di controesperienze che mettano in gioco realmente la relazione degli operatori con i pazienti, e viceversa.

2023-09-23

Evento

"Pane & Caffe" in Via Silvestri, 2 Rovigo. Vi aspettiamo alla presentazione del libro "Stigmaconiglio e le allegre realtà" presso il locale "Pane & Caffe" a Rovigo. All'evento saranno presenti Marco Barin e Letizia Zambon che vi leggeranno alcuni capitoli del libro accompagnati dalla chitarra di Enrico Buoso. Si ringrazia Davide Gioso per la calorosa accoglienza e disponibilità.

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Marco Barin
È un tranquillo cinquantenne cresciuto tra le nebbie della Bassa Padana, dove lavora come infermiere nel campo della salute mentale. Uomo dallo spirito singolare, ha scelto di abbracciare l’empatia verso gli “ultimi” come stile di vita. Nutre una grande passione per la letteratura, il cinema e la fotografia. “Stigmaconiglio e le allegre realtà” è il suo primo libro e si presenta come un atto catartico, un riflesso dei suoi pensieri, plasmato da un lavoro emotivamente coinvolgente.
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