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Storia di un fantasma giovane

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Da quando Michele si è trasferito nella nuova casa, la sua vita non è più la stessa. Un’entità soprannaturale infesta il suo appartamento, forse per comunicargli un messaggio importante, e sembra essere collegata alla scomparsa di un ragazzo, Valerio. Michele non conosce nessuno con quel nome ma, insieme agli amici, alla sua vicina Christine, a un prete esorcista e a un investigatore inizia a indagare su fatti passati e presenti. Uno schema preciso che si ripete, una cassetta e delle strane sparizioni: le verità a cui giungerà Michele andranno ben oltre la sua immaginazione, trascinandolo in un circolo di misteri esoterici, miracolose guarigioni e nazisti redivivi.

San Donato Milanese. Parcheggio del Mc Donald’s.
Le quattro portiere dell’Alfa sbattono quasi contemporaneamente.
N.2: «Dove cazzo l’hai presa questa carretta?».
N.1: «Stai zitto, io ho lavorato anche con le Fiat Uno… Ne preferivi una con il GPS e il telepass per avere tutto il percorso tracciato?».
Gli altri due sghignazzano.
N.2: «Fiat Uno?».
N.1: «Bianca…».
N.2: «Ah. Ricevuto. Vabbè, facciamoci ’sti seicento chilometri con la macchina degli zingari».
N.1: «Il lavoro lo conosci e i soldi non ti fanno schifo».
N.2: «Okay, okay, hai ragione… La targa?».
N.3, che siede sul sedile posteriore, mostra il pollice alto. «Recuperata da uno sfasciacarrozze di Genova.»
«Ottimo» dice N.1 mentre ingrana la prima e parte. «Telefoni?»
«A casa!» rispondono in coro i passeggeri.
N.1: «Scarpe?».
N.2: «Rubate in palestra, un numero in più».
N.1 annuisce.
N.3: «Comprate dai cinesi a settanta chilometri da casa».
N.1: «Come la hai pagate?».
N.3: «Cash!».
N.1: «E tu?» chiede al passeggero che sta alle sue spalle.
N.4 si aggiusta gli occhiali dalla montatura scura. «Nike Air Jordan modello 1998, prese in cambio di una dose di coca da uno che non ce la fa più con i soldi e ha iniziato a chiederne a credito. Purtroppo la coca era tagliata male e il tizio è morto. Purtroppo.»
N.1: «Nike Air Jordan modello ’98…» ripete.
N.4: «Esatto, lo stesso modello acquistato dal nipote del vecchio dieci giorni fa a un’asta online».
N.1: «Perfetto. Tutto il resto è nel baule» poi accende l’autoradio.

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Roma. Collina Fleming.
La palazzina è al tempo stesso elegante e anonima. Solo la grossa berlina tedesca parcheggiata all’entrata attira l’attenzione di chi passa.
Gli uomini stazionano dietro gli alberi dall’altro lato della strada.
N.2: «Secondo te è blindata?».
N.4: «Minimo VR 4. Minimo».
N.2: «Addirittura?».
N.3: «Ma lo sai di chi stiamo parlando? Questo, quando aveva quel programma TV, scazzava con la mafia!».
N.1 li raggiunge: «Cosa cazzo fate già qui? Volete farvi notare?».
N.2: «Capo, mi sono fatto un’ora a piedi da dove mi hai lasciato, non avevo più voglia di camminare».
N.1: «E voi?» ringhia.
N.3: «Sono qui da un minuto, ho chiamato il taxi dal centro massaggi e, come concordato, mi sono fatto lasciare a cinquecento metri da qui».
N.4: «Hai ragione, capo, sono arrivato con dieci minuti di anticipo».
N.1: «Fanculo, badiamo al sodo. Si è mosso qualcuno?».
N.3: «Nessuno».
N.1: «Ottimo, è ora. Vai tu per primo» indicando il N.3. Poi estrae di tasca un piccolo blocchetto che consulta rapidamente. «Ricordati, devi suonare a Barbelli.»
L’uomo annuisce e si muove. Indossa una tuta da ginnastica azzurra con il cappuccio alzato, sneaker bianche e uno zainetto nero. Sembra uscito da una palestra. Attraversa la strada corricchiando e si avvicina alla pulsantiera dei campanelli, rigo-rosamente dorata. Suona.
«Chi è?» chiedono.
N.3: «Apri, non so’ riuscito a ffa’ la doccia e so’ tutto sudato». L’uomo parla restando lontano dal citofono e lo fa simulando un leggero accento romano, senza esagerare, un professionista.
Il cancellino si apre. N.3 entra e si avvia spedito verso la porta a vetri dell’atrio.
Sulla soglia lo attende un uomo della sicurezza che con modi gentili gli apre la porta, ma con il corpo occupa l’entrata e si prepara a verificare la sua identità.
L’uomo della sicurezza è rilassato, ha visto suonare il campanello e pensa si tratti di un inquilino, anzi, forse l’ha già riconosciuto, deve essere il figlio dei signori Barbelli, di solito rincasa sempre a quell’ora, dopo la palestra.
Il ragazzo in tuta si avvicina camminando spedito. L’uomo della sicurezza non lo vede bene in faccia a causa del cappuccio. Meglio verificare. Sembra più alto del solito, l’uomo si insospettisce.
N.3 è rapidissimo, infila una mano nel giacchino della tuta dal quale estrae una pistola con il silenziatore e, con un solo fluido movimento, frutto di anni di addestramento, mira alla fronte dell’uomo della sicurezza facendo fuoco.
Dalla strada si vede solo lo sbuffo rosso che erutta dalla nuca della guardia. È il segnale. Gli altri si muovono e raggiungono l’atrio con i classici passamontagna calati in volto.
N.1: «Dovrebbero esserci ancora due persone di fronte all’ingresso dell’appartamento. Saliamo, due in ascensore e due dalle scale, se qualcuno sta guardando le telecamere di sicurezza sanno sa già che siamo arrivati, perciò state svegli. N.3, controlla se ci sono telecamere nel palazzo. Non abbiamo molto tempo, avranno già chiamato la polizia».
N.3: «Non c’è niente, capo!».
N.1: «Ci tengono alla privacy, rapidi, muo-viamoci!».
Questi uomini sono professionisti, tutto è studiato per compiere la missione senza lasciare tracce, non un video, non un’impronta, non una pista, nulla. Sono ombre. Ninja moderni che sanno occultare la propria esistenza dietro vite ordinarie. Entrano, uccidono, escono e scompaiono.
Quello che li aspetta però non possono immaginarlo nemmeno loro.
Quando l’ascensore si apre, nessuno li attende con armi spianate. Quando sbucano dalle scale, regna solo un silenzio irreale.
I due uomini della security sono accasciati al suolo ai lati della porta, sembrano svenuti.
N.4 appoggia le dita sul collo dei due poi si gira verso i suoi compari: «Morti».
N.3: «Come morti? Non c’è sangue!».
N.4: «Il cuore non batte, sono morti. Non gli ho fatto l’autopsia!».
Si guardano sbigottiti. Non capiscono. Sono stati mandati per fare un lavoro pulito, ma qualcosa non quadra.
N.2 prova la maniglia della porta d’ingresso ed è aperta. Sudano freddo. Tutti cercano lo sguardo del capo, che fa cenno di entrare.
Attraversano l’ingresso seguendo la luce tre-molante che proviene da una porta. È il soggiorno.
La scena è degna di un horror: sul pavimento sono stati disegnati strani simboli con una polvere bianca che sembra gesso, ovunque si vedono candele accese. Il camino è spento, ma fa ancora fumo, c’è uno strano odore. Faticano a respirare, la testa gira, non riescono a muoversi velocemente come vorrebbero.
Quando N.1 si avvicina al camino e aggira la poltrona che dà le spalle all’ingresso, trova il vecchio. È morto. Morto di spavento. La smorfia sul suo volto è terrificante: la bocca ancora aperta in un grido ormai muto, gli occhi sgranati che fissano il camino, le mani rigide ancora aggrappate ai braccioli della poltrona. Di fronte a lui, la testa di una capra al centro di una pozza di sangue che macchia un prezioso tappeto; tutto intorno, altri simboli disegnati.
N.1 ha fretta, vuole andarsene velocemente. Estrae la macchina fotografica dallo zaino e scatta qualche foto, poi, intontito dallo strano fumo, si avvia all’uscita.

2022-04-28

Aggiornamento

Dopo i ringraziamenti fatti sull'onda dell'emozione ecco i ringraziamenti ufficiali. GRAZIE A TUTTI! Il Traguardo delle 200 copie è stato raggiunto, ora inizia un nuovo viaggio nel quale avrò ancora bisogno del vostro sostegno. Vi terrò informati di ogni sviluppo perché, se io sono il padre di questa opera, voi siete almeno zii perciò Grazie Grazie e ancora Grazie. Dario

Commenti

  1. (proprietario verificato)

    Bella prima scrittura, inizi e non smetti più di leggerlo.
    veramente ottimo, attendo il prossimo.
    grande Dario

  2. (proprietario verificato)

    Bell’esordio di questo giovane scrittore cresciuto tra la nebbia e la musica. Consigliatissimo!!!

  3. (proprietario verificato)

    Un ottimo esordio! Divertente, coinvolgente, scorrevole: lo consiglio caldamente e aspetto la seconda fatica di Dario!

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Dario Rainoni
Nasce in provincia di Bergamo il 1° aprile 1977. Figlio degli anni ’90 con la camicia a scacchi, si diploma come Perito aziendale e oggi gestisce con la sorella un laboratorio di serigrafia. Consumatore compulsivo di libri, ama il cinema, la musica e i fumetti. “Storia di un fantasma giovane” è il suo romanzo d’esordio.
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