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Storia di un’incantevole creatura smarrita

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Martha è un’adolescente introversa: ama la lettura e lo stile gotico, che caratterizza i suoi vestiti di colore nero e il make-up marcato. Un giorno, di ritorno dalla biblioteca, incontra il misterioso signor Ardisson, che sembra essere uscito dalle pagine di un libro. Nonostante la freddezza dell’uomo, Martha è determinata a saperne di più sul suo conto e ben presto scopre che è uno dei soci fondatori del Circolo degli Annoiati, che ha scritto un libro su due sfortunati amanti e che custodisce dei segreti da molto tempo, nei quali Martha è a sua insaputa coinvolta.

CAPITOLO UNO

Conobbi il signor Ardisson un pomeriggio di metà aprile. Era seduto su una panchina di un parco adiacente alla scuola elementare. Erano circa le 15:50. Passeggiavo di lì per caso. In lontananza rimasi attratta dalla sua figura particolare. Un uomo chino con un quaderno appoggiato sopra le ginocchia e intento a scrivere. Aveva capelli lisci e scuri appena sotto le orecchie ed era vestito con un completo di tweed grigio. Il papillon rosso acceso era la prima cosa che si notava da lontano.

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Avvicinandomi mi accorsi che indossava anche una camicia bianca inamidata e che il quaderno era appoggiato sopra una cartella portadocumenti di pelle marrone. Un soffio di vento gli spostò una ciocca di capelli sugli occhi che lui ripose prontamente dietro le orecchie. A guardarlo così perso nel suo mondo ricordava vagamente il fidanzatino innamorato di Peynet. Non so perché fui attratta da questa figura sconosciuta. Una figura senza tempo. Andai a sedermi sulla panchina davanti la sua. In silenzio lo osservavo mentre ascoltavo musica dalle cuffie. Stavo ascoltando Man that you fear dei Marilyn Manson, l’unica canzone che mi piaceva del gruppo. L’innamorato di Peynet alzò distrattamente lo sguardo verso di me. Occhi verdi magnetici. Poteva avere sui trentotto anni, forse. Ricordava un po’ anche quel famoso disegno che il poeta Verlaine fece di Rimbaud, forse. Aveva uno sguardo cupo ma nello stesso tempo romantico. Era come un cristallo: potevi coglierne le diverse sfaccettature in base a come lo osservavi.

Fuori dai cancelli della scuola elementare iniziarono ad arrivare i genitori a prendere i figli. Una donna sui trentanove anni portati male si sedette sulla stessa panchina dove era seduto l’innamorato di Peynet. Aveva capelli sporchi raccolti con un mollettone, il viso truccato volgarmente ed era vestita con poco gusto. Le guardai le scarpe. Oscene. Stivaletti verniciati di nero col tacco a spillo e una pacchiana catena dorata come ornamento. Accese una sigaretta e osservò l’uomo, intento a scrivere, masticando chewing-gum come se stesse ruminando. Lui non sembrò essersi accorto della presenza della donna. Notai che aveva pure le gengive grigie. Nonostante non fosse di bella presenza, sembrava credersi una donna attraente. Lo si notava dalla sua disinvoltura. Dopo un po’ sembrò essersi stufata di osservare l’uomo scrivere e iniziò a parlargli.

«Ciao, Ugo» disse la donna.

L’uomo lentamente e con la coda dell’occhio guardò verso la donna. Quando la riconobbe rispose al saluto.

«Buon pomeriggio.»

«Allora, anche oggi sei venuto tu a prendere i figli a scuola?» chiese la donna con un tono insolente.

«Sì» rispose l’uomo tornando a volgere lo sguardo verso il quaderno, segnale che non aveva voglia di conversare con la donna dalle gengive grigie.

«Bianca non può più venire a prendere i figli?» proseguì la donna incuriosita.

«Ho deciso di venirli a prendere io.»

«Mio figlio Maicol mi ha detto che il tuo ha raccontato a scuola che hai perso il lavoro» aggiunse lei sempre più invadente.

«Sì» rispose svogliatamente l’uomo.

Sembrava che la sfacciata curiosità della donna non fosse compatibile con la riservatezza dell’innamorato di Peynet.

«E mo, come fai con tre figli a carico? I figli costano, sai? Guarda, se succede a mio marito di perdere il lavoro… e sono problemi, sai? E l’affitto, e le bollette, e i finanziamenti… ma non sai quanti soldi spendo io al mese… no, non posso concepire una situazione del genere» disse con una parlata ignorante.

Il signor Ardisson sembrò non badare alle affermazioni della donna. Continuò a rivolgere lo sguardo verso il quaderno dove stava scrivendo prima di essere interrotto.

Provai fastidio nell’invadenza di lei. Avrei voluto intromettermi solo per dirle di farsi i fatti suoi, ma rimasi in silenzio a osservare la scena dinanzi a me. Nonostante ritenessi il comportamento della signora scortese, dovevo ammettere che grazie alle sue domande invadenti stavo ottenendo informazioni sull’innamorato di Peynet.

«Ma qualche settimana fa ho visto Bianca venire a prendere i figli con un uomo. È il compagno con cui sta ora?» domandò senza ritegno la donna.

«Guardi, signora, vedo che sa più cose di me. La prossima volta che ho bisogno di avere qualche informazione sulla mia famiglia chiederò a lei» rispose seccato l’uomo.

Il tono che utilizzò fu comunque pacato e tranquillo per gli standard della donna, pertanto la signora dalle gengive grigie non sembrò badare più di tanto alla risposta sarcastica che l’innamorato di Peynet le aveva rivolto per alludere alla sua invadenza.

Lei, però, non sembrò demordere.

«Quando vedo Bianca fuori dai cancelli della scuola, cerco di farci quattro chiacchiere ma sembra sempre avere fretta. Bella donna, la tua ex moglie. Piacerebbe anche a me arrivare così alla sua età.»

L’uomo la guardò dritta negli occhi, poi le rispose: «Innanzitutto, è ancora mia moglie. E poi, non capisco perché dice che le piacerebbe arrivare così all’età di mia moglie. Io non so quanti anni abbia, ma non credo che mia moglie sia più vecchia di lei.»

«Guarda che io ho solo trentanove anni, mica ne ho quarantotto come tua moglie» rispose indispettita la donna.

«Be’, però si è accorta anche lei che nonostante abbia quasi dieci anni in più sembra più giovane di lei» replicò spazientito l’uomo.

Scoppiai a ridere, ma camuffai la risata in un colpo di tosse.

«Ma come ti permetti?» esclamò la donna e, offesa, si alzò e se ne andò.

L’uomo abbassò lo sguardo verso il quaderno e riprese a scrivere. Lo adoravo. Non potevo andarmene. Rimasi ancora lì seduta a osservarlo ascoltando musica dalle cuffie. Nonostante non andasse di moda tra la maggioranza dei miei coetanei, i miei gusti musicali erano radicati nel vecchio gothic rock e post punk. In quel momento stavo ascoltando The Witch dei Rosetta Stone.

2022-08-16

Aggiornamento

Ringrazio tutti i sostenitori che hanno creduto nel mio progetto soprattutto quelli che mi hanno aiutato a fare da passaparola! Ringrazio quelli che hanno letto in anteprima la bozza, quelli che si interessavano a sapere a che punto fosse la campagna. È stato un viaggio anche per me partecipare a questo crowdfunding... GRAZIE!

Commenti

  1. Veronica Grieco

    (proprietario verificato)

    Si tratta di un romanzo fantasy con una trama molto avvincente, pieno di colpi di scena. I personaggi sono ben costruiti e poliedrici. La storia non è affatto banale. Vi terrà incollati fino alle fine!

  2. (proprietario verificato)

    Un’incantevole scoperta! Libro molto scorrevole e gradevole da leggere che prende fin da subito.
    Super consigliato!!

  3. (proprietario verificato)

    Un libro scorrevolissimo! L’ho letto durante le pause di lavoro, e spesse volte mi sono ritrovata a fare tardi perché non riuscivo a smettere di leggere… dovevo scoprire cosa sarebbe successo nelle vite di Martha e del sig. Ardisson! Oltretutto è un libro che ti aggancia già dalle prime pagine, inizia col botto..e finisce col super botto!
    Consigliatissimo per tutti i lettori che amano storie misteriose e coinvolgenti.

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Edel Goth
è nata a Milano. Ama le volpi, il tè, le ambientazioni gotiche, la lettura e le culture orientali. Si iscrive a diversi corsi di disegno e nel tempo libero scrive. Trovata l’ispirazione, si dedica alla scrittura del suo romanzo, Storia di un’incantevole creatura smarrita.
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