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Stringi la mia vita. Storia di una crocerossina

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Ettorina è una giovane donna, fa la crocerossina e vive a New York, sul finire degli anni Cinquanta. Ben presto si ritrova a dover compiere scelte difficili, come quella di assistere i condannati a morte che hanno offerto la loro vita per sperimentazioni scientifiche. Il suo cuore, però, è rimasto in Italia, dove ha lasciato Carlo. Il loro è un amore ostacolato da differenti visioni del mondo e dall’intransigenza del padre di lei. Quando poi Ettorina viene convocata nel Comitato sanitario delle Olimpiadi di Roma del 1960, si trova a dover prendere una scelta di vita: tornare a casa e vivere finalmente la promessa di futuro con Carlo, oppure portare a termine la sua missione umanitaria.

PROLOGO

Nel cortile interno di una casa sita in via Piave a Mortara, sabato 2 luglio 1949, si svolgeva una bella festa di famiglia. Il giorno prima l’umidità dell’aria si era scaricata in un furioso temporale di cui già a sera non si avvertiva più traccia. Al mattino il cielo si era riempito di luce, nell’azzurro terso e pulito volavano le rondini e all’orizzonte si stagliava nitido tutto l’arco alpino fino a incontrare gli Appennini a sud e formare così un cerchio pressoché perfetto. Molti erano i motivi per stare allegri. La povera gente ne trovava davvero tanti.
Si era conclusa da poco la raccolta del grano anche nel piccolo podere della famiglia di Sampietro Giovanni Battista. Il rito antico della mietitura si ripeteva ogni estate; quell’occasione però era particolare. Da soli quattro anni si era usciti dalla tremenda guerra che aveva distrutto milioni di vite umane, ma, grazie a Dio, il tessuto sociale teneva così come la solidarietà degli uni verso gli altri. La moglie di Giovanni Battista, Carlotta Maria Buffa, chiamata semplicemente Maria, era un esempio di carità attiva e generosa. Pur dovendo badare agli interessi della loro bottega, dove vendevano latte e generi di prima necessità, riusciva a risparmiare, rinunciando a molte cose, per aiutare gli altri. Così in tempo di guerra e subito dopo, allorché per acquistare il pane quotidiano bisognava avere la tessera, spesso raddoppiava le razioni senza farle pagare, conoscendo le ristrettezze in cui molte persone versavano. I vecchi, magari soli, avendo perso tutto, la commuovevano intensamente. A loro avrebbe dato il poco che aveva pur di vedere un sorriso sui loro volti rugosi.

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Quel giorno era il suo compleanno, ma la festa era tutta per Paolo, il suo primogenito, che era stato consacrato sacerdote nella solennità dei Santi Pietro e Paolo, il 29 giugno. In lei si alternavano la pienezza della gioia e una sottile vena di malinconia: la gioia di avere assistito alla prima Messa celebrata dal figlio e la malinconia di lasciarlo andare in modo molto più radicale di quanto avvenga per una madre che vede il figlio sposarsi. Il suo animo era lieto: Paolo, ne era certa, l’avrebbe accompagnata e sostenuta con la preghiera fino all’ultimo passo, fino alla morte; d’altro canto, lei sarebbe stata al suo fianco, discreta e presente, divenendo partecipe della missione pastorale che il vescovo gli avrebbe affidato.
Quel giorno era davvero speciale. Tutte le sorelle e i fratelli di Maria erano lì con lei, come i due fratelli del marito: Carlo e sua moglie e don Francesco, anche lui sacerdote. Mancava solo la cognata emigrata in Argentina con la famiglia.
Maria li guardava compiaciuta e orgogliosa di loro mentre gustavano le torte di mele che aveva preparato, seduti attorno al tavolo di pietra. Erano Angela, Clara, Elena, Felicita, Rosa, Teresa, Giuseppe, Carlo e Silvestro.
Il suo sguardo, mai sazio, si spostava continuamente dalla generazione degli adulti a quella dei giovani che se ne stavano per conto loro a parlare. Si stupiva continuamente di quanto fossero belli, attenti alle parole di Paolo, il più grande di loro.
L’allegria era delicata, ma palpabile. Il Don, il 10 agosto, avrebbe compiuto venticinque anni dei quali diciannove in seminario. Era entrato da bambino e aveva frequentato tutti gli ordini di scuola fino alla teologia. Si era anche diplomato in musica sacra.
Maria si interrogava se avesse fatto bene ad affidare un bambino tanto piccolo alla cura dei precettori del seminario di Vigevano, ma le doti, di intelligenza e di cuore, di suo figlio, non potevano andare sprecate. Quello era il modo migliore per farlo studiare in un momento di gravi ristrettezze economiche. Alla decisione l’avevano spinta il cognato don Francesco e suo marito, ma anche lei era d’accordo. Del resto, si fidava della Provvidenza, sapendo che essa non avrebbe permesso mai nulla di male ai suoi figli. Per esempio, Pierluigi, il cugino più giovane di Paolo, pure lui avviato alla vita sacerdotale, si era accorto che non era quella la sua vocazione e aveva invece scoperto di amare la musica, così aveva abbracciato total-mente quella strada. C’era da figurarselo se, già a cinque anni, arrampicandosi sul seggiolino del mungitore, Pierluigi suonava il piano senza conoscere una nota. Tutto a orecchio.
Accanto a Paolo c’era la sorella Adelaide, di cinque anni più giovane, che avrebbe iniziato a insegnare Economia domestica nelle classi dell’Avviamento. Attorno a loro, i cugini Ettorina e Pierluigi, figli del fratello di Giovanni Battista, Carlo. Invece dalla parte dei Buffa non c’erano cugini, un po’ perché Maria era l’ultima della nidiata e quindi le poche sorelle e i fratelli sposati avevano figli quasi della stessa età della zia e un po’ perché abitavano lontano dalla città ed erano indaffarati con le loro occupazioni.
«Don, dicci a quale parrocchia ti ha assegnato il vescovo» chiese Adelaide con apprensione. Le era mancato tantissimo quell’unico fratello più grande di lei di cui aveva sempre sentito parlare come di un ragazzo bravissimo, ma che non vedeva mai se non un mese in estate. Avrebbe voluto conoscerlo maggiormente ed essergli più vicina.
«Adelaide, ho una bella notizia da darvi. Stamattina sua eccellenza, monsignor Alberto Picconi, mi ha comunicato la sede. Sarò coadiutore a Santa Croce, proprio qui a Mortara. Mamma, papà, avete sentito. Sarò qui vicino a voi. Sia ringraziato il Signore.»
Voci festanti e liete accolsero l’annuncio di don Paolo che era commosso. Avrebbe avuto modo di seguire i genitori e di occuparsi della sorella che gli sembrava diventata una giovane donna davvero straordinaria. Tra le altre qualità, Adelaide aveva una voce bellissima, da contralto. Nel suo entusiasmo, don Paolo si prefigurava la formazione del coro e del gruppo di Azione Cattolica. Adelaide e le sue amiche si erano date un gran da fare durante le elezioni del ’48. Appartenevano a uno dei numerosi gruppi spontanei sorti fra tanti giovani cattolici per sostenere il partito della Democrazia Cristiana, così come in precedenza, già durante la guerra, avevano frequentato l’oratorio femminile senza lasciarsi spaventare dalle minacce e dalle intimidazioni, prima dei fascisti, e poi, dopo il 25 aprile del ’45, dei comunisti. Adelaide aveva la stoffa della combattente perché non se ne stava tranquilla nelle sue occupazioni femminili, ma era appassionata alla vita che vedeva intorno, partecipando a dibattiti politici e sostenendo con forza e coerenza le sue motivazioni con chiunque. Anche Ettorina era come lei: non taceva se riteneva fosse commessa un’ingiustizia. Trascorreva le vacanze estive a casa, ma a settembre ripartiva alla volta di Parigi dove l’anno seguente avrebbe concluso i suoi studi di Lingue straniere alla Sorbona.
Il sole al tramonto avvolgeva di luce calda le teste dei cugini seduti in cerchio. Si distingueva la tonaca di don Paolo.
Erano belli insieme, quei ragazzi! Maria li guardava e sperava ardentemente che le loro aspirazioni e i desideri dei loro cuori si innalzassero verso il cielo come una preghiera, accolta lassù e benevolmente realizzata. Sarebbe stato il regalo più bello per il suo compleanno.

2022-05-08

Evento

In occasione della festa della mamma, presenterò il libro nel paese dove ho vissuto molti anni della mia vita. La presentazione si svolgerà l'8 maggio 2022 alle ore 15.30.
2022-04-30

Aggiornamento

Carissimi, vorrei ringraziarvi tutti di cuore poiché avete reso possibile il raggiungimento del primo obiettivo delle 200 copie pre ordinate con il vostro concreto sostegno. Sono onorata di conoscere la maggior parte di voi e ancora più grata a coloro che pur non conoscendomi mi hanno dato fiducia. Sento una grande responsabilità nel portare avanti il progetto editoriale del libro che ha come finalità principale quella di donare non solo una piacevole lettura - lo spero tanto - ma soprattutto di mostrare la bellezza della speranza e della bontà per le vite di tutti noi. Il ricavato del libro sarà devoluto alle opere della Croce Rossa e di Enti affini. Grazie!
2022-03-26

Aggiornamento

Pubblicato articolo sulla Provincia Pavese.
2022-03-29

Aggiornamento

Oggi la Cri nazionale ha pubblicato un comunicato sul romanzo dedicato alla crocerossina Ettorina Sampietro. Di seguito il link al quale collegarsi. https://cri.it/2022/03/29/cri-mortara-un-libro-a-ricordo-della-crocerossina-mortarese-ettorina-sampietro/
2022-03-23

La Lomellina

Pubblicato l'articolo sul romanzo dedicato a Ettorina Sampietro, a firma di Giorgio Giuliani, vicepresidente del Comitato della Croce Rossa di Mortara.

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Maria Giovanna Fantoli
È nata a Novara nel 1959. È laureata in Filosofia e in Lettere moderne e ha conseguito il dottorato di ricerca in Scienze pedagogiche. In pensione dall’insegnamento nella scuola secondaria di secondo grado dopo quarant’anni di attività, continua a occuparsi di letteratura e di didattica. Fin dalla giovinezza si è dedicata alla scrittura di romanzi, racconti, poesie e saggi.
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