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The dog days – Giornate da cani

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Arianna è una giovane donna in piena crisi esistenziale che ha superato i trent’anni ma non è diventata ciò che i suoi genitori speravano diventasse. È rimasta, invece, quella di sempre: una nerd, appassionata al rock e al metal, che affronta il mondo con ironia e convive con una sensazione perenne di disagio che le ruba un po’ di felicità ogni giorno. Ma l’incontro fortuito con uno shih tzu con il nome da rockstar dà una piega nuova alla sua vita: si trova così ad affrontare ogni giorno un’avventura e ad aprirsi a nuove conquiste insieme a Ozzy, che le dimostra che la vita può essere affrontata anche con leggerezza. Basterà un cucciolo a risollevarle l’umore e regalarle quel coraggio e quella determinazione fondamentali per tirare fuori tutta la sua forza, affrontando a testa alta ogni sfida che il destino le porrà davanti?

CINQUE MINUTI PRIMA CHE LA MIA VITA FINISSE SOTTO UN CAMION

Il mio cane è entrato nella mia vita cinque minuti prima che questa andasse a finire sotto un camion. I cinque minuti sono da intendersi in senso ovviamente metaforico, il tempo “umano” intercorso tra l’arrivo di Ozzy e quello della tempesta perfetta è stato di qualche mese. Ma è necessariamente da questo assunto che dobbiamo partire per scrivere questa storia che, mentre la sto scrivendo, nella torrida estate del 2022, non so assolutamente che direzione prenderà.

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Chi tra i miei amici e conoscenti crede nella predestinazione mi ha già detto che certe cose non accadono per caso; che la trotterellante palla di pelo che di punto in bianco ha assunto saldamente il comando dell’aereo impazzito che era stata la mia persona sino a quel momento, è arrivata al momento “giusto”.

Giusto per cosa? Per salvarmi?
Per carità.
Io ho sempre avuto un talento incredibile per cacciarmi in situazioni paradossali, in qualche caso ai confini della realtà; ma mai si dica che qualcuno sia stato costretto a venire a salvarmi.

Donzella fragile e piagnucolosa che aspetta il principe azzurro o la fata turchina che la salvi dal drago cattivo? No, grazie. Ho pensato da me a farmi i capelli azzurri, turchini e anche violetti. E i draghi cattivi, se sotto forma di dinosauri, io li ho sempre amati (volevo fare la paleontologa).

L’istinto al cambiamento, all’essere perennemente in movimento, nel lavoro e nella vita, mi si è rivelato spesso utile per evolvere, e anche per tirarmi fuori da svariati casini. Ma non si può dire che sia una che ama la stabilità. Anche quando tutto sembrava andarmi bene, ho sempre cercato qualcosa che non sapevo con precisione nemmeno io cosa fosse, finendo puntualmente per buttare all’aria tutto quello che avevo costruito, a intervalli più o meno regolari.

Per questo, non so se credo o meno al destino. Di sicuro non credo nell’ancora di salvezza piovuta dal cielo, anche se quell’ancora si presenta con le sembianze dell’essere che amo di più al mondo.

Di certo, però, l’arrivo di Ozzy è stato il punto di snodo di una serie di coincidenze troppo assurde perché persino io, scientista e rigorosa fino al midollo, possa credere che siano casuali. Ozzy avrebbe dovuto essere il punto fermo che avrebbe chiuso un periodo nero, e invece è diventato il motore propulsivo di qualcosa che non avevo preventivato, di un processo che ha incluso in ugual misura tragedie e miracoli. Se dovessi credere che quello che è successo negli ultimi cinque anni sia solamente frutto del caso, dell’entropia, del caos, allora probabilmente mi dovrei classificare come una persona assai più disperata di quanto io già non sia.

Parliamoci chiaro: chiunque condivida un pezzo di strada con un animale potrebbe scrivere un libro sulla propria esperienza. Io non sono più bella né più brava di nessuno, e, abbiate fede, se c’è una cosa nella vita che NON dovete fare, ne va della vostra incolumità psicofisica, è prendermi come esempio.

Perciò vi rassicuro: questo libricino non parlerà di self-help, di coaching, di rebirth, di empowerment, di skills.

No.

Casomai, sulla copertina dovrebbe essere stampato a caratteri cubitali Do not try this at home, perché non vorrei spingere nessuno a prendersi un piccolo amico peloso per cambiare la propria vita.

Perché ve la cambiano.

E potrete avere tutti gli animali domestici che vorrete, e vi affezionerete a tutti, ma a un certo punto arriverà quello. Quel piccolo folletto che innescherà una rivoluzione che, ne sono convinta, non tutti sono pronti a cavalcare nel momento in cui arriva.

Io, di sicuro, non lo ero, e più che cavalcare l’onda ci ho annaspato malamente, rischiando a più riprese l’annegamento.

Quindi mi piacerebbe solo raccontarvi una storia, e forse farlo servirà più a me che a voi, perché a un certo punto ho sentito l’esigenza di condividere alcune emozioni. Perciò, se alla fine di questa logorroica sequenza di cani, dinosauri, musica, socio-fobia e assurdità varie, sarò riuscita a strapparvi una lacrimuccia o un sorriso, io la mia scommessa l’avrò vinta: mettere su carta le parole che da anni cerco per raccontarmi, e che solo un cane è riuscito ad abbaiarmi in faccia.

Ah, spoiler: tranquilli, il cane non muore. Qualche umano però sì.

2023-04-02

Scuola di Etologia relazionale

Myriam Riboldi, una persona e maestra straordinaria da cui ho imparato molto di quello che mi è servito per scrivere questo libro, ci sostiene segnalando The Dog Days sulla homepage della Scuola di Etologia Relazionale ©️ https://etologiarelazionale.it/the-dog-days-il-libro-di-arianna-mossali/

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Arianna Mossali
è nata a Treviglio (BG) il 30 maggio 1982. Giornalista freelance e traduttrice, ha lavorato negli ambiti del no profit, della stampa musicale specializzata e dell’organizzazione di eventi culturali. Dal 2018 si dedica principalmente al progetto BMyFriend, come Consulente Relazionale per il Benessere Animale e Umano e operatrice di Etologia Relazionale.
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