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Tra neve e sabbia

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Elsa è una donna bella, alla soglia dei trent’anni, indipendente ed emancipata. Lavora in resort turistici e fa una vita che in molti sognano, ma sotto la corazza nasconde segreti, tormenti e sensi di colpa. Dalle vette innevate delle Alpi fino alle spiagge assolate dell’Egeo orientale, passando per l’arido Nord Africa, Elsa intraprende un viaggio intorno al mondo e dentro se stessa, che la porta a confrontarsi con i suoi limiti e i suoi sogni. Due storie d’amore contrapposte, l’amore sano e disinteressato e quello traditore e calcolatore, scandiscono il tempo del viaggio interiore della protagonista. A fare da sfondo, sempre in agguato, il mostro della bulimia e quello del confronto costante con gli altri, che la mettono di fronte al suo peggior nemico: se stessa.

Sempre devi avere in mente Itaca –

raggiungerla sia il pensiero costante.

Soprattutto, non affrettare il viaggio;

fa’ che duri a lungo, per anni, e che da vecchio

metta piede sullisola, tu, ricco

dei tesori accumulati per strada

senza aspettarti ricchezze da Itaca.

Itaca ti ha dato il bel viaggio,

senza di lei mai ti saresti messo

sulla strada: che cos’altro ti aspetti?”

Konstantinos Kavafis, Itaca

AEROPORTO DI PALMA DI MAIORCA

FINE SETTEMBRE 2018

Aveva accettato quel viaggio quasi per scherzo, e invece ora eccola lì, Elsa, nella sala degli imbarchi dell’aeroporto.

Si era comprata un libro e lo sfogliava pigramente, attenta a osservare gli altri. Aveva sempre sostenuto che la parte migliore di un viaggio fosse il viaggio stesso, nel senso del tragitto.

Per molti quel momento è semplicemente un arco di tempo che separa la partenza dall’inizio della vacanza, che sia, per esempio, un appuntamento di lavoro o un impegno familiare. Per Elsa, invece, era qualcosa di più: un periodo temporale di “non tempo”, un momento solo per lei, un attimo in cui si sentiva al centro del mondo, perché il mondo le passava davanti, era a portata di mano, riflesso sui tabelloni delle partenze che parlavano di luoghi esotici e città vicine.

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Adorava stare seduta lì e osservare chi era con lei nella sala d’aspetto, persone completamente sconosciute che legavano la loro vita alla sua per qualche ora. Erano estranei, ma avevano in comune il numero del volo e la loro, seppur momentanea, meta.

Seduta accanto al banco destinato alle operatrici d’imbarco, Elsa aveva un’ottima visuale e, come una spettatrice, osservava quel palcoscenico che rappresentava la vita degli altri. Famiglie con bambini urlanti, una giovane madre che allattava al seno richiamando primordiali coccole e tenerezze, una coppia di anziani che sfogliava la guida di Marrakech.

Elsa sorrise. La donna indicava le pagine che aveva studiato con attenzione e lui annuiva con pazienza e un sorriso carico di comprensione. Immaginava già la loro vita, magari fatta di sacrifici, drammi, gioie, soddisfazioni, figli. Forse avevano resistito alla rocambolesca avventura di una vita insieme e ora, legati da un tempo immemore, godevano di loro due soli. Per qualche istante Elsa si scoprì invidiosa di quell’indissolubile legame, poi sorrise a se stessa, ricordandosi che le apparenze possono ingannare e magari anche quei due erano imperfetti ma recitavano una grandiosa opera, come attori che seguono il copione.

Spostò lo sguardo poi su un ragazzo che viaggiava da solo. Capelli lunghi, un po’ trasandato, vestiva con jeans e maglietta bianca, la bretella dello zaino l’aveva poggiata su una sola spalla e leggeva un libro sgualcito, e anche lì la sua fantasia iniziò a galoppare. Decise di attribuirgli il ruolo del viaggiatore solitario, alla ricerca di qualcosa che non avrebbe trovato perché non sapeva cosa stesse cercando. Elsa stava immaginando cosa avrebbe fatto lui a Marrakech, ma la voce metallica dai megafoni che chiamava il volo la riportò alla realtà.

Raccolse le sue cose e indossò il cardigan nero che all’ultimo secondo aveva afferrato da una sedia in cucina prima di lasciare l’appartamento di sua sorella a Palma di Maiorca. L’aveva preso per proteggersi dalla pressurizzazione dell’aereo. Ora, mentre infilava le maniche, sperava che non si sentisse l’odore di melanzane che aveva fritto la sera prima, quando aveva improvvisato una parmigiana che aveva gustato sul balcone insieme ad alcuni amici mentre scendeva la notte mallorquina.

Mise il libro che aveva pigramente sfogliato nell’ampia borsa di pelle e si diresse verso la fila che si stava formando.

Mentre cercava il passaporto e la carta d’imbarco pensò quale vita si sarebbero inventati per lei gli altri passeggeri, eventuali inventori di storie, vedendola sola: una donna sulla trentina, alta quasi più degli altri, con un cardigan che le copriva la canotta e i pantaloni di cotone, i cui colori richiamavano il tramonto, rosso, arancio e rosa. Quello era l’unico volo settimanale che copriva la tratta Palma di Maiorca-Marrakech.

Sospirò. Avrebbero potuto immaginare qualunque cosa, ma difficilmente si sarebbero avvicinati alla realtà. Una realtà che non credeva neanche lei stesse vivendo, in viaggio da un’isola, dalle Baleari verso il Nord Africa.

Ecco un altro motivo per il quale adorava il viaggio: mentre percorreva la distanza tra punto di partenza e destinazione si illudeva che tutto venisse dimenticato, perdonato, giustificato, che il tempo si fermasse perché lo si stava percorrendo.

L’essere in un non luogo le dava la sensazione di potersi distogliere dalla realtà e così anche quel giorno, appena salita sull’aereo, staccò le spine dei pensieri reali e mentre si accomodava sulla poltrona che le avevano assegnato si dedicò ai pensieri più improbabili. Avrebbe potuto recitare qualsiasi copione, per due ore poteva permetterselo.

Poco dopo il decollo si addormentò, per risvegliarsi solo con la voce dell’assistente di volo che annunciava l’atterraggio in massimo venti minuti. Si ricompose, si guardò intorno per guardare gli altri passeggeri, ma aveva perso di vista la famiglia, la neo mamma, la coppia felice o infelice, il ragazzo trasandato alla ricerca del suo io.

Si concentrò. L’annuncio dell’arrivo imminente la riportò alla realtà. Una sensazione di vuoto nello stomaco le fece capire che il tempo non tempo che si era concessa stava scadendo e presto si sarebbe trovata di fronte alle sue scelte, al vero motivo per cui era su quel volo.

Cercò di farsi coraggio mentre con un nodo allo stomaco vedeva la realtà, in quel momento fatta di campi aridi e colori che variavano dal marrone scuro al giallo chiaro, avvicinarsi. Poi, man mano che scendevano di quota, notò che faceva capolino una linea grigia dritta, presumibilmente un’autostrada che tagliava a metà campi secchi e blocchi di case quadrate color argilla circondati da una catena montuosa, magari l’Atlas di cui aveva letto in qualche libro.

Guardava il paesaggio sconosciuto per scoprire e iniziare a familiarizzare con il luogo. Il suo senso di colpa l’aveva portata fino a lì.

Troverai qui tutte le novità su questo libro

Commenti

  1. Paolo Beffagnotti

    (proprietario verificato)

    La storia di Elsa e’ semplicemente bella bella! Ho letto il libro in 2 giorni, alla sera e un mattino presto durante il weekend. Non ti accorgi del tempo che passa mentre leggi, arrivato alla fine scopri che Elsa ti manca e vorresti scoprire ancora qualcosa sulla sua vita e le sue avventure nel mondo. #consigliato #danonperdere

  2. (proprietario verificato)

    È un libro scorrevole e piacevole. Mi sono immersa totalmente nelle descrizioni dei luoghi scritte talmente bene che quasi provavo freddo leggendo i capitoli ambientati a Courmayeur sulla neve e fame leggendo i capitoli con la descrizione di deliziosi piatti Marocchini, Greci e Belgi!
    La protagonista ispira forza e tenacia nel
    perseguire la ricerca della felicità e del compagno di vita ideale.
    Avrei voluto fosse più lungo ma purtroppo ho terminato la lettura in pochi giorni.
    Spero che l’autrice abbia già in cantiere un’altro bel racconto come questo, lo leggerei sicuramente molto volentieri.

  3. (proprietario verificato)

    Ho letto la bozza in 2 giorni, non riuscivo a staccarmi dalla quotidianità di Elsa e dalle sue avventure di vita. Non vedo l’ora di avere il libro tra le mani per poterne sfogliare le pagine e rivivere le gioie e le paturnie della protagonista.
    È un racconto contemporaneo che analizza disagi e malattie senza vergogna.
    I disturbi alimentari, la violenza psicologica sulle donne sono tematiche diffuse ma di cui purtroppo si parla ancora troppo poco e Elsa attraverso le sue parole ispira e conforta.
    Adoro il personaggio Georges! Un gentil’uomo d’altri tempi, il sogno di ogni donna che per Elsa si avvera. Beata lei!
    Mi auguro di poter leggere in futuro altre
    sue avventure, già mi manca!

  4. (proprietario verificato)

    Lettura scorrevole e piacevole, scorri le pagine senza neppure rendertene conto. Le descrizioni sono coinvolgenti e reali sembra di vivere i posti e sentire i sapori e gli odori delle cose che vengono descritte.
    Ho molto apprezzato che la protagonista non sia la solita eroina perfetta ma viene raccontata con i suoi limiti e problemi senza vergogna. Quando ho finito di leggerlo ho provato quella profonda sensazione di sentire la mancanza dei personaggi, in particolare di Elsa che viene voglia di abbracciare. Lo consiglio!

  5. (proprietario verificato)

    Ho finito la bozza inviata in meno di 24h ( nonostante sia corposa)…perché la storia di Elsa si legge tutta d’un fiato, ma non per questo priva di riflessioni profonde. Una scrittura spigliata, a tratti ironica, a tratti malinconica…Elsa e la sua ricerca della pace interiore,della sua Itaca, del suo sentirsi soddisfatta di se stessa senza cercarsi nello specchio altrui vi terranno incollati ogni pagina che sia ambientata in Marocco,sulle nevi, o sul mare del nord 🎈consigliatissimo!

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Nadia Cutracci
nasce a Pescara l’8 Aprile del 1987. Italiana e britannica, adora inventare storie e sognare le vite degli altri. Dopo aver vissuto in Grecia, Francia e Spagna, attualmente il suo posto nel mondo è il Belgio, dove vive con il marito, con cui condivide la passione per i viaggi e i vigneti del mondo. Laureata in Scienze politiche delle relazioni internazionali, lavora nell’Aviazione Civile. Parla quattro lingue e studia il fiammingo. Tra neve e sabbia è il suo romanzo d’esordio.
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