Quando i gemelli Previde, Ettore ed Enea, e la sorellina Elodie restano orfani di madre, perdono anche una parte del loro padre, che a fatica si riprende e ricomincia una vita altrove. I fratelli, ormai grandi, restano uniti e mandano avanti il loro tranquillo ménage, finché Enea non viene brutalmente abbandonato dalla fidanzata e non fa la conoscenza dell’incantevole fotografa Diana Luna, da poco tornata in città. Il suo arrivo coincide, fortuitamente, con un’aggressione subita da Elodie e dalla fidanzatina Nicole, a opera di due misteriosi motociclisti. Nella vicenda si inseriscono anche Annamaria, l’invadente vicina di casa ossessionata dai tre fratelli, Lisa, migliore amica di Enea, innamorata da sempre di Ettore, e Samuele, coinvolto in un misterioso triangolo con Elodie e Nicole.
L’aggressione subita dalle ragazze, cui seguirà l’omicidio di uno dei motociclisti, farà venire alla luce un pesante segreto di famiglia, che rischierà di dividere per sempre i fratelli Previde.
Perché ho scritto questo libro?
Cercavo di raccontare una storia famigliare che avesse radici nella mia terra, la Lomellina, tanto bistrattata dalle istituzioni, quando affascinante nella sua complessità. Avendo una passione per il mistero, ho condito le vicende con un giallo che mettesse a nudo ipocrisie e devianze di persone apparentemente semplici, che però nascondono inquietanti segreti.
ANTEPRIMA NON EDITATA
L’anello c’era, il vino da aperitivo anche. Stavano per arrivare pizzette e salatini dalla panetteria sotto casa, appena sfornati, mancavano solo le patatine nella piccola ciotola.
Enea era in fibrillazione e già si immaginava la scena: dopo aver accolto Clizia, le avrebbe mostrato la fedina per il loro primo anniversario e le avrebbe chiesto di vivere insieme a Novara, per frequentare il quarto anno di Farmacia senza più avere i disagi del pendolarismo. D’altronde, lui avrebbe potuto lavorare in un altro bar, per pagare l’affitto. Per le spese, sarebbe stato sufficiente il mensile che Clizia percepiva come istruttrice di nuoto. Dopo l’arrivo del garzone del panettiere, tutto il cibo era in tavola e, più che un piccolo aperitivo per due, sembrava un apericena formato famiglia.
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Finalmente squillò il citofono ed Enea corse ad accogliere la sua ragazza. Gli sudavano le mani e tremava anche un po’. Quando vide Clizia, fece un sorriso tiratissimo e la invitò a entrare, facendola accomodare in salotto.
– Un apericena? Wow, cosa festeggiamo?
– Una settimana fa è stato il nostro anniversario, ma per colpa del lockdown siamo stati lontani due mesi. Volevo recuperare, dopo averti vista ieri.
– Oooh, che carino! Sei troppo dolce, Pallino!
“Pallino” era il soprannome che Clizia dava a tutti i suoi ragazzi. Prima che venisse affibbiato a Enea, infatti, fu di Filippo, Stefano e Luca. Le piaceva particolarmente: pensava fosse tenero, ma non particolarmente sdolcinato.
– Non voglio più stare così tanto tempo lontano da te, Pallina. Sto cercando casa a Novara, voglio vivere insieme a te.
– Vuoi… Cosa?
– Andiamo a convivere, dai! Cerco lavoro in un bar, studio, pago metà delle spese… Tutto quello che vuoi, basta che stiamo insieme!
Enea tirò fuori dalla tasca dei pantaloni la scatola con dentro l’anellino in oro bianco che aveva comprato per Clizia. Lei, spaventata, si bloccò.
– Pallina, cosa c’è? Non ti voglio sposare, è solo una fedina!
– Enea, fermati!
– Enea? Non mi chiami mai per nome…
– Lo so. Ti prego, fermati!
La ragazza gli restituì l’anello, bevve d’un fiato lo spritz e iniziò a sudare freddo. Lui capì e, deluso, mise la scatola da parte e rimase in silenzio.
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