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Consegna prevista Marzo 2025

Ogni mattina, per lavoro, salgo su un treno che mi porta nel centro di Bologna.
Questo libro contiene brevi “flash” di quei momenti passati sul regionale: episodi, realmente accaduti o rivisitati, uniti ai pensieri che mi hanno suscitato. Ad ogni pagina corrisponde un viaggio.

I protagonisti di questo libro sono tanti; sono le persone che ogni giorno incontro, ma che non conosco. Le persone che ogni giorno passano con me alcuni minuti della loro vita. Tutti noi possiamo riconoscerci in uno (o in molti) di questi passeggeri e ogni volta possiamo essere un diverso viaggiatore: un giorno felice, un giorno triste, un giorno pensieroso, un giorno chiacchierone.

Il titolo, “T(r)eneri”, è un gioco di parole. Letto con la lettera “r” richiama il treno; letto senza riassume ciò che penso di tutti noi: che in fondo siamo spesso teneri nei nostri difetti e nei nostri modi bizzarri di rapportarci con gli sconosciuti che incontriamo; che forse, alla fine, così tanto sconosciuti non sono.

Perché ho scritto questo libro?

In treno c’è chi legge, chi ascolta la musica, chi chiacchiera, chi dorme, chi fa i compiti, chi lavora, chi sta al telefono, chi pensa.
Io osservo.
Guardare gli altri mi ha fatto venire voglia di rendere accessibile questo piccolo universo a tutti e nel contempo di mettere a disposizione degli “abitanti” di questo piccolo universo una serie di racconti che li riguardano.
Inoltre di libri pensati così ce ne sono pochi e avevo voglia di lasciare qualche frammento di vita qua e là.

ANTEPRIMA NON EDITATA

480 – 547.

Due ragazzini studiano in treno.

Uno legge.

“Benedetto Da Norcia (480 – 547) fu…”

L’altro lo interrompe, concitato. Colpito dal lampo di genio che colpisce, ahimè solo una volta su cinque, i ragazzi che non hanno studiato, ma che riescono comunque a prendere 8 nelle interrogazioni.

Che, per inciso, a me non colpiva mai.

Ad ogni modo, con il lampo di genio e tutto concitato, lo interrompe.

“Mia madre lo conosce benissimo, va sempre da lui a prendere i salumi, i formaggi….”

“Cristian, guarda le date” gli dice l’altro.

“Eh.”

“Eh!”

“Eh?”

“Oh, tua mamma andrà a Norcia, non da Benedetto Da Norcia!”

Io li adoro, e vorrei mettermi lì con loro a ridere di quello che l’adolescenza può regalare a noi persone adulte. Che nessuno capisce perché non ci sta mai attento. Spesso siamo così indaffarati nelle nostre vite che non ci rendiamo conto dei regali che gli adolescenti ci possono fare. E io vi osservo così belli, e vi voglio già bene.
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Un the.

Una signora si siede di fronte a me.

Io mi faccio i fatti miei.

Lei invece non vuole farsi i suoi ed inizia a parlare.

“Quanti giovani maleducati al giorno d’ oggi”.

E se uno mi vuole far diventare matta questa è una di quelle cose con cui ci riesce. Ci sono ragazzini maleducati, così come ragazzini educatissimi, esuberanti, timidi; ragazzini che pur di non farsi vedere o notare girerebbero con un cappuccio in testa; ragazzini seguiti dalle famiglie perché sì, grazie al cielo ci sono famiglie che ancora li seguono sti ragazzini, li sgridano, cercano di educarli e di insegnar loro i valori.

Allora stai zitta, tu di fronte a me che parli di una cosa solo per fare conversazione, ma sei più banale di una noiosa cosa banale.

E quindi ti guardo e faccio un cenno dal quale si dovrebbe capire che non voglio continuare il discorso.

Un sorrisino mezzo sghembo, che forse sbaglio a sghembizzare, perché tu ti senti incoraggiata ad andare avanti.

“E per di più tutti stranieri, che portano pure le malattie”.

Ci mancava un po’ di razzismo.

“Perché io ne ho prese di malattie, ho lavorato anni e anni a scuola coi bambini (-e tanti auguri- penso io) e mi sono presa ogni malattia che girava per le classi: la scarlattina, la varicella e la rosa canina”.

Giuro che dice proprio “rosa canina” e giuro che io non le scoppio a ridere in faccia solo perché poi le dovrei spiegare il tutto e non mi va.

Proprietà.

Chi la stabilisce la proprietà del bracciolo del treno?

Forse vale la filastrocca che ci insegnano fin da bambini: chi primo arriva, meglio alloggia.

O almeno stabiliamolo.

Il bracciolo del treno è del primo che arriva.

Tutto chiaro, no?

Se sono sul treno da un’ora e tu arrivi, mi spiace: il bracciolo è mio.

Se io però sto facendo altro e per sbaglio mi sto soffiando il naso o bevendo e tolgo, malauguratamente, il mio braccio dal bracciolo?

E’ sempre mio?

Son problemi.

Perché se no si creano siparietti abbastanza fastidiosi.

Io invece che cartelli come “vietato gettare oggetti dal finestrino” o “ogni uso improprio del martelletto sarà severamente punito”, metterei cartelli su cose molto più easy e problemi di uso comune, che tanto chi vuol far il cretino e staccare il martelletto lo fa lo stesso, indipendentemente dal cartello.

Fatto sta che son sul treno da ore e tu arrivi col tuo giornale in mano.

Il treno è vuoto ma oh, a te piace proprio il posto vicino al mio.

Io sto leggendo.

Tu ti spiaggi sul sedile, ti stendi completamente invadendo, non poco, il mio spazio.

Prendi tutto il bracciolo, che tanto prego eh, faccia come se fosse il Sovrano Supremo.

Apri il giornale e metti il tuo braccio che regge la pagina sinistra del giornale davanti a me, così ho il tuo gomito nell’ombelico.

Senti amico, hai sonno?

No, perché potresti anche appoggiare la testa sulla mia spalla e fare un pisolino. Che ne dici?

Ma cavolo, ci vedi che ormai io sono fuori dal finestrino perché tu ti senti molto Megan Gale che fa la pubblicità della Vodafone e dice “tutto intorno a me”?

I nervi. A me saltano i nervi oggi.

Troverai qui tutte le novità su questo libro

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Giulia Giovagnoni
Mi chiamo Giulia Giovagnoni, classe 1987 ed abito in provincia di Bologna.
Mi sono laureata in scienze della comunicazione pubblica e sociale nel 2011 e dopo alcune esperienze differenti ora lavoro nel settore dell’infoltimento e del benessere di cute e capelli.
Credo fermamente che piuttosto che un semplice elenco di informazioni, sia più interessante raccontare ciò che amo, che è anche ciò che mi caratterizza.
Da bambina scopro l’amore per la danza classica, e successivamente mi avvicino anche al modern e al musical. Per problematiche articolari sono costretta a rallentare e decido di provare le discipline aeree innamorandomi anche di questa arte. Adoro gli sport che non sono solo sport, ma che sono anche e soprattutto arte, amo il mare, le risate, gli amici, viaggiare e adoro la vita.
“T(r)eneri” è il primo manoscritto che ho il coraggio di inviare ad una casa editrice.
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