“Trentun rose bianche” è la storia di una ragazza qualsiasi, né bella né brutta, né grassa né magra. Una ragazza anonima: non si nasconde sotto ad una felpa nera col cappuccio e non ostenta tacchi vertiginosi e abitini succinti. Lei è così, una tra tante. Siamo un po’ tutte come Alice. Vorremo essere Brigitte Bardot: icone sexy allo stesso tempo attiviste per i diritti degli animali. Alice in un giorno come tanti, un po’ come quando in un giorno di pioggia Andrea e Giuliano incontrano Licia per caso, incontra e si scontra con Giorgio. Milano, Padova, Bologna: sono le nostre città fatte di strade, di sapori, di voci, che non fanno solo da scenografia agli aneddoti ma si intersecano tra il no detto per spiegare quello che nemmeno chi l’ha vissuto può capire. Una storia d’amore? Un romanzo di formazione? Il preludio di un thriller? Potremo rispondere sì a tutte e tre le domande.
Perché ho scritto questo libro?
Non amo scrivere, io ne ho bisogno. Avevo bisogno di scrivere questa storia, perché quando le immagini prendono la forma delle frasi, del senso compiuto, e i verbi si coniugano al passato, e la voce di chi ha vissuto diventa quella di un personaggio che ci somiglia ma che non siamo noi. Scrivere è un po’ come fare un figlio: anche se ti somiglia tanto, se hai i tuoi occhi e la tua bocca, è altro da te e cammina con le sue gambe.
ANTEPRIMA NON EDITATA
Alice vive a Bologna, è una studentessa fuori sede che si accorge anche di essere FUORI CORSO.
Un giorno come tanti, Alice torna a casa dai suoi e ci rimane un po’ perché ha l’infulenza, così almeno qualcuno si prenderà cura di lei. In preda alla noi Alice smanetta un po’ in rete e si imbatte in una CHAT: PROVALA SUBITO CHAT NUOVA GRATUITA
Chat? Ho sempre snobbato, da buona comunistona radical chic, queste chat da rimorchio. Ma mi annoio. E poi, non mi vede nessuno. Mi nascondo dietro la curiosità. Le chat sono per gli sfigati, sarebbe cosa buona e giusta uscire, parlare con le persone, incrociare sguardi veri di uomini e donne con un nome e un cognome, e non un nickname. Certo, come no, esco da sola con un cartello: “sono sola”, “non conosco nessuno”, oppure “AAA CERCASI COMPAGNIA”. Suona un po’ troppo audace persino per me. Mi auto convinco, ma c’è voluto davvero poco, che le chat sono in questo momento per me la salvezza alla noia e clicco.
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minchiolino 80
civettuola 79
solo tuo
sposatalibera
lucabsx
Alcuni dei nickname. Inserisco i dati richiesti.
Femmina
Bologna
1980 nikname DRUSILLA TANZI
Vediamo chi sa chi è! Entro in questa piazza virtuale, mi siedo sul muretto e aspetto. Una chat pubblica.
Ciao Dru, nuova? E uno smile.
Come avrà fatto ad inserire uno smile? Lo voglio anch’io. Cerco, clicco qua e là.
Disconnessa.
Sei sicura di voler uscire dalla chat.
NOOOO Cosa diamine avrò cliccato??? Freccettina bianca del rinculo non mi tradire (UNDO UNDO UNDO!). Come un’indemoniata ritento l’accesso.
Drusilla Tanzi 2
Il primo nickname non viene accettato, è già in uso.
Ma non era il mio?
Misteri della rete.
Ci riprovo.
Si aprono 3 finestre:
1. Minotauro 69
Ciao sono Mino. da dove? nome? Anni?
2. Laleccotutta Hai voglia? 3. Mario18 Anni?
Rispondo
1. Ciao Minotauro io di secondo nome faccio Teseo!
2. Voglia… non una ma mille!
3. Diciotto sono gli anni?
Rispondono
1. Teseo? Sei maschio allora!
2. Interessante!
3. sì Rispondo
1. No sono femmina. Ma lascia stare Chiudo
2. Chiudo
3. Troppo giovane Chiudo
Un altro clik. Mr. 5000€
Mr. 5000€: Ho sceso dandoti il braccio almeno un milione di scale…
Io: ☺ (nel frattempo ho capito come si fanno gli smile… anni e anni di studio) Conosci Montale?
Mr. 5000€: sì ma a dire la verità ho googlato Drusilla Tanzi. Da dove dgt?
Io: (Drusilla Tanzi): Bologna, tu?
Mr. 5000€: Milano, anni?
Io: 22, tu?
Mr. 50000€: Eheheh… un po’ di più.
Io: Tanti tanti in più? Potresti essere mio padre?
Mr. 5000€: Non così tanti… diciamo che ti avrei concepita a 15 anni. Possibile ma improbabile.
Io: Perché improbabile?
Mr. 5000€: A 15 anni ero un po’… limitato! Ma… dimmi di te… sempre che io non sia troppo vecchio!
Io: No… mi piacciono gli uomini brizzolati… ma, ce li hai i capelli vero?
Mr. 5000€: ☺ (anche lui sa fare gli smile!) certo che ce li ho! Mi dici di te?
Io: Che vuoi sapere?
Mr. 5000€: che fai nella vita? Io: Io… studio, un po’ fuori corso ma studio. Faccio il Dams a Bologna, città dove vivo, ma sono di Padova. Non mi hai ancora detto quanti anni hai. Sincero però.
Mr. 50000€: 40. Troppo vecchio? Io: No, dalle mie parti si dice che gallina vecchia fa buon brodo. E poi… avrai molte cose da insegnare. (mi sembrava una bella frase, ma forse un tantino ambigua in chat, seduti al tavolino di un bar non avrei parlato così)
Mr. 5000€: Cos’è il DAMS?
Io: una specializzazione di criminologia organizzata. Sto preparando l’esame “conosci uno in chat e uccidilo”.
Mr. 5000€: Adesso googlo.
Io: Discipline delle arti musica e spettacolo: un corso di laurea in lettere. Praticamente studio per diventare l’ennesimo numero al collocamento.
Mr. 5000€: Dai… ottimismo! Il collocamento… non ricordavo più esistesse, adesso vanno di moda parole come precariato.
Io: non sono “parole di moda”, sono la triste realtà (mi stavo infastidendo)
Mr. 5000€: Non so, secondo me ognuno è responsabile di ciò che è.
Io: Ma sentilo il quarantenne… siamo in vena di pensieri profondi? Hai googlato pure questo?
Io: (il fastidio aumenta) Comunque io ovviamente non sono d’accordo, sarà un problema generazionale.
Mr. 50000€: Non sono mica un matusalemme.
Io: Ecco appunto… matusalemme è una parola che si sente solo nei film anni Settanta, quelli mandati in onda i pomeriggi d’estate, quelli con i personaggi maschili che indossano il marsupio e quelli femminili con costumi sgambati e un fiocco tra i capelli.
Mr. 5000€: Ma torniamo a noi
Io: Noi? Eh EH… milanese… nun t’allargà!
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