Capitolo 1
Non riesco a respirare. Sento freddo e il cuore che esplode a ogni battito. Sudo troppo, decisamente troppo. La saliva ha un orrendo gusto di metallo. Inspiro, espiro, inspiro, espiro ancora più forte, ma non sembra che entri ossigeno. Non entra nulla, ogni volta che apro bocca mi viene da vomitare. La vista si appanna, guardo il Gin Tonic da solo sul bancone bagnato. Il ghiaccio è praticamente sciolto.
Devo restare calmo. Sto per urlare, ma non posso, mi prenderebbero tutti per matto. Accanto a me c’è un tipo con la barba rossa. E tagliatela, perdio, ché fai schifo. Come minimo prenderà anche più fica di me, ’sto stronzo. Gli tirerei il cocktail in faccia. Devi stare calmo. Stai agitando la gamba troppo velocemente, fermati! Che strazio non potersi muovere. Contraggo i muscoli, ma non è la stessa cosa. Il battito accelera, sembra che il cuore voglia uscirmi dal petto. Che lo facesse davvero, almeno la finirei qui. No, che cazzo sto dicendo? Non voglio morire. O almeno, non per sempre. Per qualche giorno starmene morto non mi farebbe schifo. La gamba ha ricominciato a muoversi, menomale.
Il tipo con la barba si alza, penserà che sia pazzo. Ci godo, bastardo. Manco un whisky sei riuscito a finire. Scoppiassi te e bruciasse la tua barba. Il bar è affollato ma, per fortuna, non eccessivamente. Guardo il mio bicchiere e prendo un sorso profondo, il livello del Gin Tonic non si abbassa. Inaspettatamente mi accorgo di stare meglio.
Riesco nuovamente a respirare bene. Il tanto odiato tipo con la barba mi ha fatto distrarre. Bastardo.
Esco dal bar col bicchiere in mano. Fa freddo, perciò indosso la giacca di pelle. I vicoli sembrano un flusso continuo di disperazione e autocommiserazione, di ragazzi ubriachi in balia di scippatori professionisti.
Mi appoggio al muro mordendo la cannuccia. Guardo ogni faccia con attenzione. Chissà quante storie in quei volti, quanti sogni e quante paure. Ma poi che cazzo me ne frega di questi sconosciuti? Potrebbero morire che non lo saprei mai. Un po’, però, mi spiacerebbe, dai.
Decido di camminare e di raggiungere Full in piazza delle Erbe. Quando ho iniziato a star male gli ho detto che andavo a pisciare in un vicolo. È tanto ubriaco che non si sarà neanche accorto del tempo passato. Finisco con un sorso il Gin Tonic e appoggio il bicchiere sopra uno scalino. La via che porta in piazza è quella più frequentata da ragazzi ma anche da spacciatori. A nessuno, però, sembra interessare, anzi, ai più la cosa fa molto piacere, soprattutto a chi è come quel tossico di Full. La strada lastricata è leggermente in salita e ogni volta mi viene da bestemmiare. I saliscendi di Genova sono caratteristici se ci passi una volta nella vita, non se ci devi abitare.
Continua a leggereArrivo in piazza, Full è con un gruppo di ragazzi. Strizzo gli occhi per vederli meglio. Sono quei coglioni dei nostri compagni di corso. Come li odio. Secchioni di merda. Cosa ci parla a fare ogni volta non lo capisco. Voglio bene a Full, ma è diverso da me. Veniamo entrambi dal Levante ligure e ci siamo stabiliti a Genova per studiare Lettere. Lui è un simpaticone che vorrebbe far conoscenza con tutti, mentre io passo le mie giornate universitarie in silenzio. Cazzo, come li odio quelli. I classici sfigati che arrivati all’università si credono migliori di tutti perché non è come al liceo, qui tutti devono studiare. Ma andate a fare in culo. Mi manca il liceo in questi casi.
Prima di farmi vedere tiro via e torno verso i vicoli. Giro un po’ e decido di entrare in Chupiteria. Come sempre è piena di ragazzi che ci provano con tutto ciò che respira, implorando di farsi l’ultimo colpo con loro. Patetici. Piuttosto non scopo per due anni. Supero facilmente la folla e chiedo alla barista due Risucchi Mentali, ovvero assenzio e non so cos’altro. Ho bevuto poco e voglio accelerare la mia sbronza senza spendere troppo. Lei fa la solita magia bruciando il liquido e versandolo in un altro bicchiere, procurandomi la sensazione di una cascata infuocata. Devo ammettere che le prime volte lo spettacolo mi piaceva, ma dopo venti volte sinceramente vorrei soffiarle addosso e bruciarle i capelli. Che poi, poverina, è pure mezza buona, ma mi sta un po’ sui coglioni.
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