So di essere una persona privilegiata, di far parte di quella cerchia di individui al mondo i cui desideri, le ambizioni, i sogni si realizzano. So di essere circondata da persone che farebbero carte false per essere al mio posto, che invidiano la mia posizione, la mia carriera e – perché nasconderlo – anche il mio aspetto. Ma, in fondo, sono rimasta quella di sempre e, se mi guardo indietro, non posso fare a meno di provare tenerezza ed empatia per la me goffa, ingenua e inesperta di cinque o sei anni fa. Quindi no, l’atteggiamento di superiorità è qualcosa che non tollero, in nessuno, chiunque sia riuscito a diventare (o sia convinto di esserlo).
«Sai, Michi, non so se mi abituerò mai all’arroganza di questa gente» mi sorprendo a dire a voce alta, forse più a me stessa che alla mia assistente. «Ok, sei splendida, stai con uno degli uomini più influenti del momento e non appena riuscirai a far trapelare la cosa, naturalmente contro la tua volontà, diventerai anche famosa… ma in fondo se anch’io sono qui come te, tra l’altro senza dovermi accalappiare qualcuno che considero più influente di me, evidentemente so il fatto mio, non puoi trattarmi con superiorità o dare per scontato che io debba sapere chi sei!»
«Ma, Claire, è impossibile che ti tratti con superiorità,» mi dice lei per tutta risposta «sicuramente hai avuto un’impressione sbagliata! Anche se fosse arrivata ieri in un furgone di schiavi della manodopera a basso prezzo, dovrebbe per forza sapere chi sei, tutti in questo settore sanno chi sei! Non eri anche tu alla settimana della moda a New York a presenziare agli eventi in cui sono state richieste le nostre auto? Non hai aperto tu la gara di oggi con l’intervista in diretta su tre reti, una delle quali stava trasmettendo il notiziario?»
Già è vero, sono stata proprio io. Ma, sarà per questo avanzamento improvviso e repentino – e aggiungo inaspettato! – la sindrome dell’impostore è sempre in agguato. «Sì, in effetti… diciamo che da quando sono diventata responsabile della comunicazione e delle pubbliche relazioni ho acquisito una certa visibilità. Pensa che adesso ho sempre un tavolo riservato da Costés per me e tre amiche, non è fantastico?»
«Ehm, sì, fantastico» mi dice Michelle con tono accomodante. «È incredibile pensare a quanti risultati si possano ottenere non appena si acquisisce una certa notorietà. Sostegno per le popolazioni dei paesi in via di sviluppo, aiuti per le ONG, attenzione alle problematiche delle minoranze e degli oppressi, sensibilizzazione dell’opinione pubblica su problemi quali l’inquinamento e il degrado delle Banlieues… e un tavolo riservato da Costés.»
Mi sembra di notare una leggera vena di ironia in questa sua affermazione.
«Dai, non dire così! So benissimo che non vedi l’ora che sia venerdì per sfoggiare quelle Jimmy Choo che ti ho portato direttamente dalle passerelle newyorkesi, pensa che qui sono ancora introvabili!»
È esattamente per questo che adoro Michelle. Perché lei è la parte più pragmatica, concreta e profonda del mio lavoro. E, visto che il mio lavoro attualmente occupa il centodieci per cento del mio tempo, lo è anche della mia vita. Quando mi lascio prendere dalle fantasie talvolta futili e illusorie che questo stile di vita è in grado di provocare in una persona dall’animo festaiolo come il mio, Michelle mi riporta a pensare agli aspetti più pratici della mia quotidianità, consentendomi di coniugare la mia preparazione e la mia esuberanza con una saggezza e una meticolosità che non mi apparterrebbero per natura. E in questo modo creare un potente mix di estro e strategia, in grado di sbaragliare tutti i possibili concorrenti.
«Sta per iniziare la gara!» mi avverte Michelle mentre sono concentrata a fantasticare su quanto sia fico il mio lavoro, fica la mia assistente, fico il nostro rapporto e fichissimo il tailleur pantalone di Dior che indosso oggi. «Certo che una volta tanto una gonna potresti anche indossarla, hai gambe splendide, non capisco perché ti ostini a nasconderle.»
«Lo sai cosa succede alle donne che indossano la gonna sul luogo di lavoro» le rispondo io, ancora con la sensazione di ricordare qualcosa a me stessa. «Come minimo, soprattutto se sono alla prima esperienza, vengono marcate come “la pornosegretaria” a vita. Se sono nella mia posizione, invece, i dettagli su avanzamenti di carriera sospetti e repentini, o su stipendi guadagnati in posizioni fantasiose in prossimità della scrivania o in camere di hotel di lusso si sprecano.»
«Secondo me esageri» minimizza Michelle. «Io indosso la gonna molto più spesso di te, ho un lavoro fantastico e nessuno ha mai fatto insinuazioni su una possibile relazione con il mio capo… anche se il mio capo mi porta con sé all’inaugurazione di locali alla moda e mi regala scarpe di Jimmy Choo come fossero fazzoletti!»
«Ahah, molto divertente. Aspetta che diventi la strega che tutti si aspettano che sia ora che sono un pezzo grosso e vedrai che smetterai di prenderti gioco di me in continuazione! Ora andiamo a vedere la gara, altrimenti non avrò la minima idea di cosa dire alla stampa. Speriamo almeno che stavolta si concentrino su qualcosa di diverso da Leonardo DiCaprio in visita ai box. Onestamente non saprei di cosa parlare, non sono lì per spiarlo come se fossi l’inviata di una rivista scandalistica, io non so davvero cosa passi per la testa di certa gente!»
«Claire, ti ricordo che tra quattro ore parte il tuo volo per Dubai e, considerando che hanno iniziato a correre da dieci minuti e che da qui al Charles de Gaulle ci sono circa tre quarti d’ora, qualcosa mi dice che non sarai tu a dover rispondere alle domande dei giornalisti a fine gara.»
«Accidenti, continuo a dimenticarmi dell’inaugurazione del concessionario di Dubai, ma perché questa cosa non mi entra in testa? Per fortuna che ci sei tu, Michi!»
«Già, pensavo la stessa cosa…»
«Allora facciamo così, vado a dire a De Tressangle che ho dato istruzioni all’ufficio stampa di far rivolgere direttamente a lui o ai piloti le domande. Se loro non avranno il tempo di rispondere a tutti, ti lascio una scaletta di argomenti da seguire e una lista di frasi che non devono essere pronunciate per nessun motivo in modo che tu possa sostituirmi se sarà necessario, ok?»
«O-ok. Ma onestamente non so se sarò all’altezza, se si aspettano di parlare con il presidente, o almeno con l’Head of Communications, non credo che accetteranno di buon grado che gli venga rifilata un’impiegata qualunque.»
«Ma quale “impiegata qualunque”?! Ti ho detto che ho già sottoposto alla direzione la richiesta della tua promozione e che sarà formalizzata alla convention di mercoledì prossimo? Avranno l’onore di parlare con la nuova responsabile dei rapporti con i media.»
«Ma no, non mi avevi detto nulla!» Ok. Qui c’è bisogno di un discorso ispiratore-motivazionale degno di tutti i peggiori stereotipi del leader perfetto alla guida di una squadra di collaboratori galvanizzati e vincenti. Forse tutte quelle ore trascorse a leggere manuali sulla comunicazione efficace e sull’intelligenza emotiva serviranno a qualcosa…
«Be’, allora te lo sto dicendo adesso. Io lavoro sedici ore al giorno e sono costantemente indietro con tutto, dovrei essere in più posti contemporaneamente e rischio di perdermi informazioni ed eventi fondamentali per il mio ruolo. Non ho bisogno di una segretaria, quello che mi serve è un braccio destro, una persona capace, dinamica, intelligente e proattiva; una persona che sia in grado di fare le mie veci quando io non ho la possibilità di essere presente. Questa persona sei tu, Michelle. E sarebbe terribilmente ipocrita farti svolgere una parte così importante del mio lavoro senza riconoscertene il merito, sia a livello formale che economico. Io e te lavoriamo fianco a fianco, ci siamo capite?»
«Ho capito, capo… cioè, Claire! Sono davvero colpita dalle tue parole, nel mondo del lavoro al giorno d’oggi è davvero difficile che alle persone senza raccomandazioni vengano date delle opportunità così importanti… specialmente se sono delle donne in un settore considerato appannaggio di “tecnici” e in una realtà consolidata e strutturata come questa azienda. Ti sono davvero riconoscente.»
«Scusami, ma che osservazioni anacronistiche e superficiali fai? Questo femminismo stereotipato da quattro soldi non è proprio da te! Neanche mia madre ormai farebbe più un discorso del genere, siamo nel 2000, di cosa stiamo parlando? Sei una persona preparata e capace, hai un forte senso del dovere e sei perfettamente in grado di farti carico di responsabilità che esulano dalle tue mansioni, anche in situazioni di stress. Per me, queste sono le caratteristiche del perfetto manager, nessuno merita questa promozione più di te! Adesso però devo davvero scappare, altrimenti per arrivare in aeroporto in tempo sarò costretta a rubare una delle nostre macchine!»
Elvi Salatino
Consiglio vivamente la lettura di questo libro, molto piacevole sia per la freschezza e scorrevolezza lessicale con cui la sua autrice lo ha scritto sia per il contenuto molto attuale in cui in tanti sicuramente potrete identificarvi. Un viaggio a ritroso che porta alla consapevolezza di se stessi e del proprio ruolo nel mondo del lavoro, imparando a gestire le sovrastrutture e i tentativi di prevarico da parte dei piani alti.
Per ogni salita, c’è sempre una discesa e la protagonista Martina non vede l’ora di percorrerla.
“Tutta una discesa” è un romanzo che racchiude in sè grandi verità.
E’ lo spaccato psicologico del mondo del lavoro del giorno d’oggi e delle sue logiche fatte spesso di abusi di potere e gerarchie.
Martina, la protagonista di questo romanzo, rappresenta le speranze e le disillusioni di molti giovani, cresciuti tra sogni e sacrifici che ogni giorno si devono scontrare con la dura realtà dei fatti per farsi spazio nel mondo del lavoro.
Leggetelo, sono certa che saprà coinvolgervi e lo leggermente tutto d’un fiato come ho fatto io!
Paolo Rossetti (proprietario verificato)
Una scrittura scorrevole che insegue un sogno e il sogno si chiama New York. Un obiettivo non facile per chi si trova alle prime armi con il mondo del lavoro e aspira a una meta così ambiziosa. Simonetta ti porta fra scenari di una metropoli mitica e lontana, prospettive domestiche di un’Emilia che va stretta e note di stupore, riflessioni, disillusioni e speranze. Ti fa ricordare quanto il mondo sia così imprevedibile e misterioso non appena esci dalla scuola, proprio in quel momento dove ti senti grande ma scopri di essere ancora piccolo. Da leggere in un fiato.
IDA PEDRONI (proprietario verificato)
Molto carino, si legge tutto d’un fiato, scritto in maniera intelligente e brillante, la descrizione di tutte le insidie e le disillusioni che si incontrano sul lavoro nonostante aver conseguito con sacrificio una laurea e tutte le aspettative e i sogni.
Complimenti alla scrittrice e aspettiamo il seguito.
Alessandro Sacchi (proprietario verificato)
Ho divorato il libro subito dopo averlo ricevuto e mi è piaciuto tantissimo!! Fresco e brillante.
Mi ha fatto venire una voglia pazzesca di tornare a New York.
È triste e frustrante quello che accade nel mondo del lavoro, soprattutto quando trovi personaggi che fanno abuso di potere o altro ancora.
Questa é una testimonianza importante oltre ad essere un bel racconto di vita. Complimenti all’autrice.
Giorgio Donato (proprietario verificato)
“Se riesci a conseguire la Laurea, mi ripete sempre mio padre, anche se è cosa ben nota a tutti, una volta che sarai entrata nel mondo del lavoro e avrai un po’ di esperienza, per una persona intelligente e capace come te sarà tutta una discesa!”
Questo brano simboleggia, amaramente, uno spaccato della vita di inizio millennio. Una vita ancora non “smart”, in cui i giovani si districano tra il lavoro e lo studio di giorno, locali e amici la notte, nella perenne attesa di quella discesa che sembra sempre dietro l’angolo.
In questo libro dal linguaggio gradevole, semplice e brillante sono racchiuse grandi verità e anche uno spaccato psicologico del mondo del lavoro, delle sue logiche e dei suoi eterni difetti.
Martina rappresenta in fondo le speranze e le disillusioni di molti giovani, cresciuti tra sogni e tradimenti.
Una lettura scorrevole per un racconto che si legge tutto d’un sorso