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Tutte le cose in principio sono piccole – Il mistero di Nora Watson

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Consegna prevista Ottobre 2025

Nora Watson ha 15 anni. Vive con lo zio Reginald a Highgate, in Inghilterra, e passa molto tempo nel cimitero da lui diretto: l’Highgate Cemetery. Nora adora le vecchie scatole. È così che incontra Smith Carson, antiquario di Covent Garden. Un giorno Smith le regala un antico portagioie. Il segreto che custodisce, cambierà la sua vita per sempre. Il desiderio di svelare quel segreto, la condurrà verso un lungo viaggio, tra il suo Paese di origine e l’Italia, tra passato e presente ma, soprattutto, attraverso la scoperta della sua storia familiare e della sua identità. La fine, sarà l’inizio di una nuova fantastica avventura.

 

 

Illustrazioni di Erica Cocco:

Sin da quando ero piccola, ho sempre amato disegnare. Sembrava una magia portare in vita, con una semplice matita, mondi e personaggi prima inesistenti.
Continuo da allora a disegnare, nella speranza di poter condividere con gli altri questi mondi fantastici e renderli un mondo “collettivo.”

 

Perché ho scritto questo libro?

Il “Passato” come luogo della fantasia, è sempre stato il mio sogno letterario ricorrente. Il tempo e la sua eco, con il loro fascino, hanno dato il respiro a questo libro. Le suggestioni dei ricordi di bambina, che nascondeva nelle scatole antiche delle nonne e delle zie, piccoli oggetti recuperati nella casa, vecchie foto. Che amava celarsi sotto i tavoli immaginando mondi “altri”. Fingendosi poco umana e regina di quelli. Nora è me. La me di quegli anni. La me che scrive ora.

ANTEPRIMA NON EDITATA

            

Castello di Bobbio

Italia – 1926

Il castello in cui viveva la Contessina Amina era un luogo perfetto per nascondere qualcosa che dovesse rimanere segreto. E il suo era veramente un gran segreto. Aveva giurato di non rivelarlo mai. Per nessun motivo. Sarebbe stata dura non tradire questa promessa e comunque, chi le avrebbe creduto? D’altronde doveva tacere. Aveva giurato, con la solennità che la circostanza imponeva. Un giuramento è un giuramento. Sapeva che quello era il posto giusto. Lì, il suo segreto, sarebbe rimasto al sicuro. La notte le aveva permesso di girare per il castello senza essere vista da nessuno. Nuovamente nella sua stanza, seduta sul letto, accarezzava pensierosa il pelo morbido della coperta. La lampada a gas illuminava appena qualche porzione dello spazio circostante. Un pezzo di carta da parati turchese, con i piccoli cervi blu, ben spartiti da linee e puntini dorati, l’angolo est dello scrittoio e il tappeto rosso corallo, a frange fitte. Come quelle d’un sipario. Amina ci poggiò i piedi nudi per riscaldarli. Percepiva ancora chiaramente il gelo con cui, il marmo delle scale, l’aveva contagiata. Nel naso, invece, indugiava persistente l’odore dei libri antichi, riposti nella sala con il camino. La luce stava per spegnersi. Dalla finestra senza tende, vide l’ombra degli alberi che circondavano il castello. Il vento era forte. Troppo, per i più vecchi di loro. Li guardò come rapita da un irresistibile richiamo.  L’eccitazione la teneva sveglia. La luce della lampada era sempre più fioca. Improvvisamente, si spense. Amina s’infilò sotto alle coperte e chiuse gli occhi.

«deve rimanere un segreto…»

Ripeté a se stessa, sussurrandolo appena.

La bocca e le guance si distesero. Il sonno l’avvolse completamente. Un sonno profondo, come soltanto a quindici anni è concesso avere.

HighgateVillage – Periferia di Londra

Inghilterra 2024

I

Un rumore di piedi in corsa scese violento dalle scale. La porta del secondo piano si spalancò e apparve Miss Penelope Hamilton. Indossava un abito lungo fino alle caviglie. Di crespo rosa antico, con piccoli pois rossi e verdi. I capelli raccolti sulla nuca da un fermaglio di tartaruga, sembravano mostrare, indicandola, la grazia del lungo collo. Un tempo oggetto d’ammirazione e desiderio. Le spalle, appena incurvate dal tempo, raccontavano la fierezza d’una donna abituata a mostrarsi in pubblico per affascinarlo. Penelope Hamilton, la più famosa attrice di teatro,in tutta Londra, negli anni ’40. Era bella Penelope. Nonostante gli ottant’anni, il suo sguardo nero aveva mantenuto la vivezza di un tempo e la stessa profondità. Ora, in piedi davanti alla sua porta, poggiata sull’immancabile bastone in frassino, aspettava che passasse l’origine di quel frastuono improvviso.

«Nora Watson, te l’avrò detto mille volte. Non scendere le scale in questo modo. Sembri un cavallo impazzito! Il mio povero cuore!»

L’ abituale tono melodrammatico, da attrice consumata, le donava più di un abito costoso.

«Miss Penelope, lei sa che l’adoro! non potrei mai fare nulla che offenda il suo cuore!»

La ragazzina che scendeva le scale, si voltò appena e le rispose con voce fintamente canzonatoria, quasi volando giù per l’ultimo piano.

La donna guardò Nora sgattaiolare fuori dal portoncino in legno e pensò che fosse diventata proprio grande, oltre che molto graziosa.  Aveva appena un anno quando lo zio Reginald, la portò al villaggio di Highgate. I suoi genitori erano morti entrambi e lui, in quanto fratello del padre, l’aveva adottata. Entrò nel condominio con una bimbetta mora e riccioluta, dagli occhi grandissimi e di un colore mai visto. Un blu insolito  che, con la luce giusta, sembrava quasi indaco.

«Sono occhi speciali, non c’è dubbio. Ma temo che crescendo cambieranno certamente colore!»

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Disse Mister Charls Preston, abitante storico del condominio, poggiandosi gli occhiali sul naso per sottolineare l’autorevolezza del suo pensiero.

Nora, ormai quindicenne, si era trasformata in una creatura dalla personalità ribelle e sognatrice.  La qual cosa aveva contribuito ad alimentare  i contrasti di vedute con lo zio Reggie. Nulla, però, era riuscito a ledere il legame imprescindibile che rappresentavano l’uno per l’altra. Infatti, pur nella loro diversità, erano diventati complici  mostrando,  in molte occasioni, di comprendersi e rispettarsi. A dispetto delle teorie espresse da Mister Charles, gli occhi di Nora, avevano mantenuto inalterato  il loro colore.

«Hai gli occhi come quelli del mio vecchio gatto persiano!»

Le aveva detto Sam Wish, a otto anni. Quell’affermazione canzonatoria, piacque talmente a Nora, che decise di  adottare un gatto. Nonostante le rimostranze iniziali dello zio, riuscì alla fine a spuntarla. Così entrò nella sua vita Floyd. Un enorme micio persiano con gli occhi verdi e una curiosa macchia nera intorno al naso. Frutto della numerosa cucciolata di Blanche, la gatta che apparteneva a Penelope.

«Nora, non correre così forte! Fai attenzione mi raccomando. Benedetta ragazza!»

Le intimò nuovamente dalla finestra Miss Hamilton, mentre la guardava correre per la strada. Nora, per natura incurante dei consigli, filò ancora più veloce verso l’Highstreet. Discendendo l’Highgate Hill, attraversò un piccolo vano limitato da una siepe ed entrò nel suggestivo Waterlow Park, dirigendosi verso l’uscita che dava su Swain’s Lane. Alla fine della strada, si fermò davanti a un grande cancello in ferro battuto. Sulla targa, affissa sul muro che lo costeggiava, c’era scritto:

HIGHGATE CEMETARY

Aperto dal Lunedì al Sabato.

ore 10.00 – 19.00

SUONARE

Premette il piccolo campanello d’ottone affianco al montante del cancello. Le aprirono. Attraversò il lungo vialone costeggiato da colonne di marmo e attraversò il vasto arco in peperino, poi si fermò davanti a una struttura a vetri. Entrò come se fosse casa sua e si diresse verso un uomo, intento a lavorare a delle carte. Un tipo magro, d’età incerta. Vestito con un elegante completo grigio. Dalla giacca si intravedevano i polsini della camicia bianchissima, trattenuti da due piccoli gemelli in oro e quarzo. Le scarpe lucide, riflettevano la faccia seria e i capelli composti a onde. L’uomo si muoveva veloce tra i fogli ben ordinati sulla scrivania e un telefono a muro, appeso alle sue spalle. Ogni tanto si toccava, lisciandoli, i sottili baffetti che gli spuntavano da sotto al naso.

Nora trovava lo zio buffo ma, allo stesso tempo, capace di una eleganza unica che ammirava moltissimo. Appena dentro, gli si rivolse con la solita esuberanza.

«Buongiorno, zio Raggie, eccomi arrivata! Oggi la scuola sembrava non finire mai!Uff! Sono stanchissima».

Lo zio le fece cenno di abbassare il tono della voce. Nora divertita dall’espressione di rimprovero che gli era comparsa sulla faccia, tirò fuori velocemente dallo zaino l’album da disegno. Non usciva mai senza. In qualsiasi momento avrebbe potuto trovare un soggetto degno d’essere ritratto.

Troverai qui tutte le novità su questo libro

Commenti

  1. (proprietario verificato)

    Bellissimo!! Non vedo l’ora che esca💕 è stato un onore poter partecipare a questo bellissimo progetto

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Francesca Recine
Sono nata in una famiglia come tante, a Roma. Essere figlia unica mi ha permesso di inventare giochi incredibili. Ho amato esserlo. Ho studiato sempre Arte nella mia vita, alle superiori e all'università. E per un periodo della mia vita ho fatto la disegnatrice di moda. Ho viaggiato e amato la conoscenza. Il Passato soprattutto. Li amo ancora.
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