Il giovane, imbeccato dal suo accompagnatore, rispose: «Sì!».
Allora l’anziano domandò ancora: «Cosa ti spinge a diventare nostro fratello?».
E la risposta, sempre dietro suggerimento, fu: «Il desiderio di elevare la mia anima e di soccorrere i miei fratelli».
Dopo qualche altra domanda e relativa risposta, il giovane si inginocchiò per recitare una preghiera; rimessosi in piedi, compì tre giri intorno alla sala e fu poi condotto al cospetto dell’anziano, che gli rivolse un’ulteriore domanda: «Essendo tu vissuto nelle tenebre, qual è il desiderio imperativo del tuo cuore?».
E il giovane: «La luce».
«Che la luce sia!» disse finalmente l’anziano, levandogli la benda dagli occhi e attirando la sua attenzione proprio sul libro aperto, sulla squadra e sul compasso.
La seduta non era finita. Dopo che tutti ebbero ripreso il proprio posto, l’uomo che presiedeva la riunione introdusse un nuovo argomento, come passando a un altro punto all’ordine del giorno.
«Qual è il più grande nemico dell’uomo contemporaneo?» chiese solenne rivolto a tutti i presenti.
I convenuti si scambiarono in silenzio sguardi perplessi. Nessuno ebbe il coraggio di dare una risposta. Del resto, i nemici dell’umanità potevano essere tanti: la guerra, le malattie, la povertà, l’inquinamento… Come potevano stabilire una graduatoria che avesse una benché minima probabilità di coincidere con quella definita da chi aveva posto la domanda?
«Il tempo!» proclamò subito dopo l’anziano, che evidentemente non si aspettava alcuna risposta e che tacque per qualche lungo secondo come per consentire agli altri di assimilare il messaggio, percependone la forza dirompente.
Il tempo? si saranno chiesti tutti, senz’altro un po’ disorientati. Quella non era certo la risposta a cui avevano pensato. E poi l’anziano si riferiva al tempo meteorologico o a quello cronologico? Entrambi potevano essere causa di qualche inconveniente – non c’era dubbio –, ma… “il più grande nemico dell’uomo!” sembrava un’esagerazione, forse una provocazione.
«Vi prometto, fratelli, che a breve non dovrete più temere la sua tirannia. Sarete voi a dominarlo. A me i vostri orologi» proseguì facendo un cenno all’assistente seduto alla sua destra, che prese un sacco di tela e si avviò verso i fratelli.
Ognuno sganciò dal proprio polso l’oggetto più o meno prezioso e lo gettò nel sacco. Terminata la raccolta, l’uomo portò il bottino all’anziano, che legò stretta l’estremità della bisaccia, lasciandola poi cadere a terra. Lo stesso anziano prese una robusta mazza di legno e sferrò con tutta la forza che aveva nelle sue flaccide braccia una serie di colpi che, a giudicare dal rumore, mandarono in frantumi gli orologi.
«Ecco, fratelli, presto capirete il mio gesto. Andate e rimpossessatevi del vostro tempo» disse l’anziano con un po’ di affanno per lo sforzo appena compiuto.
All’esterno della sala, un uomo aveva assistito di nascosto e con il fiato sospeso a quella strana cerimonia spiando dalle feritoie poste in alto sulla porta. Avvertì che la seduta stava per sciogliersi e, temendo di essere scoperto, si affrettò a scendere dalla sedia che aveva utilizzato per arrivare alle fessure. Percorso da brividi di eccitazione mista a paura, si allontanò velocemente.
Gaetano Stabile (proprietario verificato)
Quando inizierà la distribuzione del libro?