Passione peperina
Erano trascorsi quasi cinque anni e Camille ci pensava ancora. Ormai era un sentimento cresciuto con lei, che le aveva sconvolto l’esistenza e al tempo stesso colorato e amareggiato l’anima.
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Era una fredda serata d’inverno e fuori la neve batteva contro l’unica finestra della sua camera: una mansarda in torretta interamente rivestita in legno di ciliegio che dava sul Brunelleschi. L’avevano progettata i suoi genitori, Madeleine e David, non appena si erano trasferiti nella città di Dante e Beatrice, Firenze. La loro casa risaliva alla metà del diciannovesimo secolo e appena comprata necessitava di un intenso restauro. Olio di gomito, tanta pazienza e spirito di adattamento permisero di creare in poco tempo un luogo caldo e accogliente, che fosse l’unione delle loro auree. Negli anni però il loro amore si dissolse e, appena nacque la figlia che avevano tanto voluto, la vita li separò e portò David a trasferirsi a Parigi.
Madeleine rimase a Firenze con Camille proprio perché sapeva, in cuor suo, che la vicinanza della figlia allo zio Tancredi le avrebbe dato quello che David non avrebbe potuto darle da così lontano: protezione. Sì, una protezione da quello che poteva essere il mondo esterno, spesso crudele e pericoloso, ma anche pulsante di vita e meravigliosamente asimmetrico.
Lo spirito ribelle e sfuggevole di Camille prese forme mutevoli che, durante la sua infanzia e adolescenza fino all’età di quindici anni, la portarono a seguire sempre la propria impulsività e creatività. La passione la travolgeva in ogni cosa, e tutto, per lei, era amplificato.
I lunghi e ondulati capelli ramati, gli occhi di gatto color turchese e le fitte lentiggini che coprivano il suo viso come un sentiero di stelle, erano tutti concentrati in un metro e cinquanta di altezza. Un bel tipino, con un caratteraccio e una tendenza a fare sempre di testa propria, senza mai arrendersi. Dalla separazione dei suoi aveva imparato che non bisogna mai rinunciare a ciò che ti rende felice, anche quando sembra irraggiungibile o quando gli altri lo giudicano futile. Se credi in qualcosa, in qualcuno, in quello che provi, devi fare tutto il possibile per far sì che prenda forma, che si sviluppi, che si mantenga vivo e non si spenga mai. Come l’amore e l’amicizia. Quando sono vere, devi dar loro ascolto.
marino.rosso (proprietario verificato)
Prima di tutto un’ osservazione critica: il libro di Angelica chiede a gran voce un’ultima mano che si porti via errori di battitura, lapsus e simili. Ma non solo: stesse in me, sostituirei l’attuale preludio, scritto in corsivo, con il vero preludio, cioè la prima pagina e mezza del primo capitolo, che lì è sacrificata. Ecco le belle frasi iniziali: «Quasi cinque anni dopo, e Camille ci pensava ancora. Un sentimento che era cresciuto in lei e con lei, che le aveva sconvolto l’esistenza e al tempo stesso colorato e amareggiato l’anima.» Ecco la bella chiusa: «Proprio per quello in cui credeva, nonostante tutto, e nonostante fosse passato molto tempo, si trovava a tarda notte davanti al suo portatile sotto le note di City of Stars intenta a raccontare quello che era successo pochi anni prima: l’inizio di un nuovo capitolo della sua vita che l’avrebbe cambiata per sempre.» L’intero libro che segue, fino quasi alla fine, è un grandioso flash back dove Angelica dà una voce matura all’immaturità. Provo a spiegarmi.
Non esiste nel vocabolario un nome per l’età dai quindici ai diciotto. Se l’infanzia è l’età dell’oro, quella è l’età dell’argento. Chiamiamola “immaturità” anche se è un termine negativo (ma anche “in-fanzia” lo è): allora sto dicendo che Angelica non ha confezionato un’ennesima descrizione matura dell’immaturità, ha dato voce all’immaturità, ma paradossalmente è una voce lucida, penetrante, comprendente, autorevole, eppure l’immaturità è lì, con tutta la sua l’energia,
cromaticità, musica, poesia e crudeltà uniche. È come se un grande regista, senza mai rivelare la sua presenza, fosse riuscito a muoversi per anni in mezzo a giovanissimi nella più totale autenticità del loro vivere, creando un documentario allo stato puro, senza il minimo artificio di montaggio, trasparente all’incanto e al dolore di ciò che documenta.
Grazie Angelica!
NICOLETTA GUARINO (proprietario verificato)
Veramente bello il tuo libro. Complimenti…..
Antonio