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Una casa che respira – Design, piante e materiali per vivere in armonia

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“Una casa che respira” è un invito a riscoprire il legame autentico tra noi e gli spazi che abitiamo. Attraverso il racconto di esperienze e suggerimenti pratici, il libro accompagna il lettore in un viaggio tra design, architettura e natura, mostrando come la casa possa diventare un rifugio sano e consapevole.
Con un linguaggio semplice e vicino a tutti, vengono esplorati temi come l’uso del verde, la scelta dei materiali, la luce e l’importanza del benessere quotidiano.
Non servono grandi interventi per vivere meglio: basta imparare ad osservare, ascoltare e progettare con sensibilità.
Questo libro è per chi ama la bellezza, per chi cerca equilibrio e per chi crede che la casa possa davvero diventare un luogo che respira insieme a noi.

Perché ho scritto questo libro?

Ho scritto questo libro per avvicinare più persone possibili al mondo del design e dell’abitare consapevole. Nel mio lavoro mi accorgo spesso che temi fondamentali come materiali naturali, verde o qualità dell’aria sono poco conosciuti. Con questo libro voglio renderli comprensibili a tutti, con parole semplici e consigli concreti, per aiutare ognuno a creare una casa che faccia davvero stare bene.

ANTEPRIMA NON EDITATA

 

Introduzione

Negli ultimi anni, il concetto di sostenibilità ha acquisito un’importanza crescente nel settore dell’architettura e del design d’interni. La casa sostenibile non è più una tendenza, ma una necessità, per rispondere alla sfida ambientale e migliorare il benessere di chi ci vive.

Ho studiato molto l’argomento sin dall’inizio della mia formazione, e successivamente con corsi di specializzazione e libri in tutte le lingue e penso di poter riassumere e condensare in queste pagine molti diversi aspetti della sostenibilità abitativa, dalla gestione energetica e idrica, fino alla scelta dei materiali e delle piante. Scopriremo insieme come integrare pratiche ecologiche nel tuo spazio abitativo, migliorando la qualità della vita e riducendo l’impatto ambientale.

Credo sia necessaria una piccola presentazione di me stessa: formazione da geometra alle scuole superiori, ma con la già forte consapevolezza che le mie strade portavano tutte al mondo dell’interior design. Dopo la laurea triennale ho iniziato subito a lavorare nel settore, ma la mia smania di conoscere e capire mi ha portata ad acquistare una quantità enorme di libri –che oggi guardo con fierezza nella mia libreria-, fino al 2020, anno della mia svolta lavorativa. Ho fondato Ndesign, il mio studio, in pieno lockdown e ho seguito svariati corsi brevi online, interessandomi sempre più alla sostenibilità ambientale e al fare scelte più ecologiche per l’ambiente. Mi sono specializzata in Biophilic Design (ci arriveremo!) e successivamente ho seguito un Master in Green Design per la progettazione di giardini, balconi, terrazzi e verde indoor (anche qui, ne parliamo dopo). Oggi progetto interni ed esterni con una forte propensione ai materiali naturali, alla bioarchitettura, alle ristrutturazioni sostenibili e alle scelte ecologiche anche nella botanica.

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Le case sostenibili nascono dalla necessità di ridurre l’impronta ecologica degli edifici, promuovendo l’uso di risorse naturali e rinnovabili. Una casa sostenibile non solo consuma meno energia e acqua, ma migliora anche la salute degli abitanti, attraverso una migliore qualità dell’aria e l’utilizzo di materiali ecocompatibili. Oltre a diminuire i costi energetici, queste abitazioni contribuiscono a ridurre le emissioni di gas serra e l’inquinamento.

Questo riassume bene tutto ciò in cui credo e il motivo per cui ho pensato valesse la pena riportare tutto ciò che ho imparato nel tempo in questo libro per te, sperando di raccontarti con leggerezza di temi importanti per l’umanità di oggi e del futuro.


Capitolo 1

Introduzione alla Biofilia

Ti ho accennato che avremmo parlato di questo argomento e non voglio farti aspettare, quindi il primo capitolo lo dedico completamente alla biofilia e al biophilic Design! Mi sono specializzata con un corso sull’argomento anni fa, ho letto moltissimi libri a riguardo e ogni giorno, nel mio lavoro, faccio il possibile per utilizzare questo genere di approccio al progetto, aumentando il benessere delle persone che vivranno la casa e migliorando la connessione con la natura.

Facciamo un passo indietro, risaliamo al 1984 e al biologo statunitense Edward O. Wilson1, uno dei primi a parlare del concetto di biofilia nel suo omonimo libro Biophilia, egli la descrive come il bisogno degli esseri umani di entrare in contatto con altri esseri viventi, tra cui il mondo vegetale. A partire da questa prima traccia, ha preso avvio il movimento del biophilic design.

Architettura e design d’interni sono infatti alla riscoperta di un equilibrio quasi perduto tra gli esseri umani, i nostri spazi vitali e la natura, anche all’interno delle città. Sicuramente l’innovazione tecnologica e lo sviluppo di nuovi materiali sostenibili aiuta notevolmente a trovare soluzioni che includano il verde come elemento di costruzione e rivestimento. Non si tratta solo di creare edifici sostenibili che rispettino tutti gli standard LEED2, tendenza ormai assodata, ma bisogna riallacciarsi alla profonda esigenza dell’essere umano di essere in contatto con la natura. Quello che si sta provando a fare è creare spazi efficienti dal punto di vista energetico che integrino anche quelle qualità naturali che aiutano le persone a sentirsi a proprio agio e ispirate.

La progettazione biofilica è il deliberato tentativo di creare ambienti che stimolino la biofilia. Dove si può intervenire? Si applica a spazi artificiali come case private, scuole, ospedali, uffici e luoghi pubblici in generale. Come? Privilegiando l’illuminazione naturale e la vista verso aree verdi, ponendo la massima attenzione alla qualità dell’aria e alla ventilazione naturale, scegliendo con cura quali piante inserire, preferendo materiali di origine naturale per arredi e finiture, oltre a tonalità cromatiche ispirate ai colori della natura. Ma non solo, il biophilic design esplora tutti i cinque sensi, riavvicinandoli alla calma intrinseca del mondo naturale.

Questo genere di progettazione può ridurre lo stress, accrescere la creatività e la lucidità del pensiero, migliorare il nostro benessere e accelerare la guarigione. Il potere curativo determinato dal legame con la natura è stato dimostrato da un importante studio di Roger Ulrich3, il quale ha confrontato i tassi di recupero dei pazienti con e senza un rapporto visivo con la natura: avevano un tempo minore di ricovero post-operatorio, una condizione emozionale migliore e una riduzione delle complicazioni come nausea persistente e mal di testa. Poiché voglio scrivere un testo che sia di ispirazione e non un saggio scientifico, non riporterò tutti gli esperimenti e le ricerche fatte sull’argomento, che sono davvero tante: ritengo di citare ricerche fatte su persone con il cancro4, dove la natura viene usata come distrazione e comporta una riduzione di ansia e di dolore rispetto ad ambienti dove la natura non è presente; ma anche pazienti con piante in stanza post-operatoria che hanno avuto pressione sanguigna più bassa, minor dolore e maggiore soddisfazione rispetto al gruppo senza piante5 ; e, infine, anche pazienti esposti a scene naturali virtuali durante esami invasivi6 che hanno mostrato meno ansia e dolore percepito rispetto al gruppo di controllo! Interessante, parlando di architetture ospedaliere in linea con questo argomento, è sicuramente il progetto del Khoo Teck Puat Hospital di Singapore7, del gruppo RMJM: attraverso i suoi ampi corridoi luminosi, permette un contatto costante con la vegetazione, un ricircolo dell’aria creato attraverso accorgimenti tecnici ed all’avanguardia, una migliore condizione dei fruitori che si rispecchia anche nell’animo dei pazienti. Un esempio virtuoso di come il contatto con la natura può alleviare il dolore della malattia.

Uno studio recente del Journal of Environmental Psychology8 ha rilevato che basta fissare un’immagine di natura per 40 secondi per innescare nel cervello uno stato più rilassato. Al di là della sensazione di rilassamento, i soggetti che hanno guardato un prato anziché un muro di cemento, hanno ottenuto risultati significativamente migliori anche nelle prove di attenzione effettuate subito dopo. Altri studi hanno dimostrato che l’esposizione a suoni di acqua corrente o a odori del bosco hanno effetti marcati sullo stress e su altri fattori fisiologici, come la frequenza cardiaca e la pressione sanguigna. È ormai chiaro, quindi, l’impatto che il biophilic design ha sul morale e la motivazione, specialmente su quella dei lavoratori, ma la realtà attuale è che la media dei lavoratori di ufficio è intrappolata in ambienti privi di finestre, o con poca illuminazione naturale e totalmente sconnessa dal mondo vegetale. Il controsenso è che, nonostante essi restino a lungo in questi locali sterili e bui, ci si aspetta una forte motivazione lavorativa e una produttività altissima. Ovvero una richiesta praticamente impossibile. Integrando il design e la biofilia negli edifici per uffici, sia all’interno che all’esterno, le aziende possono allineare il proprio ambiente di lavoro ai valori del proprio marchio. Si riesce ad attrarre i migliori talenti, riducendo l’assenteismo del personale e aumentando la produttività dei lavoratori. La progettazione di uffici secondo il biophilic design aiuta a creare un ambiente di lavoro sano, produttivo e che abbia un impatto positivo sui profitti di un’azienda. Un esempio? SelgasCano office9 trova collocazione in un’area verde all’interno della città di Madrid e i suoi dipendenti sono quotidianamente in contatto con la natura circostante grazie ad una grande finestra curva di vetro spesso 2 cm che copre tutta la lunghezza degli uffici posti sotto la chioma degli alberi. La parete posta a sud, invece, in fibra di vetro e poliestere, protegge i dipendenti dai raggi solari e un sistema di carrucole ed aperture consente la ventilazione degli ambienti.

Anche nelle proprie abitazioni il contatto con la natura è importante e permette di godersi il riposo in modo pieno e soddisfacente. Il famoso Bosco Verticale10 di Milano è da molti studiosi considerato un prototipo per le città del domani, uno dei grattacieli più belli al mondo. Il Bosco Verticale è un modo nuovo di pensare la verticalità e farla entrare in contatto con la natura e l’uomo. Un sistema di torri che, secondo i progettisti, contengono l’equivalente di 10.000 mq di foresta. Alla base vi è inoltre un grande parco che accentua l’attenzione sulla natura. Un esempio quindi ben riuscito di biophilic design che si può utilizzare come ispirazione per il futuro.

Per approfondire maggiormente il concetto generale, ci tengo anche a riportare i cinque principi fondamentali e universali del biophilic design che Stephen R. Kellert e Elizabeth F. Calabrese11 hanno individuato per ottenere l’efficace condizione di ambiente biofilo così da darti una maggiore consapevolezza delle possibilità nella progettazione.

  1. richiede un’interazione ripetuta e duratura con la natura
  2. si concentra sugli adattamenti umani al mondo naturale che nel corso dell’evoluzione hanno migliorato la salute, la forma fisica e il benessere delle persone
  3. incoraggia un attaccamento emotivo a particolari ambienti e luoghi
  4. promuove interazioni positive tra le persone e la natura, incoraggiando un senso più ampio di relazione e responsabilità verso le comunità umane e naturali.
  5. incoraggia soluzioni architettoniche interconnesse, integrate e che si rafforzano reciprocamente.

Questi cinque principi offrono una guida concreta per orientare ogni fase del progetto verso un autentico dialogo con la natura. Integrare il biophilic design non significa solo inserire elementi verdi, ma costruire spazi che rispondano profondamente ai nostri bisogni evolutivi, stimolando benessere, senso di appartenenza e responsabilità verso l’ambiente. Conoscerli e applicarli consapevolmente permette di creare ambienti più umani, empatici e sostenibili, capaci di generare effetti positivi sia sul piano individuale che collettivo.Capitolo 2

Architetture sostenibili

Se l’argomento biophilic design è chiaro, passerei ad un altro argomento fondamentale per cominciare a parlare della casa sostenibile, anche se, non essendo io architetta, non voglio entrare troppo nel tecnico, faremo solo un breve riassunto delle novità nel settore. Insomma, vorrei darti gli strumenti per capire di cosa stiano parlando i tuoi amici che stanno comprando casa nuova e che hanno a che fare con questa terminologia tutti i giorni!

Dal 1 gennaio 2021 in Italia tutte le nuove abitazioni dovranno essere “nearly Zero Energy Building” (nZEB), ovvero a quasi zero consumi. Cosa vuol dire? Con la pubblicazione dei Decreti Ministeriali del 26 giugno 201512 anche in Italia sarà obbligatorio che tutti gli edifici costruiti dal 2021 siano a consumo quasi zero, come previsto dalla Direttiva europea 2010/31/UE13 in materia di “prestazioni energetiche degli edifici”. Il modello di casa passiva14 sarebbe appropriato per rispondere a queste esigenze ed è già utilizzato in Germania dagli anni ’80, mentre in Italia non riesce a prendere piede, forse per la difficoltà di abbinarsi agli stili architettonici mediterranei, essendo molto nordico. Il termine “passiva” indica una tipologia di edifici che non richiede alcun impianto di riscaldamento tradizionale, come caldaie, termosifoni o sistemi analoghi; il calore interno in una casa passiva è ottenuto dal sole, dalle persone e dalle apparecchiature presenti, che devono essere sufficienti a fornire l’energia necessaria per il riscaldamento invernale.

Architetture nZEB e casa passiva sono leggermente diverse però, ed è importante fare una distinzione. La prima si riferisce a tutti quegli edifici che hanno un’altissima capacità energetica e, quindi, con un bassissimo impatto ambientale e costi di gestione quasi nulli. La richiesta quasi nulla di fabbisogno energetico fa sì che l’alimentazione della casa possa essere garantita da energia proveniente da fonti rinnovabili. Una casa passiva ben progettata e ben realizzata, invece, ha la capacità di autogestire il comfort interno anche senza l’abbinamento di impianti.

La fase progettuale è la più importante, agendo su fattori come l’orientamento dell’edificio, la distribuzione dei serramenti e l’ombreggiamento. Se l’intero sistema è fatto correttamente, il fabbisogno termico per il riscaldamento e il raffrescamento sarà inferiore ai 15 kWh/mq per anno, ovvero circa dieci volte meno rispetto ad una casa tradizionale. La verità è che, definiti gli standard che variano in rapporto alle zone climatiche, risulta che una casa passiva non sia vincolata solo ai climi freddi e si può replicare, con alcuni accorgimenti di tipo progettuale, a qualsiasi latitudine. Quali accorgimenti attuare per una casa a zero consumi? Il soggiorno è meglio disporlo preferibilmente verso sud o sud/ovest, per massimizzare gli apporti di calore e luce nei mesi freddi. Le superfici trasparenti sono ridotte, specialmente verso nord, per ridurre le dispersioni di calore verso l’esterno e la copertura è inclinata in maniera ottimale per la captazione dei raggi del sole da parte dei pannelli fotovoltaici e termici. Nelle zone con climi miti, come nel centro Italia, gli standard nZEB possono essere rispettati solo prevedendo schermature per evitare il surriscaldamento estivo che porterebbe ad un consumo eccessivo per il raffrescamento delle stanze.

Per gli interni delle case nZEB due sono le alternative principali che si prospettano: i sistemi attivi e quelli passivi. La prima soluzione, al di là delle scelte stilistiche, prevede moderni sistemi di gestione integrata degli impianti, i sistemi domotici, che attraverso la regolazione automatizzata e controllata anche da remoto di luci, impianti di climatizzazione ed elettrodomestici permette di ottenere nello stesso tempo il massimo comfort e la massima efficienza energetica.

La seconda soluzione per gli interni è quella di utilizzare sistemi passivi e materiali idonei. Le serre solari sono utilizzate per accumulare il calore del sole nei mesi invernali; i materiali naturali ed ecocompatibili, come il legno o l’intonaco in terra cruda o a calce, favoriscono il comfort interno equilibrando l’umidità dell’aria. Il legno è inoltre un materiale perfetto per il comfort acustico degli ambienti.

I vantaggi di una casa a zero consumi sono moltissimi e non si fermano solo a sostenibilità e risparmio energetico, ma si avranno anche case con un comfort interno equamente distribuito, altamente duraturo nel tempo e con costi che vengono riassorbiti negli anni. Una casa nZEB è anche versatile, non ci sono infatti vincoli progettuali alla composizione architettonica, ma solo indicazioni per realizzare soluzioni tecnologiche efficaci.

Tutto bene fin qui, ma le case in legno, invece, cosa sono? Le case in legno non sono più soltanto baite di montagna: grazie a tecnologie costruttive moderne (platform frame, pannelli X Lam, balloon frame) oggi puoi avere progetti contemporanei, sicuri dal punto di vista sismico e performanti in termini di isolamento termico ed acustico. Una casa in legno ben progettata ti protegge sia dal caldo estivo che dal freddo invernale, e ti regala un ambiente silenzioso e confortevole, grazie a materiali naturali che isolano molto bene sia il suono che la temperatura. Parlando di vantaggi nella scelta di una casa in legno: il legno assorbe e rilascia umidità, garantendo un microclima interno naturale e salubre; essendo prefabbricate in stabilimento, il montaggio richiede poche settimane, con minori disagi e scarti. Scegliendo, inoltre, il legno certificato FSC o PEFC15, adotti una risorsa rinnovabile che immagazzina CO per tutta la vita dell’edificio, compensando le emissioni di produzione e trasporto.

Aggiungo da designer di interni che c’è l’errata percezione che la casa in legno sia completamente in legno anche negli interni, ma con i sistemi contemporanei è possibile nascondere completamente la struttura portante e avere una classica finitura ad intonaco!

Se ti sono comprensibili le differenze tra architetture nZEB, case passive e case in legno, vorrei farti sapere che la tecnologia e la ricerca non si fermano mai, portandoci a novità nel settore ogni giorno. Per quanto riguarda l’isolamento, oggigiorno esistono soluzioni in lolla di riso (sì, lo scarto che arriva dalla produzione del riso per la cucina), ma anche in paglia e in canapa. Se e quando vorrai costruire la tua casa, non fermarti all’edilizia tradizionale, ma esplora, chiedi (non avere mai paura!) e affidati a ditte competenti, oltre che chiamare tecnici e professionisti che sappiano consigliarti e accompagnarti per tutto il percorso.

Troverai qui tutte le novità su questo libro

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Laura Noè
Mi chiamo Laura Noè e lavoro come interior, garden & biophilic designer. Con il mio studio, Ndesign, progetto spazi interni ed esterni pensati per migliorare la qualità della vita e creare un legame autentico con la natura, con particolare attenzione al benessere e alla sostenibilità.

La scrittura è una passione che coltivo fin da ragazzina: da adolescente ho autopubblicato un libro fantasy e, da allora, non ho mai smesso di scrivere. Oggi unisco le mie competenze progettuali e la mia sensibilità creativa per raccontare temi legati al design e all’architettura in modo chiaro e coinvolgente. Collaboro con riviste di settore e sto ampliando la mia formazione per diventare scrittrice digitale, con l’obiettivo di rendere accessibili a un pubblico ampio argomenti che spesso restano confinati a linguaggi tecnici e specialistici.
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