Amanda ha l’impressione che ogni certezza della sua vita, ordinaria e rassicurante, si stia sgretolando all’improvviso. Non solo l’uomo che amava le ha spezzato il cuore, ma ha anche perso un lavoro che le dava serenità.
Si trova così a dover prendere in mano la sua vita e decide di partire per New York in cerca di risposte sul proprio passato, con una valigia piena di speranze.
Amanda ancora non lo sa, ma la Grande Mela ha molte sorprese in serbo per lei: la conoscenza con Sebastian, il figlio attraente e ambizioso di un magnate della ristorazione, nuove opportunità professionali e un segreto che la sconvolgerà.
Perché ho scritto questo libro?
Il personaggio di Amanda, romantica e sognatrice, è nato inizialmente come proiezione di alcuni aspetti del mio carattere, per poi delinearsi progressivamente ed acquisire una propria vita e una propria storia.
“Una sognatrice a New York” è dedicato a chiunque abbia bisogno di credere che, investendo un po’ di coraggio, la vita non smetterà di stupirci.
ANTEPRIMA NON EDITATA
Quando sogna,
l’uomo è un gigante che divora le stelle.
(Carlos Saavedra Weise)
Capitolo 1
Guardo le onde che si infrangono sulle mie gambe abbronzate e penso che ci sia qualcosa di magico in questi pomeriggi da sola in riva al mare.
Inspiro e lasciò che l’acqua purifichi le ferite nella mia mente e la brezza diradi la nebbia che avvolge i miei pensieri.
Non c’è nessun altro posto al mondo dove mi sento in pace.
Mentre mi rivesto e pedalo verso il lavoro, in notevole ritardo, rifletto sugli aspetti positivi della mia vita da ventitreenne: ho il mare, un impiego, degli amici, i miei zii mi adorano, eppure il mio passato continua a pulsarmi sotto la pelle e il mio presente sembra un treno fermo su un binario interrotto.
Sognare. Questa è l’unica cosa che so fare bene.
Ecco, forse non è una di quelle cose che si scrivono sul curriculum, come padroneggiare fluentemente il mandarino, ma certamente in questo sono davvero brava.
Quando ero bambina scrivevo fiabe lunghissime, ambientate in luoghi ricchi di magia in cui immaginavo di trovarmi e che descrivevo in modo vivido e preciso.
Anche ora la mia mente resta piuttosto vagabonda, salvo poi accorgermi che mi sto estraniando completamente dalla realtà.
«Sveglia bellezza, due piadine cotto e mozzarella al quattro!»
La voce squillante di Zia Agnese interrompe il flusso dei miei pensieri.
Prendo il piatto velocemente e lo porto a una coppia di signori anziani che vengono spesso a cena qui da noi e passeggiamo insieme tra i loro ricordi da attori teatrali.
Sergio e Luisa hanno viaggiato per tutta l’Europa con la loro compagnia, fermandosi a Cesenatico per stare vicini al proprio figlio e recitare il nuovo ruolo di nonni.
Il tavolo quattro è un po’ la loro seconda casa, amano condividere con noi le loro esperienze e io le ascolto volentieri, con un pizzico di invidia per la loro vita avventurosa.
Questa piadineria in realtà è la seconda casa di molti clienti ed ha un certo fascino: un chiosco dalle inconfondibili righe bianche azzurre, con un grande dehor delimitato da una staccionata in legno bianco, intervallata da grandi vasi con petunie rosa acceso.
Un’oasi di accoglienza e tradizione, caratterizzata dalla cucina sapiente di mia zia e condita da dosi generose del suo dolce sorriso.
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