Ogni volta che incontrava qualche amica di sua madre, il repertorio era sempre lo stesso da anni; quando studiava all’università la domanda tipica era: “Quando ti laurei?”, dopo la laurea: “Ma non hai ancora trovato un ragazzo?” e poi, quando finalmente aveva una relazione abbastanza stabile da più di due anni: “Ma avete pensato al matrimonio o pensate di convivere? Quando pensate di avere un bambino?”.
Per fortuna, la doccia e lasua abbondante colazione la rimisero in sesto, pronta per una nuova giornata lavorativa. Gettò uno sguardo alla radiosveglia e si accorse di essere di nuovo in ritardo, cercò le chiavi di casa invano e il cellulare squillò. Ecco, ora ci manca solo il cellulare, chissà dove lo avrò messo.
«Pronto?»
«Pronto? Giulia, sono mamma.»
«Mamma, è successo qualcosa?» chiese distrattamente, continuando a cercare le chiavi in tutti gli angoli più nascosti del suo mini appartamento di trentadue metri quadrati che, puntualmente, sembrava trasformarsi nella Reggia di Caserta ogni volta che cercava qualcosa. Andò in camera sua, guardò sotto il letto; poi in bagno, guardando anche nella doccia, nel soggiorno, sotto il divano, mentre sua madre imperterrita continuava.
«No, ero qui in cucina a bere il mio caffè e ho pensato di chiamarti, più che altro volevo assicurarmi che stasera tornassi a casa, sai com’è, conoscendoti! E poi, a proposito, non dimenticarti le chiavi perché molto probabilmente io e tuo padre saremo in giro per tutto il pomeriggio. Giulia, ma mi ascolti?»Giulia cominciava a spazientirsi, aveva allontanato il cellulare dall’orecchio – sua madre aveva un tempismo incredibile quando voleva chiacchierare e quello era davvero un momento poco adatto.
«Mamma, ascolta, sono in un ritardo mostruoso, non trovo le chiavi di casa e non ho molto tempo per conversare. Ti dispiace se parliamo oggi quando rientro?»
«Va bene, ho capito, sei di cattivo umore, però dovresti cercare di essere più organizzata, dimentichi sempre tutto, forse dovresti prendere anche qualcosa per la memoria, se vuoi passo in erboristeria. Oppure potresti venire alle mie lezioni di yoga, ti invito sempre, ma ogni volta hai una scusa pronta, eppure lo sai che la meditazione aiuta molto in questi casi distress e di poca concentrazione.»
Eccola di nuovo! pensò. Sua madre, come diceva sempre sua nonna Cira in napoletano, era l’incarnazione dell’arteteca, cioè quella cosa per la quale non riesci mai a stare a fermo e tutte le mattine si alzava alle 6 per il saluto al sole; in più era insegnante di Kundalini Yoga da circa un decennio, così appena poteva cercava di convincere sua figlia a partecipare alle sue lezioni. Ma Giulia, che aveva comunque ereditato i geni dell’arteteca da sua madre e da sua nonna, proprio non riusciva a dedicarsi alla meditazione e alla respirazione, preferendo sport più dinamici; così, rassegnata, tagliò corto.
«Pronto? Mamma, non ti sento bene, forse la linea è disturbata, ne parliamo stasera, ciao.»
Odiava fare quella messinscena, ma già immaginava il resto della conversazione che sarebbe finita con la solita solfa sulla sua età, l’orologio biologico e il resto. Possibile che le madri dicano sempre la stessa cosa? Forse frequentano un corso serale accelerato per madri di single over30 dal titolo “Figli single, che fare? Frasi per ogni situazione”. Mentre pensava a queste cose, vide Ettore sotto alla penisola che divideva l’angolo cottura dal soggiorno intento a giocare e a divertirsi da matti con qualcosa che faceva rumore.
«Ettore, ecco che fine hanno fatto le mie chiavi. Dammi qua, gatto cattivo. Quando torno facciamo i conti.»
Il gatto per tutta risposta alzò la coda e se ne andò offeso.Scese di corsa le scale come sempre e riuscì a prendere la metro al volo, ormai era diventatoun rituale quasi quotidiano. Dopo circa mezz’ora arrivò finalmente in Fondazione, adorava quel palazzo cinquecentesco e l’aria che si respirava; quando attraversava il cortile pieno di piante esotiche, entrava in un mondo magico. Come ogni mattina passò dal suo capo, un distinto signore sull’ottantina, che anni prima aveva investito tutto il suo tempo e tutte le sue risorse finanziarie per aprire un centro studi che si occupasse di recupero e restauro di beni archivistici.
«Buongiorno, Carlo, lo so, sonoin ritardo anche stamattina, mi auto punirò, lo giuro.»
Carlo non poté fare a meno di sorridere.
«Buongiorno, Giulia, spero che nella tua punizione sia compresa anche la relazione finale sul restauro che hai fatto ai manoscritti, quelli che lunedì dobbiamo consegnare al museo, sai come la pensa il direttore.»
«Sì, lo so e so anche che non è un vero e proprio direttore, ma un manager che crede di aver a che fare con una fabbrica! Sai che mi hai dato pochissimo tempo.»
«Giulia, ti prego. Per me è difficile dirti queste cose, ma sai che purtroppo noi ci autofinanziamo e abbiamo bisogno di questi lavori. A proposito, non dimenticarti della riunione alle 10 in punto, mi raccomando! Devo presentarvi un nuovo lavoro proposto dall’Istituto Centrale per i Beni Sonori e Audiovisivi.»
«Davvero? Ma non se ne occupa Monica di questo genere di lavori?»
«Di solito sì, ma stavolta vorrei che ve ne occupaste tu e Rebecca, è da troppo tempo che lavorate solo su manoscritti e pergamene.»
«Okay, capo! Ora vado. Ci vediamo più tardi.»
Si diresse verso il laboratorio di restauro e, quando aprì la porta, trovò la sua amica Rebecca intenta a lavorare con le cuffie nelle orecchie e a cantare Beautiful daydegli U2.«Rebby, scusa, come fai a cantare a squarciagola alle 9 di mattina mentre restauri una pergamena?»
«Tesoro, buongiorno. Non trovi che oggi sia una magnifica giornata di sole?» La sua amica Rebecca era a dir poco raggiante.
«Sarà, a me sembrava nuvolo stamattina.» Effettivamente era la classica giornata settembrina afosa, quando il cielo è carico di nuvoloni e non sai se verrà a piovere oppure no.
«Mah, forse è questa musica che mi ricarica, oggi mi sento davvero adrenalinica! Sai, devo essere alla grande per stasera.» «Perché, che devi fare stasera?»
«Ho un appuntamento con Luca» rispose quasi distrattamente.Ormai Giulia aveva capito tutto, sicuramente quel vigliacco era tornato all’attacco, ma fece finta di non capire.
«Per caso si tratta dello stesso Luca che avevi detto di non voler vedere mai più e con il quale non cisarebbe stato mai e poi mai un ritorno di fiamma?»
«Sì, quel Luca. Vedi, stamattina mi ha chiamata all’alba dicendomi che doveva parlarmidi una cosa importantissima e che non potevo negargli almeno un appuntamento. Forse questa volta vuole fare sul serio.»
«Ah, ho capito, stai ascoltando gli U2 per darti la giusta carica per poter affrontare meglio quel deficiente e gridargli che non torneresti con lui nemmeno se fosse l’ultimo uomo sulla terra, vero?»«Oh, non esattamente…»
«Rebbina, cosa significa “non esattamente”?»
In realtà Giulia sapeva benissimo che Luca aveva raggirato l’amica colpendola nei suoi punti deboli. Già immaginava la scena madre di quella tragedia greca in cui lei gli diceva che era finita e lui iniziava a piangere prostrato ai suoi piedi, giurandole amore eterno. Roba da far rivoltare Romeo e Giulietta nella tomba! L’aveva già fatto altre volte, con la scusa di essere un travel blogger che amava i viaggi all’avventura, non riusciva proprio a stare in un posto per più di sei mesi. Così, mentre diceva a Rebecca di essere pronto per il passo successivo e di voler impegnarsi seriamente giurandole di amarla, dopo un paio di giorni distrattamente le comunicava che l’indomani aveva un volo per qualche posto sperduto della Terra. L’ultima volta, circa due mesi prima, dopo averle addirittura detto di iniziare a organizzare il loro matrimonio, come niente fosse, le riferì di aver programmato un viaggio in Patagonia con volo di sola andata, perché non sapeva quanto si sarebbe trattenuto. Rebecca era esplosa, non ce la faceva più a sostenere quella relazione piena di incertezze; ogni volta che lui partiva passavano anche settimane prima che si facesse sentire e lei stava in ansia senza sapere se lo avrebbe rivisto. Quindi, quando disse a Giulia che lo aveva sentito, lei era rimasta spiazzata; conosceva Rebecca, sapeva che era una ragazza risoluta e che era davvero stanca di quella situazione, ma era anche vero che Luca era il suo punto debole.
«Giulia, io lo conosco bene e so che questa volta fa sul serio per davvero.»
«E siamo a trentadue!»
«Trentadue cosa?»
«Le volte che hai detto questa frase!»
«Dai, su, non scherzare. Questa volta ne sono convinta.»
«Tu ne sarai anche convinta, ma non è detto che sia la verità. Quante volte è tornato da te strisciando? Io me le ricordo tutte, anche perché dopo venivi da me ad affogare i tuoi dispiaceri nei miei cocktail.»
«Tesoro, mica è colpa mia se tu prepari dei cocktail fantastici…»
«Ah, sì?» chiese Giulia con l’aria soddisfatta.
«Per tornare serie, io credo che tu abbia bisogno di un uomo vero e non di un Peter Pan che gira per il mondo duecento giorni all’anno.»
«Be’, è il suo lavoro, scusa! È un travel blogger e viaggiare è la sua vita. Giulia, non ti offendere, ma preferisco il mio Luca a quella palla al piede del tuo prof.»
«Almeno Roberto è una persona matura e responsabile. Certo, ha i suoi tempi, come tutti gli studiosi, anche se ammetto che sono un po’ lenti.»
«Su questo non ci sono dubbi! Ha quarantadue anni e ne dimostra ottanta. Un bradipo gli fa un baffo!»
«Cosa vorresti dire? E poi non cambiare argomento.»
«Okay» replicò Rebecca poco convinta, poi dopo un minuto incalzò: «No, scusa, ma devo proprio dirtelo. Sei la mia migliore amica e non posso fare finta di niente. Tu giustamente ti preoccupi per me e per Luca, ma anche io sono preoccupata per te. Negli ultimi due anni ti ho vista cambiare, soprattutto dopo che beccasti Roberto con lasua assistente. Ti sei attaccata a lui in modo morboso, praticamente vivi in funzione di quell’uomo, mentre lui sembra essere preso da altro».
Giulia rimase stupita. «In che senso scusa?» chiese preoccupata.
«Non so, a volte ho l’impressione che abbia tempo per te solo quando gli servi per presentare qualche mostra o quando deve andare a cena con i suoi amici. Per il resto vivete a 80 km di distanza che sembrano 800, ha sempre da fare soprattutto nei weekend e tu sempre dietro. Ogni volta che cerchiamo di organizzare qualcosa dobbiamo sempre consultare la sua agenda, non sei voluta venire nemmeno con me e Sara a Venezia perché forse uscivi per il weekend con lui e invece poi siete rimasti a casa perché non aveva voglia. Da quanto tempo non vi fate una vacanza?»
«Be’, saranno circa sei mesi» rispose pensierosa.
«No, è un anno. Me lo ricordo bene! Siete partiti ad agosto l’anno scorso, per recuperare dopo che aveva fatto il deficiente con quella. Poi è tornato tutto a posto, si è assicurato che tu fossi di nuovo a sua disposizione e ha continuato a fare la sua vita. Scusami se ti dico queste cose, ma è perché ti voglio bene.»
Notò che Giulia aveva la fronte aggrottata e si era intristita, allora cambiò tono, le sorrise e aggiunse: «E poi lo sai cosa c’è che non va? Io e te siamo troppo in gamba per stare con due tipi simili».
Finì la frase sdrammatizzando. Nel frattempo Giulia capì al volo l’amica, indossò gli occhiali da sole si mise un foulard in testa e, imitando Susan Sarandon, disse: «Hai ragione, Thelma, questi uomini non ci meritano! Che ne dici di scappare?».
«Va bene, Louise, programmiamo una fuga.»
Si guardarono e scoppiarono a ridere.
Claudia Forgione
Ho appena finito di leggere l’anteprima ma adesso sono curiosa di leggere tutto il libro che ho già ordinato e che consiglio davvero di leggere perché molto avvincente io non vedo l’ora di averlo tra le mani per leggerlo tutto spero arrivi presto. Complimenti all’autrice Loredana
Maria Carmela Columbro (proprietario verificato)
Ho letto l’anteprima di questo romanzo d’un fiato. E’ interessante, ironico e non scontato, con una protagonista originale. Mi incuriosisce il contesto lavorativo e già dalle prime battute il rapporto di odio-amore con il protagonista. Ho subito ordinato il libro, che consiglio vivamente. Forza, Loredana!