Questa storia è ambientata in un’epoca antica, dimenticata nel tempo. Un’epoca avvolta dal mistero, da fenomeni soprannaturali dove prodi cavalieri dalle pesanti ed usurate armature sfidavano i draghi che con prepotenza infestavano i cieli e dove re e regine, protetti dalle possenti mura dei castelli, lottavano tra loro con inganni e sotterfugi per contendersi immacolati regni e terre ancora senza nome.
La leggenda narrava della perpetua guerra tra gli esseri umani e l’occulto giunta dopo anni a una tacita tregua per volere ignoto. Quest’epoca e questi luoghi fecero da cornice alla vita di due giovani amanti nati sotto diverse stelle ma legati per amore da un giuramento fatto alla stessa luna. Questa è la loro storia; narra d’amore, di speranza e di speranza persa. Si racconta della vanità dell’uomo e della sua innata presunzione ma è anche una storia di rassegnazione a un destino avido dove nell’oscurità di un dolore impossibile da placare la magia potrebbe essere l’unico rimedio.
Perché ho scritto questo libro?
La scrittura mi ha accompagnato per tutta la vita diventando mezzo di evasione dalla quotidianità e inseparabile compagna di avventure.
Da ragazza forse un po’ introversa, mi sono sempre rifugiata nelle mie fantasie, dando voce a personaggi che potessero vivere storie straordinarie.
Nel 2023 ho deciso di tirare fuori dal cassetto una mia vecchia avventura, Vanitas, per condividerla con chi, come me, utilizza le parole scritte per viaggiare con l’immaginazione e creare mondi fantastici.
ANTEPRIMA NON EDITATA
VANITAS
Una donna in nero é seduta su una panca con lo sguardo perso negli angoli della sua mente confusa; respira a fatica. Qualche lacrima che bene conosce il percorso riga le sue guance per poi cadere nel vuoto e bagnare il tessuto liso e sgualcito dell’abito. Le mani appoggiate nervosamente sulle ginocchia come in attesa di qualcosa.
Di profilo la donna sembra giovane, forse troppo per essere vestita a lutto; una corta veletta nasconde un volto stanco e magro che un tempo aveva conosciuto la bellezza. Ma nonostante la tristezza dello sguardo e la trascuratezza dell'aspetto, quella nera figura renderebbe invidiosa qualunque altra donna. Immobile per un’infinità di tempo, non è nuova in quel luogo dove ormai vi trascorre intere giornate; sola e in compagnia dei suoi ricordi.
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Con le labbra serrate e il respiro affannato guarda dritta davanti a sé. Incapace di pensare cerca il coraggio di muoversi, anche solo impercettibilmente. Una mano si stacca pesantemente dalla coscia e con assurda fatica il braccio si estende di lato per appoggiarsi sulla panca. Un movimento timido e incerto che non ha né uno scopo né un senso. Solo un gesto automatico che in passato aveva spesso fatto d'istinto. Sentire il vuoto accanto a lei e solo legno ruvido a contatto con il suo palmo la fa trasalire e, come inorridita, ritrae la mano sul grembo. Il suo petto sotto la veste leggera si gonfia a ritmo sempre piú accelerato e gli occhi si velano di vecchie lacrime. Consapevole ora di ció che avrebbe toccato, tenta per una seconda volta il medesimo gesto e, come a voler trattenere qualcosa di caro, si stringe in un pugno di dolore e rabbia.
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