Sarà la quinta volta che rileggo i miei appunti, é inutile che mi prenda in giro, questa non è la mia strada, il mese prossimo dovrei dare tre esami e non sto più al passo, sono sempre indietro, i voti stanno iniziando a peggiorare e le rette sono sempre troppo alte.
Ho ancora due anni prima di finire questo percorso. Ho deciso io questo indirizzo e adesso decido io che è ora di smettere, smetterla di faticare e di affannarmi dietro a libri evidenziati ed appunti presi velocemente.
Quando lo dirò ai miei genitori gli prenderà un colpo, ma sono sicura della mia scelta, sono giorni ormai che ci penso, se poi aggiungo il fatto che non mi è mai dispiaciuto lavorare e che sui social ho trovato un’annuncio dove offrivano un lavoro per quest’estate in un villaggio turistico, mi è difficile cambiare idea. Cercano animatori e con le mie quattro lingue parlate e dopo vari minuti di concentrazione prima di digitare il numero, non ho avuto problemi a farmi assumere.
Tra poco meno di due mesetti, inizierò la mia esperienza da animatrice, mi sono sempre piaciuti i bambini e amo il mare in ogni stagione dell’anno. Ammetto che al pensiero di stravolgere la mia vita po’ di ansia mi si insinua sotto la pelle, ma ogni volta la caccio via pensando e visualizzando cose belle.
Il lavoro durerà cinque mesi e lo stipendio non è malvagio, ci pagano pure l’alloggio, che sicuramente sarà un buco.
Ho già parlato con il rettore ieri, non capisce la mia scelta ma l’accetta. Essendo lui un amico di famiglia vorrebbe ben altro dalla figlia del suo amico, ed essendo io tra le più brave del corso non si aspettava questa piega. Ma rammaricato dopo l’ennesimo tentativo di convincermi, mi ha garantito che potrò tornare quando vorrò senza perdere tutti i crediti ricevuti.
Mi rimane la parte più difficile, dirlo ai miei.
Sto andando a fare un po’ di spesa e poi li inviterò a cena nel mio piccolo appartamento. Questo mi dispiacerà di sicuro lasciarlo per cinque mesi, seppur piccolo ci sono molto affezionata. È il primo posto dove ho iniziato a sentirmi davvero me stessa, dove posso rimanere sola con i miei pensieri.
Il mio posto preferito è vicino al balconcino, ci ho posizionato una sedia a dondolo di vimini e nelle serate più malinconiche mi abbraccio in una coperta e mi leggo un bel libro.
Non ho mai avuto l’esigenza di aver compagnia, da sola sto bene, ma a volte guardando le gocce di pioggia bagnarmi le finestre, mi prende la malinconia tipica di chi ha una mancanza affettiva, e sento l’esigenza di un abbraccio, di una carezza, di un bacio sui capelli. Ma poi, a dirla tutta, l’unica compagnia maschile che vorrei è irraggiungibile, in alto e bruciante come il sole che da piccola mi ostinavo a fissare.
Quanto vorrei poter accorciare le distanza, ma di fronte a me ho una porta chiusa e non credo che potrò mai aprirne nemmeno una breccia.
Mi concentro sul momento che è meglio, con le due sporte della spesa tra le mani mi faccio le due rampe di scale per arrivare al mio appartamento, non prendo mai l’ascensore, preferisco un pó di sforzo fisico.
Chiudo la porta con il fianco ed appoggio gli acquisti sul tavolo.
Prendo il cellulare dalla mia borsa rossa preferita e chiamo mamma, come al solito risponde al terzo squillo ed io non le dò nemmeno il tempo di parlare :
“Mà, stasera venite a cena da me? “chiedo senza troppe cerimonie.
La sento sorridere dall’altra parte “Va bene, certo, ma torniamo presto, tuo padre domani ha il turno del mattino”
“Ok va bene, vi aspetto” e prima di riagganciare aggiungo “Non portare niente, faccio tutto io”
“Va bene amore” risponde mia mamma prima di mettere giù.
Oggi voglio impegnarmi al massimo, il menù della serata sarà stinco al forno con patate e muffin al cioccolato, così accontenterò entrambi e addolciró l’amara pillola che sto per servirgli.
Metto in forno lo stinco contornato da una distesa di patate accuratamente pulite e tagliate e mentre si cuoce lentamente rilasciando nella piccola cucina un profumino inebriante, ne approfitto per un bagno veloce prima di apparecchiare.
Musica accesa e acqua bollente, la mia droga.
Mi immergo nella vasca piena di schiuma profumata di vaniglia e appoggio la testa al bordo della vasca per rilassarmi. Mi ritrovo a canticchiare una canzone che sento continuamente alla radio , ad occhi chiusi, ma il cellulare che ho lasciato sulla mensola del bagno, mi avvisa di un messaggio. Allungo il braccio per prenderlo e poterlo leggere, lasciando cadere una marea di schiuma sulle piastrelle rosa del pavimento.
Il nome che leggo sullo schermo mi fa battere il cuore e con la mano che trema apro il messaggio.
Settimana prossima sono in zona, hai impegni? oddio mi tremano persino le gambe.
Non direi, quando arrivi? clicco subito su invia in trepidante attesa di saper la risposta che dopo pochi secondi arriva.
Venerdì, e Sabato sono a cena dai tuoi.
Quanto rimani? chiedo, sapendo già che le sue toccate e fuga sanno solo mandarmi in confusione.
Il week end, starò in hotel, quello vicino alla stazione .
Rispondo solo con un emoticon sorridente, incapace di esprimere tutti i sentimenti che m’intasano il cervello.
Notte Stella
Notte Steve
Sono fregata.
Ogni volta che mi convinco di esserne uscita ci ricado a piedi pari.
Ogni volta che cerco di andare avanti mi ritrovo col pensiero fisso su di lui.
Steve è un amico di mio papà, frequenta casa mia da prima che nascessi ed è stato una figura importante per me, sempre presente come uno zio amorevole.
Da piccola mi portava mille giochi dai paesi che visitava per lavoro, essendo rappresentante di una importante ditta di un prodotto tipico locale.
Ha girato mezzo mondo, non si è mai spostato ma non disdegna di certo la compagnia femminile.
Crescendo mi è stato vicino nelle fasi difficili dell’adolescenza e dei primi amori finiti male, ha sempre avuto parole dolci e confortevoli capaci di cancellare la confusione e la delusione che mi pesavano addosso.
Ma crescendo, il mio affetto è mutato ed è diventato qualcosa di più.
In sua presenza non sono più così rilassata, ho sempre un formicolio nello stomaco che mi accompagna.
Una sera di due anni fa ero al mare con i miei genitori e lui si è presentato a sorpresa, ci ha reso tutti euforici ma abbracciandolo per la gioia, la sua stretta forte e sicura mi ha fatta sentire come a casa, ma non la solita sensazione. Era una cosa diversa. Una cosa viscerale. Un abbraccio dal quale mai ti staccheresti.
Durante quei pochi giorni assieme ho capito di esserne innamorata, non quelle cotte adolescenziali, ma l’amore che non ti fa ragionare, per il quale perdi il sonno la notte.
Per mia natura sono incapace di conservare un segreto e la sera prima della partenza chiedendogli di accompagnarmi al luna park del paese l’ho convinto a restare da soli.
Nessuno sapeva che quella sera avrei messo a nudo i miei sentimenti e arrivati in cima alla ruota panoramica << Steve, devo dirti una cosa, ma ascoltami fino in fondo, non interrompermi e non devi rispondere subito…ci devi pensare >>
“Che c’è Stella? Cosa succede?”
“Non so bene come dirtelo ma promettimi che mi ascolterai fino alla fine” gli ho chiesto.
“Lo sai che lo faccio sempre”
Mi ricordo come fosse successo ieri, lui era davanti a me, e il suo ciuffo castano era mosso dalla leggera brezza che veniva dal mare. Gli strappi sui jeans lo facevano sembrare un ragazzino e la camicia aderente metteva in risalto i suoi muscoli addominali. Ricordo pure l’odore della salsedine che mi solleticava il naso. E la sua fronte corrucciata .
“Steve mi sono innamorata di te” ho buttato lì la frase senza pensarci troppo altrimenti ci avrei ripensato e tergiversato sopra. Lui ha strabuzzato gli occhi per il colpo e ha deglutito a fatica ed io ho continuato approffittandone dell’adrenalina che mi scorreva forte nelle vene “So che ti sembrerà strano ma nelle varie fasi della mia vita, tu ci sei sempre stato. Ci sei stato quando nonno ci ha lasciato, lasciandomi un vuoto incolmabile. Ci sei stato al diploma, i compleanni, ci sei sempre stato nel bene e nel male e vorrei che ci fossi sempre nella mia vita, vorrei che fossi la mia costante”
“Ma certo che ci sarò sempre”
“Ma non come adesso… Non così….” gli ho chiarito io.
“Stellina…non…io…Ascoltami ti adoro…sei diventata una donna forte ed intelligente…”
Non l’ho lasciato finire, ho solo detto “Ho capito… voglio solo scendere” L’imbarazzo del rifiuto era tanto. E mi opprimeva.
Il percorso del ritorno lo abbiamo fatto in silenzio con solo i rumori delle nostre scarpe che schiacciavano gli aghi di pino marittimo che ricoprivano la strada come un fitto tappeto, con la coda dell’occhio vedevo che mi guardava in preda a mille emozioni.
Arrivati all’Hotel, davanti alla scalinata d’ingresso, mi ha presa per un polso e mi ha fatta voltare verso di se.
“Stella, fermati, dobbiamo parlare” Ho strappato il nostro contatto e sono entrata nella hall senza voltarmi indietro, massaggiandomi il punto dove mi aveva afferrata.
Il giorno dopo partivamo per tornare a casa e fingendomi indisposta non l’ho neppure salutato, creandogli un forte dispiacere.
Per un anno ogni volta che chiamava ho riagganciato e tutte le volte che passava dai miei genitori ho sempre preso impegni all’ultimo pur di non vederlo.
Non ho mai detto niente a nessuno della nostra serata al luna park, non saprei cosa dire, mi vergogno perché il suo rifiuto è stato umiliate.
Poi un giorno senza avvisarmi si è presentato all’università, jeans neri, anfibi e camicia a scacchi azzurra, il suo miglior sorriso sulle labbra e non ho potuto trattenere un sorriso.
“Sorpresa Stellina” Ecco come mi ha salutata, come se non fosse successo nulla, come se non fossero mesi e mesi che non ci sentivamo, mi ha preso la borsa dalla spalla e mi ha detto
“Ti porto fuori a pranzo”
Abbiamo mangiato in un fast food raccontandoci le ultime cose.
Poi mi ha chiesto guardandomi fisso negli occhi “Perché mi hai evitato per così tanto tempo?”
“Non potevo continuare a sentirti facendo finta di niente. Era contro quello in cui credo lo sai, sono sempre stata espansiva e senza segreti, non ti ho mai mentito. Sono sempre stata onesta e dovevo dirtelo non potevo fingere…Ma…È andata così..” Mi fa male dire queste parole, mi grattano la gola come carta vetrata.
“E adesso?” mi chiede continuando a fissarmi.
“Non è cambiato niente ” lo ammetto, non posso mentire né a lui né a me stessa.
“Stella, sono amico di tuo padre, come potrei??? “
“Non è questo il punto…Il punto è se provi quello che sento io…il potere è molto differente dal volere”
Senza dire niente si è alzato e mi ha detto con voce decisa “Andiamo “.
Abbiamo fatto una sorpresa ai miei andando a casa loro, in auto mi ha chiesto dell’università e se avevo un fidanzato, ma sono stata vaga e lui se ne è accorto e appoggiandomi una mano sul ginocchio “Non chiuderti con me, non farlo mai” accorgendosi della sua mano, l’ha ritratta subito come se si fosse scottato. Si è schiarito la voce continuando a guardare davanti a sé.
La sera è trascorsa tranquilla tra mille racconti e risate e al momento dei saluti mi ha dato un casto bacio sulla guancia.
I ricordi mi hanno trasportata molto lontana, ma l’acqua ormai fredda che mi circonda mi riporta alla realtà, ed ho paura che la cottura della cena sia giunta quasi al termine.
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