Sono stata arrabbiata come mai nella mia vita, schifata e stomacata dal genere umano, dalla falsità dei rapporti e delle relazioni liquide; sono stata sospettosa, diffidente.
Sono stata delusa, ferita, ho amato tanto, sempre e comunque senza alcuna riserva.
Ho perso la bussola per un periodo così lungo da sembrare infinito.
Ho pianto, pregato, sperato nel mio ritorno, sperato e pregato in un suo ritorno.
Ho desiderato essere madre, compagna e punto di riferimento per chi come me si era perso. Ho perdonato tutti e tutto, compresa me stessa, ricominciando mille volte.
Ho perso un amico che era come un fratello.
Mi sono scoperta fragile come ogni essere umano, ho imparato a piangere.
Poi ho fatto una pausa. Ho respirato, perché quando non respiri, smetti di pensare e fai danni. Mi sono seduta e mi sono chiesta chi volessi essere. Non quella roba grigia che guardavo ogni giorno allo specchio. Quella non ero io.
Ho preso una tela bianca e ho ricominciato a dipingere la mia vita così come la desideravo; ho ricominciato a scrivere la mia musica, ho chiesto scusa per aver ferito con il mio silenzio, le mie assenze e i miei rifiuti verso coloro che amavo e che mi volevano bene.
Ho pianto di dolore e di gioia per mesi, ho pianto per le risate.
Ho viaggiato (e continuo a farlo) per dare ossigeno all’anima, per dilatare il cuore e per aprire la mente.
Giunta al bivio, dovevo scegliere e ho scelto di non morire, ho scelto di scappare da persone e situazioni che non mi facevano bene.
Ho scelto di essere il sole per me stessa e per chi mi circonda. In fondo a quel buio ho visto una luce brillare forte e l’ho seguita senza pensarci due volte.
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