… Conto più di quattrocento messaggi tra bacheca Facebook e messaggi privati, 20 emails, un video messaggio cantato, due video chiamate Skype, mazzi di fiori virtuali e non, tante, tantissime telefonate, da tutto lo stivale e non solo… più di 100 messaggi WhatsApp… una pioggia di sorrisi, risate, sorprese, un pranzo speciale in famiglia…buonissimo.
Ho fatto una pausa dal trantran quotidiano e ho risposto proprio a tutti. Mi ci sono volute quasi due ore, una tisana, un caffè, e una fetta di torta, ma ne valeva la pena!
Aspetto ogni anno il mio compleanno come fossi una bimba e ogni anno è speciale, ma quest’anno è diverso.
Questo compleanno è unico e lo ricorderò per tutta la vita, più dei miei diciotto anni e più dei trenta.
E’ stato un anno infinitamente lungo, doloroso e a volte buio, con una piccola parentesi di sole, poi di nuovo buio, troppo buio.
Ho pensato di mollare tutto tante volte.
Ho creduto, per rabbia, di potermi trasformare in qualcuno che non ero.
Ho tagliato fuori tante, troppe persone, perché il dolore a volte, può essere così profondo da isolarti dai tuoi affetti più cari, o può essere così forte da toglierti il respiro e l’energia.
Ho cambiato taglio e colore di capelli tre o quattro volte in un 7
anno: poveri loro.
Sono rimasta seduta in attesa dei miracoli e scuse che erano più invisibili del fantasma che ero diventata, più invisibili della mia immagine riflessa nello specchio.
Sono stata arrabbiata come mai nella mia vita, schifata e stomacata dal genere umano, dalla falsità dei rapporti e relazioni liquide, sono stata sospettosa, diffidente.
Sono stata delusa, ferita, ho amato tanto, sempre e comunque senza riserva alcuna.
Ho perso la bussola per un periodo così lungo da sembrare infinito.
Ho pianto, pregato, sperato nel mio ritorno, sperato e pregato in un suo ritorno.
Ho desiderato essere madre, compagna e punto di riferimento per chi come me si era perso. Ho perdonato tutti e tutto, compresa me stessa, ricominciando mille volte.
Ho perso un amico che era come un fratello.
Mi sono scoperta fragile come ogni essere umano, ho imparato a piangere.
Poi ho fatto una pausa. Ho respirato, perché, quando non respiri, smetti di pensare e fai danni. Mi sono seduta e mi sono chiesta chi volessi essere: “non quella roba grigia che guardavo ogni giorno allo specchio” quella non ero io.
Ho preso una tela bianca e ho ricominciato a dipingere la mia vita così come la desideravo, ho ricominciato a scrivere la mia musica, ho chiesto scusa per aver ferito con il mio silenzio, le mie assenze e i miei rifiuti coloro che amavo e che mi volevano bene.
Ho pianto di dolore e di gioia per mesi, ho pianto per le risate.
Ho viaggiato (e continuo a farlo) per dare ossigeno all’anima, per dilatare il cuore e per aprire la mente. 8
Giunta al bivio dovevo scegliere e ho scelto di non morire, ho scelto di scappare da persone e situazioni che non mi facevano bene.
Ho scelto di essere SOLE per me stessa e per chi mi circonda e in fondo a quel buio ho visto una luce brillare forte e l’ho seguita senza pensarci due volte.
In quella luce c’erano le lacrime, la forza, la saggezza e la costanza di mia Madre, di mio Padre, c’era la “durezza” e l’amore di mia Sorella, c’erano ore di chiacchierate al telefono con i miei fratelli e sorelle d’anima, le perle di saggezza dei miei zii, il sostegno e le allegre follie delle mie cugine che sono come sorelle, il bene e la pazienza (tanta, infinita pazienza) dei miei amici.
In quella luce c’erano le parole delle persone che incontravo ogni giorno e tutto quello che vedevano in me e che io non riuscivo più a vedere. C’era la paura diventata sfida, c’erano i miei sogni che diventeranno realtà, c’era il mio sorriso che è di nuovo lui, c’erano i miei occhi che brillano di nuovo e un cuore malconcio che è di nuovo forte, un’anima grigia che ora è arcobaleno, c’era la fede che mai ha vacillato.
In quella luce, c’ero io e tutti i colori che volevo e voglio essere.
“Si raccoglie ciò che si semina” e i vostri auguri sono il segno tangibile di ciò…
Grazie per il dono IMMENSO che siete per me, TUTTI e ognuno in modo differente.
Ho imparato che da soli non si va da nessuna parte e che quando accettiamo la bellezza che siamo, il mondo attorno a noi cambia colore, la nostra anima cambia colore e la bellezza inizia a palesarsi anche nel più piccolo gesto.
Per leggere questo capitolo ascolta:
India Arie – Just do you
Premessa
Ormai sono passati tre anni da quanto mi sono trasferita da Roma a Bari.
Ricordo ancora la disperazione e il senso di smarrimento che provavo nei mesi precedenti alla partenza che avrebbe cambiato la mia vita e me stessa in modo drastico.
Ma voglio iniziare presentandomi: sono Marie Thérèse Ntumba Kabutakapua, in arte MariTé, sono una cantautrice Italo Congolese, una Musicoterapista e Mindfulness Coach.
I miei genitori si trasferirono in Italia quarant’anni fa, scelta coraggiosissima la loro!
Ho trentasette anni e una marea di progetti nella testa, alcuni in via di realizzazione altri diventeranno concreti più avanti.
In questo momento in cui scrivo sono appena entrata nel settimo mese della mia gravidanza, un piccolo immenso miracolo, di cui ancora mi sorprendo, ti spiegherò più avanti perché, sono sposata con un uomo meraviglioso da quasi un anno!
Come te ne ho passate di tutti i colori, sono caduta e sono rimasta a terra per molto tempo, ma più giù non potevo proprio andare.
Così ho scelto di essere Felice…voglio raccontarti come!
Per leggere questo capitolo ascolta:
Sara Bairelles – Little Voice
Emily King – Go Back
La Scuola Elementare
La scuola elementare, per me è stata un vero e proprio dramma, un qualcosa che ha segnato la mia vita per moltissimi anni.
Sono sempre stata una bambina molto timida, ma allo stesso tempo un leader naturale, forse perché ascoltavo e accoglievo tutti, forse per la mia altezza, ero più alta della media e probabilmente questo rassicurava le altre bambine e gli altri bambini.
Fino all’età adolescenziale ero molto felice di avere così tanti amici ed essere sempre al centro dell’attenzione, crescendo diventò un problema e nell’età adulta ho compreso il vero significato dell’essere leader.
Alle elementari avevo una maestra di matematica terribile, con il senno di poi mi sono detta che doveva essere una persona molto triste e insoddisfatta della sua vita.
I miei hanno sempre avuto un grande senso di giustizia e di umanità e sono valori che hanno trasmesso a mia Sorella e a me, per questo motivo con la Maestra Luisa ho sempre avuto enormi problemi, lei non faceva altro che urlare, insultare e umiliare noi
bambini, se non comprendevo un passaggio di un esercizio di matematica, lei urlava come un’aquila:
– studiaaaaaa! Non capisci nulla Stupida!.
Ecco quello “stupida” urlato in quel modo e spesso, mi è entrato nel profondo, talmente tanto che ho iniziato a credere di essere stupida davvero. Questa convinzione mi ha accompagnata per moltissimi anni, facendomi fare, a volte, scelte dettate dall’incapacità di pensare di farcela.
La Maestra Luisa ad un certo punto andò in pensione e arrivò dalla Calabria la Maestra Marta: altro personaggio complicato. Lei e una sua amica, maestra anche lei, partivano dalla Calabria la domenica notte per essere ai Castelli Romani il lunedì mattina, fare lezione tutta la settimana per ripartire il venerdì notte; questo mi ha sempre fatto tanta tenerezza, mi dispiaceva tanto che la Maestra Marta dovesse fare tutto quel viaggio per venire a scuola da noi, pensavo alla sua famiglia, ai suoi figli, ma la mia preoccupazione per lei è svanita con il tempo.
Un giorno eravamo in classe e un mio compagno doveva svolgere un esercizio alla lavagna. Ora non ricordo benissimo come si sia svolto il tutto, ma l’8, scritto alla lavagna dal mio compagno, non era soddisfacente per la maestra, che lo prese in giro e poi chiamò me:
– Kabutakapua, vieni a far vedere a Marco come si scrive l’8 che anche le scimmie in Africa sanno scriverlo.
Mi sentii morire due volte, primo per essere stata paragonata a una scimmia, come se gli africani fossero stati animali addomesticati in uno zoo e poi per Marco, che poverino era molto in imbarazzo.
Mi alzai e scrissi quel benedetto 8 alla lavagna.
– Ecco, hai visto non era poi così difficile no?
Tornai a casa con l’anima a pezzi, per mia fortuna i miei genitori ci hanno cresciute dicendoci sempre di essere fiere delle nostre origini e che nella vita saremmo potute diventare tutto ciò che sognavamo, che non c’era nessun ostacolo alla nostra felicità. Io credevo profondamente alle loro parole, ma essendo una persona molto sensibile, le parole delle mie maestre attecchirono nel profondo del mio subconscio e la frittata ormai era fatta.
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