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Può un antico castello essere ambientazione di una favola moderna e contemporaneamente teatro di un’atroce strage? Quando un giovane nobile subisce un’ingiustizia, può l’amore concedergli una seconda possibilità? Questa è la storia di Will, signorotto di altri tempi – in tutti i sensi –, e di Emily, giovane romantica e aspirante scrittrice, che la vita farà incontrare regalando a entrambi un grande amore e la possibilità di salvare un popolo dalla tirannia. Oltre lo spazio e il tempo. Oltre le avversità. Insieme.

2017

Aveva poggiato la testa al finestrino della macchina che, correndo, le restituiva un’immagine sbiadita del panorama circostante, mille colori si univano insieme come pennellate gettate distrattamente su una tela. Il verde degli alberi si fondeva perfettamente col marrone delle montagne e con le loro cime totalmente bianche, innevate. Era un panorama nuovo, differente rispetto a quelli mondani in cui era cresciuta, pieni di enormi palazzoni claustrofobici fra i quali si nascondeva, se solo sapevi cercare davvero molto bene, qualche sprazzo di verde qua e là, abbandonato alle sudice mani dell’inquinamento.

Aveva sempre vissuto in grandi città, cambiandole, una dopo l’altra, a causa del mestiere del padre. Non si era mai molto interessata a ciò che davvero lui facesse, ma sapeva con disarmante certezza che presto o tardi avrebbe dovuto impacchettare nuovamente la sua roba per spostarsi verso un’altra meta ignota che, ne era sicura, sarebbe stata circondata dalla coltre grigia dello smog che per lei rappresentava ormai l’unica cosa davvero familiare. Così, ciò che più aveva odiato di tutte quelle città che aveva dovuto imparare a chiamare “casa”, era anche diventata l’unica cosa che nel tempo aveva iniziato a darle un senso di appartenenza e di rassicurazione, le sembrava quasi potesse sparire dietro quel grigiume, come per magia, tirando su una spessa tenda che riusciva a nascondere la sua persona da sguardi indiscreti.

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Ciò che ora le si stagliava di fronte era qualcosa di sublime, le toglieva il fiato e le faceva battere forte il cuore nel petto, come un martello pneumatico totalmente fuori controllo. Al contempo però era in grado di terrorizzarla a morte. Era attanagliata da una sensazione che percepiva come un buco nello stomaco che lentamente tendeva a risucchiarla verso il suo interno. Avvertiva brividi su tutto il corpo. Più la macchina saliva attraverso quella strada di montagna, più il freddo sembrava diventare una lama che spingeva per entrarle sotto la pelle. Emily riusciva a percepirne dapprima la forte pressione, poi il conseguente bruciore, centimetro dopo centimetro.

Non aveva mai provato una sensazione simile in tutta la sua vita, più si abbandonava al paesaggio, più si estraniava dal suo corpo. Era come guardarsi dall’esterno ma non potersi toccare, come scorgere la propria figura attraverso lo specchio, con la fondamentale differenza che, in questo caso, Emily percepiva se stessa come il riflesso, e non come la persona. Era lei quella obbligata a seguire le mosse di un corpo che sentiva suo pur non appartenendole.

Perdersi dentro ai suoi pensieri era l’unica cosa che non le facesse pesare il fatto che questo trasferimento durasse ormai da ore e che suo padre fosse così concentrato sulla strada da chiudersi in una bolla di silenzio, così fragile che sarebbe potuta scoppiare in un sonoro plop anche a causa di un solo sbadiglio più sonoro. E così Emily si ritrovava a dover sopportare ancora quella scomoda posizione, in quella scomoda macchina, senza poter proferire parola con l’unica persona presente lì dentro oltre a lei.

La Prius rossa era quella di sempre, l’avevano comprata anni prima, e avevano affrontato la maggior parte dei loro viaggi con questo piccolo “bolide”, come era d’usanza chiamarla suo padre. Una mera illusione che compensava ciò che non aveva potuto effettivamente permettersi nonostante una vita di duro lavoro e sacrifici. Era come un baule pieno zeppo di ricordi, fra i quali si celavano alcuni dei più belli che la famiglia Pembrooke potesse custodire, dei veri e propri tesori, ma anche dei più dolorosi e pungenti fardelli a cui mai avrebbero potuto rinunciare. Rappresentava per loro il momento in cui, con la tristezza che attanagliava le loro gole come un grosso artiglio, erano riusciti a lasciare andare il ricordo della madre di Emily, Clarissa, la quale era morta a causa di una grave malattia.

Venire a conoscenza della diagnosi fu per loro un duro colpo, una vera e propria presa di coscienza. Il loro mondo iniziò a crollare, pezzo dopo pezzo. Quando poi Clarissa, al termine di un’estenuante lotta, si arrese, abbandonandoli, sembrò loro di non riuscire più a sollevarsi, schiacciati al suolo dal peso dei perché ai quali mai avrebbero potuto trovare una risposta soddisfacente. Solo dopo molti anni riuscirono a rimettersi in sesto e come simbolo della loro rinascita, della loro nuova vita, decisero di acquistare una nuova auto, proprio quella Prius. La scelsero rossa, in memoria della tanto amata mamma di Emily, che nel periodo di gioventù aveva trascorso la maggior parte del suo tempo in giardino, sporca di terra e di erbacce, a coltivare le sue rose.

Così quell’auto nel tempo si riempì di lattine, briciole ed esperienze. I viaggi, le prime guide di Emily e anche i primi appuntamenti che Thomas, il padre, si concesse dopo un lungo periodo di repulsione nei confronti di qualsiasi possibile fonte di svago e felicità.

Avevano da sempre avuto la convinzione che non bisognava legarsi troppo a degli oggetti, a dei beni materiali, che bisognava vederli solo come mezzi e non come qualcosa di essenziale per le loro vite, ma quell’automobile aveva trascorso così tanto con quella piccola famiglia da diventarne un importante membro.

Nonostante Emily nutrisse un grande amore per quel bolide, iniziava adesso a temere che il suo corpo non sarebbe riuscito più ad abbandonare la forma di quel sedile, sul quale non riusciva più a muoversi, ingombrata dal peso di mille scatoloni. Le parole premevano sulla gola, implorando libertà. Aprì la bocca, pronta e determinata a rompere l’aura di tranquillità del padre, quando lo vide.

Si stagliò dinanzi ai suoi occhi un enorme palazzo. Maestoso e imponente furono le prime parole che le balenarono nella mente al cospetto di quella vista. Non era uno di quei modernissimi grattacieli che solitamente l’accoglieva in modo freddo e impersonale. Era un vero e proprio castello, probabilmente appartenente al XVIII secolo, di un insolito colore scuro, con ampie vetrate e un enorme portone. A fianco vi erano edifici minori che Emily riconobbe come stalle una volta avvicinatasi, mentre alle spalle si estendeva un fitto bosco, così cupo da apparire come un’impermeabile distesa d’oscurità. Sembrava fossero stati trasportati all’interno di uno di quei romanzi gotici che Thomas tanto amava. La casa, se così si poteva definire, era addirittura avvolta dalla nebbia.

Emily guardò il padre con la bocca spalancata e sbottò in un sonoro: «MA CHE…?».

2022-09-02

Aggiornamento

Sono estremamente lieta di comunicarvi il raggiungimento dell'obiettivo. Vorrei potervi abbracciare ad uno ad uno per dimostrare la mia gratitudine nei vostri confronti. Solamente grazie al vostro supporto, ad un vostro piccolo gesto, per me davvero enorme, è stato possibile registrare più di duecento preordini in meno di 100 giorni. Potrete presto stringere il mio romanzo, che adesso è anche un po' vostro, fra le mani così da far rivivere, capitolo dopo capitolo, la storia di Will ed Emily.

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Manuela Fricano
nasce a Palermo il 15 febbraio 1996. Consegue nel 2014 il diploma di maturità classica. Gli anni del liceo la portano ad acquisire una maggiore consapevolezza delle proprie inclinazioni accademiche. Spinta dalla passione per la scrittura, la letteratura e le lingue straniere intraprende il corso di laurea triennale in Mediazione linguistica all’Università
degli Studi di Palermo, specializzandosi nel 2021 in Traduzione per le Relazioni internazionali.
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