La donna si comportava in modo assai strano. Nessuna percossa e\o tortura e\o menomazione e\o massacro perpetrato nei confronti degli uomini presenti nelle camere sotterranee, e questo di per sé rappresentava un avvenimento senza precedenti. Sembrava proprio che quel tale, il vegliardo denominato Zar333, fosse riuscito in qualche modo a placare la sua collera prorompente.
«Benvenuti» li aveva accolti il vecchio. «Vi stavo aspettando. È una gioia per me fare la vostra conoscenza.»
«Io non sarei molto felice di incontrarmi, vecchio» aveva tagliato corto Zirlin. «Sai perché siamo qui?»
«Certo, state inseguendo i tre viandanti che vi hanno preceduto. Sarà un piacere per me mostrarvi la via che vi condurrà da loro.»
La guerriera, in attesa di un sanguinario scontro mortale, era rimasta interdetta. Inoltre, come con gli altri discepoli, la lettura del microchip Hermes era fallita.
«Perché vuoi aiutarci?» gli aveva chiesto, allora.
«Perché non dovrei?»
«Perché in pratica abbiamo sterminato tutti i tuoi compagni che vivevano nella Zarathustra.»
Berger e Dobermann si erano scambiati uno sguardo di maligna soddisfazione, compiaciuti dalla perfida capacità di provocazione della guerriera.
«La vendetta conduce alla disfatta» aveva ribattuto con placidità Zar. «O, nel migliore dei casi, a subire un’ulteriore vendetta.»
«Proprio così. È quella la parte divertente!»
«Mi dispiace, guerriera dei Cerchi Interni, ma da me non riceverai nessuna offesa per giustificare la tua sete di violenza. Invero, la mia offerta di mostrarti la via per il Settimo Cerchio resta valida.»
La donna aveva fissato il vecchio negli occhi per qualche istante. E per la prima volta nella sua vita, dopo quasi un minuto di silenzio, aveva distolto lo sguardo.
«E sia, allora. Mostrami la via di cui parli» aveva poi concluso, superandolo di slancio.
Da quel momento in poi, il comportamento della donna era in qualche modo cambiato. Di certo, l’atteggiamento pacifico di Zar333 l’aveva colta di sorpresa, eppure l’allibratore del Quinto Cerchio si aspettava comunque un qualche atto di brutalità gratuita da parte di un essere spietato come lei. Invece, niente di tutto questo era accaduto. Al contrario, Zirlin aveva dimostrato una passività disarmante, accettando senza obiezioni il ciondolo che il vecchio le aveva consegnato prima di congedarsi definitivamente. Adesso avanzava con lo sguardo fisso davanti a sé, immune a qualsiasi provocazione esterna, illuminata dai fasci di luce che i suoi due compagni sparavano dagli occhi. Gente strana, quegli uomini non uomini, ma né Berger né Dobermann intendevano approfondire più di tanto l’argomento.
D’improvviso, come scossa da una mano invisibile, Zirlin sbatté le palpebre e riprese possesso del proprio corpo.
«Cosa avete da guardare?» sibilò, senza voltarsi.
«Mi chiedevo quando saresti mai tornata tra noi» ribatté Berger, sarcastico. «Dopo la scomparsa di Lai, non credo avrei resistito al dolore di perdere anche la tua compagnia.»
La donna sbuffò, infastidita dal tono pungente dello scheletro parlante.
«In marcia, adesso!» ordinò, accelerando il passo.
«Come desideri. Ma, giusto per saperlo, hai una vaga idea di dove stiamo andando?»
In effetti, la domanda apriva una questione alquanto spinosa. Si trovavano all’interno di un’ampia galleria del tutto simile al tunnel di congiunzione tra il Quinto e il Sesto Cerchio, circondati dall’oscurità pressoché totale. Il suolo era ingombro di terra umida e rottami, un continuo saliscendi di dossi e buche che rendevano il cammino assai difficoltoso. Malgrado ciò, A21 e A44 non percepivano la presenza di Mizar e compagnia nelle immediate vicinanze. Strano…
«Il tunnel non ha diramazioni» constatò la Guerriera Leader. «Quindi procederemo sempre dritto finché non troveremo l’uscita.»
«Sempre che l’uscita esista» commentò sottovoce Brg448.
«Hai un’idea migliore?»
«Be’, se i tuoi amici potessero darci una mano, magari…»
«Allo stato attuale non possono fare molto. Come ti ho già detto, la loro energia residua è quasi terminata. Avremmo bisogno di carbone, oppure della luce del sole.»
«Io dico di tornare indietro e spezzare le gambe al vecchio» asserì Dobermann con sprezzante sagacia. «Forse in quel modo lo convinceremo a spiegarci come raggiungere l’uscita.»
Lo scheletro dai lunghi mustacchi annuì dall’interno del suo elmo protettivo.
«Ottima idea!» affermò. «Pratico ed essenziale come sempre, con quella punta di crudeltà che piace a me.»
«Un attimo» lo zittì Zirlin. «Avete sentito?»
«Sentito cosa?»
«Un rumore, quasi impercettibile, come un sibilo. Veniva da quella parte.»
Enrico Scaranello (proprietario verificato)
Il primo capitolo è stato molto interessante, finalmente potrò leggere il seguito.
Copia fisica prenotata