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Woody Allen sa attendere. Quaderni

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Il rancore è un sentimento pericoloso e soffoca i coraggiosi tentativi di perdonare. Franca ci prova a dimenticare, ad assolvere sua madre. Ne legge le confidenze nei quaderni che la donna le affida, ma la verità che emerge è troppo diversa da quella dei suoi ricordi: una madre assente, i fratelli lontani, la lingua diversa dei nonni d’oltralpe, le bugie, gli abbandoni. Poi, un’idea: e se la scrittura, anzi la ri-scrittura, della propria vita potesse aiutarla? E se solo nelle storie si potesse trovare un senso? È così che prendono vita Mamadé, Sonia, Marta, Lia, Sara e Oumou. Donne che non sono sua madre ma, allo stesso tempo, hanno qualcosa di lei. Donne che, forse, sapranno perdonare.

Capitolo uno

Franca

Era una notte buia e tempestosa… scriverebbe Snoopy.

Guardo fuori dalla finestra. Dalla mia postazione tra la tenda e il vetro del quarto piano del Sonnenblume mi sembra di sormontare di qualche metro gli alberi più vicini del giardino privato che lo circonda. Le piante si arrampicano fino alla staccionata di legno che le separa dalla strada e dal parco esterno, polmone verde della città. Come in un progetto architettonico, i più lontani ondeggiano in prospettiva allo stesso livello dell’appartamento numero 402, mentre quel poco di luce diffusa dai lampioni in lontananza traccia un orizzonte frastagliato e mobile.

Il vento, troppo freddo per un inizio ottobre, agita la massa uniforme di chiome scure che all’alba ritorneranno rami portatori di foglie gialle, come a voler restituire il sole dell’estate appena conclusa.

La stanza, troppo calda per una sera d’autunno, non ha niente fuori posto. Ogni oggetto testimonia un momento preciso del percorso di una vita. Tante foto, alcune ancora in bianco e nero, sfilano nella parata dei ricordi. La stessa figura femminile attraversa le stagioni della propria bellezza, gli uomini sono diversi. Li guardo e so che non sono tutti. Mio padre, ad esempio, non ha trovato spazio su quelle pareti o nelle cornici appoggiate sulle superfici piane, nel bel mezzo di centrini di pizzo inamidato. Questo particolare mi ferisce. Sto cercando di ricomporre un puzzle dove nulla è come i pensieri ripropongono.

In questa galleria mancano anche due dei miei quattro fratelli, figli di un uomo che non ho conosciuto. L’ho visto a volte in qualche album di foto a casa di parenti, ma di lui conosco poco più di niente. Molti anni fa quell’uomo ha scelto di scendere da una vita diventata troppo scomoda. Ha tolto il disturbo senza dare spiegazioni: come tutti i suicidi avrà trovato la propria verità tra cervello e cuore. Valida e dolorosa.

Una voce che viene dal passato srotola un racconto che riaffiora tra i rumori del temporale e le voci di persone che salgono le scale oltre la porta d’ingresso. Appartiene a una di quelle storie origliate, giocando a ritagliare sagome di vestiti per bambole di carta dopo averle colorate, mentre donne adulte parlano tra tazze di tè al latte, crostate di prugne e biscotti allo zenzero. È la voce di mio fratello, quello di cui non ho mai conosciuto il padre, che borbotta qualcosa, è assicurato a un albero con un’intelaiatura di quelle che si usano per sorreggere i bambini ai primi passi. L’ho sempre immaginato vestito con una salopette azzurra, di quelle coi pantaloni corti e ampi che l’elastico a mezza coscia fa sembrare un palloncino. Probabilmente da qualche parte ho visto una foto in cui indossa quell’abito.

Quel giorno, accingendosi a partire, nostra madre deve aver pensato: Ti lascio con la fascia così non sei in pericolo. E forse glielo ha anche detto mentre gliela infilava.

Lo penso seduto, intento a giocare e a parlottare con le costruzioni di legno colorato. Le stesse costruzioni che un Natale ho avuto in regalo: cerchi, rettangoli, quadrati, ponti gialli, rossi e blu. Come ho fatto io anni dopo, sta costruendo una torre. Appoggia un mattoncino sopra all’altro. Come me batterà le mani quando l’equilibrio precario si arrenderà al peso dell’ultimo pezzo, quello che tirerà giù la costruzione.

È molto bello quel bimbo, ha la pelle chiara e i boccoli biondi come le bambole di porcellana che nonna Ruth, la seconda moglie del nonno materno, collezionava.

Quelle strisce di cuoio lo imprigionano all’albero come fosse un cucciolo. E lo era. Un cucciolo umano di due anni. Nello stesso ricordo, poco più in là, in un box all’ingresso della veranda, dorme tranquilla una bambina di sei mesi.

Nostra madre deve averle sussurrato: «Puoi anche piangere, tanto lì dentro male non te ne puoi fare. Sei al sicuro, bambina mia». Forse la bimba piangerà, o forse no. Fino a quando non avrà fame e resterà asciutta rimarrà tranquilla.

Nostra madre ha preparato due borse. Sono gonfie, riempite il più possibile e in fretta. Si guarda allo specchio, si ferma per passare sulle labbra il rossetto rosa, poi le strofina fra loro per stenderlo bene. Lo stesso gesto leggero che perpetuerà negli anni prima di uscire di casa.

Focalizzo i pensieri su qualche dettaglio: per terra forse un foulard, senz’altro chiaro. Vedo mia madre mentre lo raccoglie, se lo aggiusta sui capelli, si riguarda allo specchio ed esce di casa senza voltarsi indietro. La osservo mentre sale su un taxi chiudendo un capitolo della propria vita con una fuga.

Parla con l’autista, poi la sua voce si fa più vicina, meno acuta, e la scena cambia.

Dalla cucina dell’appartamento 402 del Sonnenblume mi chiede: «A cosa stai pensando?».

Non so cosa rispondere.

L’immagine di lei diciottenne che ha compiuto quei gesti lasciando da soli in una casa incustodita i suoi due figli, come fossero giocattoli di cui si era stancata, mi causa un vortice nello stomaco. “Abbandono di minore” direbbe un giudice, e forse lo ha detto il giorno in cui ha affidato i miei fratelli al loro padre.

Lei si è probabilmente discolpata dicendo: «Non li ho abbandonati, li ho lasciati soli per poco tempo, il padre stava per rientrare dal lavoro».

E se l’uomo, ignaro, si fosse fermato all’osteria come lei diceva fosse solito fare?

Negli anni successivi ha sempre giustificato la propria fuga lamentandosi delle continue assenze del marito, dei soldi che lui spendeva per bere con gli amici, delle altre frequentazioni femminili, dell’ostilità delle sorelle di lui. Come faceva a essere certa che quel giorno sarebbe tornato a casa presto?

Davanti alle fermate degli autobus spesso ci sono carte per terra e la gente che aspetta le evita o le scalcia o le ignora. Una giovane donna, ammettendo anche l’esistenza di gravi motivazioni personali, può fare la stessa cosa con le proprie creature?

Mia madre parla. Vedo muoversi le labbra e non capisco le parole, sento il vento oltre il vetro, il rumore dell’ascensore e i miei pensieri che si rincorrono. Provo rabbia, una rabbia rumorosa come le urla delle tempeste sul mare. Di certo non posso dirlo, potrei solo andarmene, ma non voglio farlo.

Per colpa di quella storia, il già difficile rapporto fra noi si è definitivamente sbrecciato anni fa.

Ero incinta quando ho chiesto al nonno. Anche mia sorella, che aveva fatto proprio il racconto non potendo ricordare nulla di quel giorno nel box, mi aveva dato la stessa versione dei fatti. Avevo domandato quasi per paura di poter ripetere quell’abbandono. Mentre mio nonno raccontava avevo tenuto le mani sulla pancia per sentirne la vita, l’appartenenza, per infondere protezione. Nemmeno alla follia avrei permesso di farmi compiere quel gesto.

In seguito, però, ho cercato di aggrapparmi proprio a quell’episodio per riuscire a interpretare atteggiamenti e scelte di mia madre che non riuscivo a capire.

Adesso, davanti a un’anziana che mi sorride, che sembra preoccupata dei miei pensieri, che fa di tutto per essere gentile, mi chiedo se la fragilità della vecchiaia saprà appoggiare un ponte di pietà e di perdono a cavallo del tempo.

«Questo vento farà cadere quasi tutte le foglie. Avrei voluto fotografare il parco domani. È così bello quando dal rosso passa al giallo.»

«Saranno mucchi di foglie. Speriamo li raccolgano in fretta coi camion. Da bambina mi facevi arrabbiare. Ci saltavi dentro e ti sporcavi sempre tutta. Eri un maschiaccio tu, sempre pronta a rotolarti per terra.»

Veramente mi piace ancora lo scricchiolio delle foglie secche sotto i piedi. Questo però non lo dico.

***

Mia madre si prepara per la notte. Io guardo oltre il vetro. Le luci questa sera hanno un magnetismo particolare. I lampioni delle strade e le finestre illuminate delle case in lontananza disegnano una mappa nel buio. All’interno di quello spazio scorrono le vite di mio fratello e di mia sorella. Con lui ho parlato al telefono nel pomeriggio, ci abbracceremo fra poco.

La notte vista dal Sonnenblume sembra ricamata da un triangolo equilatero luminoso dentro il quale, nell’oscurità, gli alberi della città addormentata appaiono immobili. Foglia dopo foglia invece, il vento li sta denudando e la pioggia macera il tappeto che si forma ai loro piedi. Non scricchioleranno più, saranno scivolose e pesanti.

Il mio osservatorio al quarto piano del condominio per anziani è nel mezzo della base del triangolo. Dai due spigoli del palazzo rivolti verso la città partono, una da destra e l’altra da sinistra, le linee che mi congiungono al pezzo della mia famiglia che sta cenando in un’altra casa in quel segmento di mondo. Questa sensazione di vicinanza è piacevole. Se fossi uno degli scoiattoli che all’imbrunire ho visto saltare da un ramo all’altro mi spingerei, albero dopo albero, fino alla punta. Lo farò passeggiando, seguendo una di quelle linee là sotto, lampione dopo lampione.

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L’insegna della fabbrica di orologi all’apice del triangolo, nel punto d’incontro delle due strade, è un luogo che conosco bene. Lì vicino sono cresciuti i miei nipoti, lì ci sono altre verità.

La clessidra luminosa visibile in lontananza sembra la stella cometa sulla punta di un albero di Natale. Potrebbe avere ai suoi piedi pacchi pieni di doni che nessuno ha ancora ricevuto, oppure solo la carta che li avvolgeva dopo che qualcuno li ha scartati con gioia. Opto per la seconda ipotesi; nonostante tutto, con quei doni qualche rara volta ci ho passato le vacanze e sono stata felice.

Ho sempre voluto bene ai miei fratelli “a metà”, ho provato per loro una nostalgia sottile e una stima enorme. Adesso li vivo come parte di quel che sono diventata. Esistono e sono persone con le quali sono in armonia. Loro, che forse hanno perdonato, certamente un giorno, come sto facendo io ora, hanno indossato la corazza per resistere nel tentativo di capire. Loro mi hanno insegnato che il destino si costruisce vivendo e che a volte lo si può pure imbrigliare.

Per un po’ mia sorella aveva riallacciato i rapporti con nostra madre, poi era stata riallontanata dai suoi atteggiamenti.

***

Sorrido, qualsiasi saga televisiva ha molte meno trame di quelle che un giorno leggerò dal quaderno fucsia che se ne sta appoggiato sotto la lampada, qui di fianco, sul tavolino del salotto. Un giorno, prima o poi. Adesso non mi sento pronta, devo prepararmi a farlo con calma. Il proposito di affrontare le “verità” di mia madre cercando di non giudicarla si sta rivelando alquanto difficile. Questa donna che gira per casa senza la protezione della passata bellezza è solo una povera vecchia ammalata, che protrae nei suoi giorni l’atteggiamento egocentrico e superficiale di tutta una vita. So che da una parte è un bene.

Per lei anche il cancro all’intestino che la abita è una cosa da non approfondire, un inquilino scomodo che ha reso le giornate più complicate tra sacchetti per stomia che non aderiscono alla pelle e drenaggi che si otturano. Nulla di più, e questo non dargli peso lo addomestica.

Io trovo faticoso anche solo abbracciarla tentando tenerezza. Un abbraccio dovrebbe essere spontaneo, invece per compiere quel gesto devo partire da una decisione ragionata, spingerla fino alle braccia e indurle al movimento. Non mi nasce dentro l’emozione in cui corpo, mente e cuore diventano unico respiro. Un abbraccio così non produce calore, non pulsa, non vive. Forse quel calore non è mai esistito, o forse si è spento non so quando.

Il quaderno fucsia è in bella vista sul tavolino, vicino al telefono e alla rubrica. In diverse telefonate lei mi aveva detto che stava scrivendo la storia della propria vita e che mi avrebbe consegnato tutto al prossimo incontro. Quel momento è arrivato, prende il diario e me lo porge come qualcosa di estremamente prezioso. Lo metto subito nella valigia e mia madre mi passa anche due mazzetti di lettere, sue e di uno degli uomini che sorridono dalle pareti di questa stanza. Le lettere sono ordinatamente raccolte in due astucci di plastica, così protette hanno attraversato indenni il tempo e gli spostamenti. 

Mi ricordo di lui. Quando lo incontravo dovevo chiamarlo zio, e mi pulivo la faccia ogni volta che quello zio mi baciava sulla guancia, lasciandomi addosso odore di bar. Sgradevole puzza di grappa e tabacco. Lui era gentile e sorridente, sapevo che era un nemico, lo intuivo nonostante i miei pochi anni. Eppure anche quel nemico mi ha regalato una sorella, la più giovane. Siamo cresciute insieme nella casa di mio padre, ignaro.

La sera fuori è tentatrice. Nonostante sia fredda e piovosa sa invogliare a una passeggiata. Decido che è ora di uscire, ho voglia di aria e di camminare piano prima di lasciarmi prendere in un abbraccio e in un sorriso che desidero da mesi.

In quest’appartamento l’unico tentativo di empatia che mi sfiora è il perdono, ipotesi che tiene aggrappata la voglia di andarmene a quella di restare. Desideri opposti, talmente forti da essere violenti, che stanno avvinghiati allo stesso tronco come due naufraghi perché sanno che solo quel tronco li porterà a riva. Dopo potranno scegliere cosa fare, ma adesso nel mare in burrasca riescono solo a farsi sballottare dagli eventi. Questo a tu per tu con una madre incamminata verso la fine, questo provare ancora una volta a capire, mi sono necessari adesso. Lo so, ma ne sopporto il peso con fatica.

Il cellulare lancia un bip. È un messaggio di lavoro che arriva da lontano, spedito in automatico a tutti i dipendenti, anche a quelli in ferie. Se così non fosse indosserei il cappotto, scenderei di corsa le scale e mi precipiterei verso la macchina per andare alla riunione annunciata.

Ascoltare proposte valide che la politica trasformerà in aria fritta e ironizzare sul parlarsi addosso dei relatori istituzionali aiuterebbe a sentirmi leggera, cercare con pochi altri la soluzione migliore per portare a casa un minimo di risultato distrarrebbe la mia mente, ma la riunione è a nove ore di treno di distanza.

Prima di prepararmi per uscire scrivo la lista delle cose da fare domani: chiamare il portinaio per controllare il contatore della luce che continua a staccarsi; svuotare il congelatore ormai guasto da giorni; andare in stazione a comprare il biglietto del ritorno; cercare un coltello piccolo di quelli rossi con la croce Svizzera per un regalo promesso; prepararmi ad affrontare nuove tracce del passato e accantonarle senza lasciar trapelare nessun sentimento. Questo viaggio l’ho voluto fare per questo. Vorrei diventare il nastro di un vecchio registratore, imprimermi di parole e dati da scandagliare altrove, in luogo neutro, girando in tondo con calma, alla ricerca di un senso.

Vorrei solo ribaltare quel malessere che mi accompagna da sempre, riempire le crepe con attimi mancanti, capire perché mi sia impossibile pensare: Mamma, ti voglio bene.

Infilo in tasca la lista e mi guardo ancora intorno. L’ordine è perfetto come in tutti i luoghi abitati da mia madre nel tempo. Anche lei è ancora stravagantemente in ordine. Accurata nei minimi particolari lo è sempre stata. Le sue priorità erano: apparire sempre al meglio, truccarsi prima di farsi vedere dagli altri, mettere ai figli i vestiti “belli” per uscire così la gente non avrebbe potuto criticare, infilare le pattine entrando in casa per non segnare con la suola delle scarpe il pavimento lucido, stendere i panni in terrazza ordinatamente dal più grande al più piccolo.

Quante volte da bambina non ho invitato in casa le amichette perché mi vergognavo di quel dover scivolare su pezzi di feltro? Magari loro si divertivano pure, ma era imbarazzante bloccarle sulla porta con un: “Per entrare devi usare queste o mia madre si arrabbia”. Anche qui tutto è al suo posto, sotto controllo, se non fosse per qualche macchia più chiara lasciata sulla carta da parati da un quadro spostato altrove, o magari solo messo via in occasione della mia visita.

Il non visibile agli occhi segue regole differenti per noi due. L’ordine dentro mia madre è un iceberg che non può avere crepe, mentre niente dentro di me mi sembra in ordine.

Ho ancora un cuore pulsante solo grazie all’innamoramento che da sempre ho dentro. Quello che capita una volta nella vita, la cui esistenza può smuovere certezze e corazze creando turbini di emozioni, vuoti e sensazioni di pienezza improvvise. Ma soprattutto quello che potrebbe ripristinare in me la fiducia negli altri, persa goccia a goccia nel tempo. Guardando le foto degli uomini che, dalle mensole e dalle pareti, ignari della presenza uno dell’altro abbracciano in posa la stessa innamorata, credo di sapere il perché. Ma mi sto domandando troppe cose.

Quante vite può vivere contemporaneamente la stessa persona? Mia madre era poligama o polinfedele? Ninfomane o puttana? Le scelte sessuali possono essere una colpa? Ho il diritto di giudicare? Le azioni di mia madre erano causate da circostanze o era il suo modo di essere che la portava a non avere alcun rispetto per l’altro? E io, figlia, che aspettavo mio padre alla sera per scaldargli la minestra, che ho passato giornate ad accudire i fratelli più piccoli mentre lei era fuori, che mi schifavo quando i baffetti umidi dello “zio” mi sfioravano, come avrei potuto ancora fidarmi delle persone, non provare gelosia, trovare sicurezza?

Troppe domande rischiano solo di alimentare caos. Devo zittirle.

2024-12-27

Aggiornamento

Un augurio di Pacea tutti noi e di Speranza per il prossimo anno. Quello che sta finendo mi ha regalato tante emozioni, quello che arriverà spero faccia altrettanto. Editing concluso... IL LIBRO SI AVVICINA, GRAZIE A TUTTI VOI CHE CI AVETE CREDUTO. BUONE FESTE!
2024-11-23

Aggiornamento

Si avvicinano le feste in un mondo sempre meno umano, illuminiamo le case, le strade, i negozi, lucidiamo le maschere e ce ne stiamo ad aspettare non si sa esattamente cosa. I libri spesso sono l'unico rifugio possibile e permettono ai pensieri di planare in luoghi altri. I libri a volte hanno finali che, come nelle favole, cambiano il destino in meglio. "Woody Allen sa attendere" è in fase editing e febbraio è quasi qui, io lo sto aspettando come spero voi e nel frattempo riempio di altro i giorni. Non so ancora quando partirò per il prossimo viaggio di parole, qualcosa ronza nella testa e tra la gola e il cuore, ma lo starnuto iniziale ancora non arriva. Ho sistemato poesie e forse le metterò su carta e ho scritto il testo di una canzone per un amico che non sentivo da tanto ed è riapparso proprio in uno di quei giorni in cui c'è bisogno di aria buona. Quel testo è diventato un video, ed è anche un pezzetto del mio Woody, il seguito di un'altra storia. Se il titolo della canzone è Maila, come la bambina protagonista di una mia fiaba, nella canzone Maila cresce e come Oumou del mio Woody ce la fa. Si ce la fa a non essere più invisibile, a vivere libera in un mondo ideale in cui non esistono i 25 novembre perché esiste il rispetto reciproco e tanta, ma veramente tanta donnitudine (che poi "Donnitudine" é il primo titolo che avevo pensato per Woody). Ciao a tutte/i, e per Natale regalate libri, soprattutto ai bambini. Antonella
2024-07-27

Aggiornamento

Questo crowdfunding é un cerchio, una giostra, un girotondo con al centro il mio "Woody Allen sa attendere. Quaderni." ... iniziato quasi 100 giorni fa. In dirittura di arrivo.
Persone sconosciute, persone al mio fianco da tanto, associazioni, amiche e amici che dal primo giorno hanno camminato con me, dalla Calabria al Friuli, passando per la Campania la Toscana e l'Emilia e oltrepassando le frontiere verso Francia e America.
Mano dopo mano il cerchio si è allargato da Rossella Scherl con i suoi preziosi consigli , a Luca Daniele con la sua copertina che parla del testo e del non scritto, a Gemma e Daniela che con Rossella hanno registrato dei brani, poi la Presidente dei Girasoli della Locride con la sua prefazione che mi legge dentro e le mamme che hanno comprato il libro, le associazioni Progetto Ottobre in Poesia, Il Gabbiano, Blu Sbarre, Lab Bianco , Arteinsieme, Rina Poletti Accademia della Sfoglia e tutti gli altri che hanno prenotato singolarmente.
Temevo di non arrivare a 200 sono alla seconda meta 250...
Ieri sera ho passato una serata stupenda al Parco degli Dei di Roccella Jonica con Artemisia Gentileschi interpretata da Daniela Bertini, e oggi Mariella Costa (presidente della neonata associazione del parco che lei stessa ha creato) ha segnato il secondo goal di questo viaggio.
Che dire se non GRAZIE?
Nella Foto l'attrice Daniela Bertini
2024-07-23

Aggiornamento

Meta raggiunta Ce l'abbiamo fatta, grazie a tutti voi ho raggiunto le 200 copie necessarie per la stampa del libro. Aspettando il cartaceo e le presentazioni vorrei però "coltivare" questa possibilità di contatto con chi legge i miei lavori. Sarebbe bello utilizzare la pagina dei commenti per parlare del suo contenuto. A me servirebbe anche per capire come posso migliorare il mio modo di scrivere, ogni critica e ogni consiglio saranno benvenuti. Per ringraziarvi del sostegno e della fiducia vi mando una poesia, visto che la poesia è il mio luogo dell'anima. Di solito non metto titoli, questa potrebbe averne uno dal doppio significato: Attesa (della persona cui è dedicata e del prossimo particolare che accenderà un nuovo scritto) Grazie a tutte/i! Buona estate! L'avvicinarsi di un ritorno, è simile a uno sbattere d'ali. L' abbraccio che già sento sulla pelle sarà quaderno di nuovi giorni insieme. Come fosse il primo incontro, l' orologio cerca scorciatoie per non permettere al tempo di dilatare l'attesa. Nuovi desideri attraversano i luoghi, partoriti da immagini rubate ad altri. La mano nella mano di due anziani è qualcosa di grande che non oso. Non so se fioriranno le tue rose e quante stagioni avremo ancora, ma ricordo benissimo il profumo dell'utopia che avevo nel passato. Antonella
2024-07-14

Aggiornamento

di Reba Reitano
LUG 13
Lunedì 15 luglio alle ore 21:00 presso il Parco degli Dei di Mariella Costa l’autrice Antonella Iaschi, conversando con Rossella Scherl, presenterà il suo ultimo romanzo “Woody Allen sa attendere (Quaderni)”, copertina di Luca Daniele e prefazione a cura della Prof.ssa Irma Circosta.



Un romanzo che ha visto la luce dopo tanti anni e che rappresenta una sfida per l’autrice, infatti, è al giro di pista finale del crowdfunding della casa editrice Bookabook e verrà pubblicato grazie a tutti i lettori che decideranno di acquistarlo in prevendita. Lo hanno già acquistato in prevendita lettori del passato, lettori sconosciuti e cinque Associazioni amiche dell’autrice: I Girasoli della Locride, Blu Sbarre di Siderno, Progetto Ottobre in Poesia di Sassari, Associazione il Gabbiano di Pisa e Finaleinsieme di Finale Emilia.

Il poeta Ferlinghetti diceva che i poeti devono cominciare a parlare della strada e non del proprio ombelico.

La Iaschi ha seguito alla lettera le parole di Ferlinghetti perché crede che raccontare la strada sia l’unico modo per esistere e resistere.

Esistere e resistere come fanno le donne protagoniste del romanzo perché Woody Allen c’entra poco.

L’autrice racconta storie di donne, di libertà, di migrazioni, con maestria e dovizia di particolari, facendo vivere al lettore sensazioni, emozioni e profumi.

Franca, voce narrante del libro, intraprende un viaggio a ritroso cercando di capire il motivo che spinse sua madre ad abbandonare i suoi primi due figli, attraverso un quaderno e una vacanza trascorsa in sua compagnia, anziana e malata, Franca avrà le risposte che cercava e riuscirà a perdonarla.

Dopo la presentazione del romanzo alzando lo sguardo verso il cielo si potrà fare una “passeggiata” fra gli astri condotta da Bruno Monteleone dell’Osservatorio astronomico “La Macchina del Tempo” di Ardore Marina ed esperto del Planetario Pythagoras di Reggio Calabria.

Gli ospiti del Parco degli dei della scultrice Mariella Costa potranno ammirare la luna e una delle più belle stelle doppie della volta celeste delle quali ne descriverà le caratteristiche, la formazione e il colore delle stelle.

Ci si ritroverà come nel romanzo in una notte di Luna piena, in cui sette donne che il destino ha riunito con l’aiuto di una profezia, realizzano la loro “tavola grande”, palcoscenico di esperienze di vita, progetti e desideri.

Farà da cornice alla serata l’esposizione delle foto fatte al telescopio: “le meraviglie del Cosmo”, i soggetti fotografati e le tecniche di ripresa verranno descritte al pubblico presente.

Antonella Iaschi nasce a Parma ma da qualche anno ha deciso di vivere a Roccella Jonica, ha iniziato a scrivere a 13 anni e da allora non ha smesso, autrice poliedrica, che spazia dalla letteratura per bambini alla scrittura teatrale, le sue opere sono da sempre spunto di riflessione anche dal punto di vista sociale.

Curatrice di diversi progetti e laboratori di scrittura per bambini e ragazzi, nel 2021 è stata direttrice artistica della sezione ragazzi del Festival POP per Progetto Ottobre in Poesia di Sassari; nel 2022/23/24 ha ideato e curato le edizioni del “Festival delle Fiabe Città di Locri; dal 2022 tiene laboratori di scrittura e lettura per gli atleti dell’ASD I Girasoli della Locride Team Special Olympics Italia.
2024-07-10

Aggiornamento

Lunedì 15 luglio alle ore 21 a Roccella, presso il "Parco degli Dei" - Contrada Canne n.7 - avrà luogo l'evento "Astrolibro", una presentazione particolare. Quella di un libro che ancora non c'è. "Woody Allen sa attendere. Quaderni" l'ultimo romanzo della scrittrice Antonella Iaschi, infatti è al giro di pista finale del crowdfunding della casa editrice Bookabook e verrà editato grazie a tutti i lettori che hanno aderito alla prevendita. Fra loro lettori del passato, lettori sconosciuti e cinque Associazioni amiche dell'autrice: I Girasoli della Locride,Blu Sbarre di Siderno, Progetto Ottobre in Poesia di Sassari, Associazione il Gabbiano di Pisa e Finaleinsieme di Finale Emilia. L'evento organizzato dalla scultrice Mariella Costa, sarà una chiacchierata tra l'autrice e la scrittrice Rossella Scherl, seguita da una "passeggiata" fra gli astri condotta da Bruno Monteleone. La trama del romanzo si compie infatti sullo Jonio in una notte di Luna piena, in cui sette donne che il destino ha riunito con l'aiuto di una profezia, realizzano la loro "tavola grande", palcoscenico di esperienze di vita, progetti e desideri. Bruno Monteleone dell’Osservatorio astronomico “La Macchina del Tempo” di Ardore Marina al termine dell’anteprima del libro, attraverso uno dei suoi 4 telescopi, farà osservare ai presenti la Luna al primo quarto ponendo l’attenzione sui numerosi crateri lungo il “terminatore”. Di seguito farà vedere una della più belle stelle doppie della volta celeste, ne descriverà le caratteristiche, parlerà della formazione stellare e del colore delle stelle." Farà da cornice alla serata l'esposizione delle foto fatte al telescopio: "le meraviglie del Cosmo", i soggetti fotografati e le tecniche di ripresa verranno descritte al pubblico presente.
2024-06-26

Aggiornamento

Credo che le parole più vere siano quelle delle amiche, quelle capaci di dirti anche quando le cose non vanno, e credo che le amiche sappiano leggere tra le righe. Per questo ho chiesto ad Irma Circosta di scrivere la prefazione al mio libro. Eccola: "Ho conosciuto Antonella due anni fa, ma è come se ci conoscessimo da tempo Sedute davanti a due fumanti caffè in un bar a Roccella, abbiamo parlato di come lavorare insieme per aiutare a migliorare la qualità di vita dei “girasoli della Locride", polisportiva fondata insieme ad alcune mamme nel 2019. Ci siamo trovate subito d’accordo su tante cose e, dalla nostra collaborazione, sono nati “ il giornalino dei girasoli “e “girasoli in fiaba “. Quando mi ha chiesto di scrivere la prefazione di questo suo libro, non ho esitato ad accettare, perché il suo modo di scrivere mi è piaciuto da subito . Antonella ha il dono della scrittura, che non è di tutti, anche se i libri in circolazione sono tantissimi. Ha un patrimonio lessicale notevole e ha il dono di descrivere ciò che vede, che vive, con lentezza, con attenzione ai particolari che sfuggono agli occhi dei più, per cui leggere i suoi scritti è come entrare in simbiosi con lei e vedere, fotogramma per fotogramma, ciò che descrive. Questo libro la cui stesura è durata parecchio è, attraverso la voce narrante di Franca, il percorso a ritroso di un’anima che cerca il perché: la madre ha abbandonato i suoi primi due figli, quando avevano più bisogno della sua presenza. L’occasione di sapere è fornita da un quaderno/diario e da una vacanza trascorsa insieme alla madre, ormai anziana e malata di tumore. Contrariamente a quanto si può credere, non è un atto di accusa nei confronti di una madre che ha scelto altri amori, partorito altri figli. Franca non giudica, prende coscienza e consapevolezza che il bisogno di amore/passione della madre l’ha spinta a sempre nuove avventure. Anche Franca Ama, ma il suo è un amore più ampio, più costante: ama i suoi figli, i suoi ricordi di infanzia, le persone con le quali ha vissuto storie intense, ama la natura, in tutti i suoi aspetti, colori e varietà. Ama i suoi simili e ama la Calabria, la parte ionica di questa terra, i cui colori ,odori e sapori sono forti, come lei! Il suo amore la porta a vivere, e condividere, le storie di altre donne che, come lei, hanno scelto la Calabria dopo una vita affannosa e, in alcuni casi, drammaticamente dolorosa. Ecco il motivo per cui, nella seconda parte del libro, sono narrate le storie di Mamadé, epicentro di altre vite vissute : Ilaria ,Marta ,Lucia,Lia e Sara e, ultima, la più dolorosa, Oumou che percorre tutti i gironi infernali di un viaggio che attraversa l’Africa fino alla Calabria, dove l’Odissea finisce e la vita diventa dignitosa. Sono tutte storie che hanno una fine serena e mi piace pensare che Antonella voglia indicare, a se stessa e ai suoi lettori, una sua verità acquisita: la vita è intricata, difficile , complicata ,dolorosa, ma ognuno deve tentare sempre, e con tutte le proprie forze, di viverla fino in fondo e là dove regna l’umanità, intesa come rispetto e amore per l’altro, allora può essere anche bella e piacevole". Irma Circosta presidente dell' ASD "I girasoli della Locride, Special Olympics Calabria.
2024-06-20

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La "tavola grande" è il destino delle protagoniste di "Woody Allen sa attendere, Quaderni" C'è chi lega le sorti delle persone alle costellazioni, Perchè allora non parlare del libro con l'amica scrittrice Rossella Scherl, guardando la Luna e il cielo con il telescopio dell'esperto planetario Bruno Monteleone. Dove? Al Parco degli Dei di Mariella Costa, Contrada Canne 7, Roccella Jonica R.C. Le persone che parteciperanno potranno, se vorranno, preordinare il libro contribuendo così alla riuscita del crowdfunding. Siamo a buon punto . 114 amici o nuovi lettori lo hanno già fatto. Ne mancano 86. Ce la faremo. Un grande grazie a Mariella, Rossella, Bruno e tutti quelli che credono nel mio sogno. Ciao
2024-06-16

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La prima volta in piazza per un "libro che ancora non c'è" è un insieme di sogni e di speranze, è il desiderio di confronto con chi lo leggerà, o lo ha già letto dalle bozze, è il tentativo di allargare il cerchio per arrivare alle fatidiche 200 cp che daranno l'ok si stampi. ( ne mancano 87). Nel libro ci sono il mare e il destino di 7 donne e sono due le anteprime che ho in programma.
La prima il 30 giugno alle ore 19,30 sul lungomare di Siderno, nel rione Sbarre insieme all'Associazione amica Blusbarre, guardando lo Jonio. La seconda il 14 luglio nel "Parco degli Dei" della scultrice Mariella Costa (dettagli seguono) guardando il cielo e i pianeti.
2024-06-11

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C'è ancora, per fortuna, chi scrive lettere con carta e penna...al bar, con il cappuccino mi è arrivata questa: "Sono molto curiosa di questa nuova opera della mia amica Antonella, non vedo l'ora di leggerla, non perché sua amica, ne' tantomeno in qualità di critico letterario o esperto del settore, bensì come lettrice accanita e "drogata" di bei libri. E quelli di Antonella (che siano raccolte di poesie, romanzi o favole per bambini e adulti) sono davvero BEI libri. Con uno stile poetico, introspettivo e sincero fino a far male, raccontano storie semplici e trasmettono lo spirito libero e anticonformista dell'autrice. Le storie in realtà non sono mai solo storie, ma un mezzo per sviscerare i sentimenti che ci accomunano tutti: la voglia di vivere, l'amore per le piccole cose, la paura di restare soli o di non essere capiti. In "Anguane" e "La cavalla delle onde", che ho letto in un respiro, ho amato soprattutto i suoi personaggi umili e appassionati: il madonnaro vagabondo, la barbona filosofa, il piccolo pianista talentuoso o il tossico sognatore. Tutti alla ricerca costante di un personale equilibrio, sempre consapevoli della propria instabilità, eppure pronti a ricominciare daccapo ogni singolo giorno! Insomma, non sono quelli che si potrebbero comunemente chiamare vincenti, ma posso garantirvi che io punterei tutto su di loro!!"
2024-06-05

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Ieri sera a cena con le amiche e gli amici di Artinsieme Finale Emilia e con la vulcanica Rina Poletti, ho per la prima volta parlato delle origini del mio romanzo. Giocare "in casa" è meno facile di quello che si crede, perché loro sanno come ero e la coerenza per me è importante. È stato bello e buono, (crema catalana salata a parte). Che dire? Grazie a "Woody..." sto vivendo bei momenti con chi c'è sempre stato. Prossima tappa a Siderno con l' Associazione BLUSBARRE che mi ha gia fatto un grandissimo regalo!
2024-05-19

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Buongiorno a tutti. Questa mattina è andata in onda su TeleMia la puntata di "Meraviglioso" registrata nel "Parco degli Dei" di Mariella Costa a Roccella Jonica. Alla trasmissione di Saro Bella ho portato con me "L'isola del Mondo Indaco e il sogno di Seku" per un motivo: è scrivendo la favola del ragazzino migrante che ho pensato per la prima volta a Oumou, la settima conchiglia del mio libro. Nonostante la mia avversione per le interviste la serata è stata piacevole, una chiacchierata in salotto con intervalli musicali e sorrisi.
2024-05-17

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Non amo le telecamere e nemmeno i microfoni. Da ragazzina al mio primo comizio sono svenuta, questo mi ha suggerito di scrivere. Non riuscire a parlare in pubblico è un freno (quante occasioni mi sono persa) ma è anche una bella cosa perchè, nel tempo, mi sono trovata intorno tante voci di donne e uomini che, nel leggere le mie parole, le fanno proprie e le restituiscono emozionandomi. La magia dei teatri vuoti, dei brani o delle poesie lette ad alta voce con la luce della sera, delle registrazioni di prova, degli abbracci dopo una lettura perchè da due si diventa uno... tutto questo chi è bravo a parlare se lo perde. Ne ho tante di "voci" sparse nei ricordi, ma tre sono presenti sempre e restano vicine, con la parola "Amiche". Gemma Messori, Rossella Scherl, Daniela Bertini... ed è con la voce di Daniela ( nella foto in bicicletta) che infilo la prima perla nella collana di Woody Allen sa attendere, buon ascolto sulla mia pagina facebook https://www.facebook.com/antonella.iaschi
2024-05-04

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Ciao a tutte/i, questa "avventura" è iniziata da poco più di un giorno e già devo ringraziare tanti per la fiducia. Innanzi tutto l'autore dell'immagine ma soprattutto Amico Luca Daniele che ha saputo racchiudere in una foto l'essenziale del libro. "L'essenziale è invisibile agli occhi. Non si vede bene che col cuore" dice la Volpe del Piccolo Principe. Io aggiungerei che il cuore ha occhi più grandi se è dentro al petto di un' artista. E Luca lo è, veramente. Come lo è la scrittrice Rossella Scherl che ringrazio per i preziosi consigli che mi ha dato strada facendo. Poi le/ gli sconosciutri (spero non lo rimangano) che senza aver mai letto nulla di mio hanno prenotato il libro. Infine le amiche e gli amici perchè senza di loro non sarei arrivata alla mia età con ancora la voglia di raccontare la strada. Grazie a tutti per voler partecipare a questo "viaggio". Antonella

Commenti

  1. (proprietario verificato)

    Caro Woody, ne è valsa la pena attendere!
    Antonella Iaschi affronta il tema delle problematiche familiari e del conflitto madre/figlia a viso aperto, accompagnando Franca, la protagonista, in un viaggio dell’anima tra luoghi e ricordi, per lasciarsi alle spalle il passato e guardare al futuro. Un futuro fatto di nuovi incontri, nuovi profumi, nuovi sapori, nuovi colori, di intreccio di storie, di sorellanza empatica che accoglie e fortifica.
    Un bel romanzo.

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Antonella Iaschi
Antonella Iaschi è nata a Parma nel 1956. Ha scritto diversi libri di poesia, romanzi, fiabe e testi per il teatro. Scrive da sempre perché crede che “raccontare la strada” sia l’unico modo per (r)esistere. È membro del direttivo di POP (Progetto Ottobre in Poesia) che organizza il Festival Poetico internazionale della Sardegna e socio fondatore dell’associazione Carlo Valle. È ideatrice e curatrice del Festival delle Fiabe di Locri (ed. 2022, 2023 e 2024) e dei laboratori di scrittura e lettura dell’ASD I Girasoli della Locride.
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