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Ravera: gli scaduti, l’amore, le età

Lazy bank holiday

Lidia Ravera ha scelto di affidare al crowdfunding su bookabook il suo ultimo romanzo, Gli scaduti

Ce ne parla in un’intervista dove affronta il tema della giovinezza e della vecchiaia, delle donne e degli uomini di fronte all’età che avanza, di Matteo (uno dei protagonisti de Gli scaduti) e di Matteo Renzi.

In tanti tuoi saggi e romanzi da almeno 20 anni a questa parte hai fatto i conti con il tema delle età della vita : la guerra tra i giovani e i vecchi, l’invecchiare percepito come qualcosa di negativo, e le possibilità che si aprono invece agli uomini e alle donne dopo una certa età . Pochi altri scrittori si sono concentrati su questi temi, perché proprio tu? 

E’ un tema che mi affascina, quello delle età della vita, perché è l’unico modo di vivere il nostro passaggio su questa terra come un viaggio, non quello banale del turista, quello di formazione,  d’obbligo nell’ottocento e nel primo novecento per i privilegiati, il Grand Tour. Ogni età è un paese straniero. Sconosciuto. Quando l’anagrafe ti costringe ad attraversarlo devi imparare tutto, lingua usi costumi. Ti  installi quasi sempre con un po’ di disagio, poi scopri vantaggi e premi, qualche prelibatezza, un paio di rischi, ti fai degli amici, incominci a muoverti con sicurezza…peccato che, appena sei ben insediato, ti tocca ripartire…lasci l’infanzia, poi l’adolescenza, poi la giovinezza, poi la maturità e arrivi alla vecchiaia. Oggi abbiamo almeno tre vecchiaie, quella giovane quella media e quella decrepita…La vecchiaia è il più estremo dei paesaggi che dobbiamo attraversare. Anche il più significativo. Imparare a vivere nel Paese della vecchiaia senza tristezza rimpianto o pigrizia è una bella sfida. Richiede tutta l’attenzione del poeta, tutta la libertà interiore di chi non si adegua alle verità preconfezionate, tutta l’energia di un narratore, di una narratrice. E’ la condizione umana, quello di cui si parla quando si parla di vecchi. Cioè, l’oggetto principale della letteratura.

Una domanda forse collegata alla prima : tu sei una donna attivissima, sportiva, attenta da sempre alla forma fisica e alla salute , eppure in qualche modo da un paio di decenni hai rifiutato anche per te stessa la qualifica di giovane, come se fosse una bugia sociale che non eri disposta ad accettare. O mi sbaglio?

Non ti sbagli. Restare aggrappati alla condizione precedente non è per gli spiriti avventurosi. Fingersi giovani è perdente, e spesso un po’ patetico. Il mio obbiettivo è mantenermi degna dei miei aggettivi preferiti, quelli che, in genere, non si accoppiano a una persona di 60 anni. Si può restare curiosi, flessibili, appassionati, autocritici, autoironici, generosi, aperti, dubbiosi, umili e tuttavia orgogliosi, alieni da stereotipi e pregiudizi, capaci di sorprendere ed essere sorpresi, seduttivi e seducibili, consapevoli eppure entusiasti, si può impedire al proprio bagaglio di esperienze di renderci inappetenti, sazi, annoiati? Io spero di sì. E ci voglio provare, a restare così.Come progetto è molto più divertente che affidare la propria pelle a un chirurgo.

La commedia tratta dal tuo romanzo “Piangi pure”, con il titolo Nuda proprietà e Lella Costa nel ruolo principale , è interpretata da due sessantenni, mentre nel romanzo i due protagonisti hanno una ventina d’anni in più. Perché ?

Avrebbero potuto avere, Iris e Carlo, 79 e 76 anni anche sulla scena. Come avrebbero potuto essere due sessantenni nel romanzo.

Nella nostra subcultura consumista a 65 anni sei già fuori, se sei una donna.

Gli uomini godono tempi supplementari, certo. Ma per Carlo c’è la malattia, che abbrevia l’aspettativa di vita.

Se la vecchiaia si calcola in distanza dalla morte, come dice Iris…nessuno sa davvero se è vecchio o no. Nemmeno a 20 anni.perchè non sa quando morirà.

Ne Gli scaduti Matteo e Federica i due giovani sono, come tutti i personaggi riusciti, ambivalenti: pronti a prendere senza tante cerimonie il posto dei genitori e insieme , almeno Matteo , non immuni dalla pietas filiale. Anche la narratrice è ambivalente : detesta la rottamazione del partito unico ma nello stesso tempo giudica insostenibile il vecchio modello della società gerontocratica. Ci dici qualcosa su queste doppie polarità ?

Si, Matteo Renzi ha le sue ragioni. La classe dirigente di questo Paese va cambiata. Più che alla giovinezza anagrafica io guarderei alla giovinezza politica. Gente nuova. Gente formata nel mondo reale.

Gente creativa, con uno sguardo originale, gente che certe liturgie proprio non le capisce e quindi non le esegue.Se la rottamazione è rottamazione “del vecchio” sono d’accordo, se è rottamazione dei vecchi sarei meno drastica. Ma non per difendere la categoria, per non rischiare di buttare via, come si diceva in altri tempi, il bambino con l’acqua sporca. Per non rischiare di perdere qualche bella testa.

Qualche testimone eccellente. Aver vissuto a lungo, se continui a cercare di capire e migliorare, è un enorme vantaggio.

Il Matteo del mio romanzo è uno cresciuto con due genitori non comuni, gli dispiace perderli, come esseri umani. Nello stesso tempo gli pare innaturale continuare ad aspettare. Ha 35 anni, tocca a lui. E questo è vero.

Questo è il problema reale della nostra società: va ridisegnata a partire dalla longevità che, incrociata con la crescita zero, fa degli anziani una maggioranza. Con il peso di una maggioranza.

L’amore ha un ruolo forte nelle tue storie, come ponte e insieme muro tra le generazioni. amor omnia vincit o ci sono della barriere di età che non è possibile superare?

L’amore è la variabile impazzita in ogni ordine coatto. Il Partito Unico, ne “Gli scaduti”, costringe i cittadini a tornare alla natura. E siccome a 60 anni gli uomini e le donne non possono più procreare, li separa.Umberto ed Elisabetta non lo accettano quest’obbligo. La tensione che li spinge l’uno verso l’altra travolge limiti e imposizioni. Il Partito Unico mette fuori legge le coppie intergenerazionali, come la chirurgia estetica, come la scelta di non diventare madri…Amor omnia vincit? Forse no, ma certamente disordina le carte.

 

Photo credit:

Image: ‘Lazy bank holiday’

Lazy bank holiday

Marco Vigevani
Sono nato nel 1960 a Milano e dal 1985 ho sempre lavorato in editoria, prima alla Longanesi e alla Guanda, poi alla Mondadori fino al 2000. Tra il 2000 e il 2001 ho vissuto a New York come Visiting Scholar alla Columbia University. Nel 2001 sono tornato in Italia e ho fondato l’agenzia letteraria.
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