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Ciao mamma, vado a fare lo scrittore – parte quarta

ciao mamma vado a fare lo scrittore parte 4

Ciao mamma, vado a fare lo scrittore

Episodio 4: una notte buia e tempestosa

Dove ci eravamo lasciati: affrontati tutti i pro e, soprattutto, i contro del mestiere di scrivere siete ancora convinti di voler proseguire questa avventura. Bene, benissimo, come vogliamo procedere?

È una notte buia e tempestosa e dall’altra parte della casa non arriva altro che il russare di vostro padre e i lamenti carichi di sofferenza di quella martire di vostra madre. Voi sembrate degli ossessi, dei sonnambuli della scrittura, intenti a picchiettare con le dita sulla tastiera. Oppure siete piegati sotto la luce tenue di una candela, con penna e foglio, a lavorare come vecchi e asceti amanuensi. Potreste anche essere in piedi, intenti a circumnavigare a lunghi passi la vostra scrivania, fumacchiando una sigaretta, assaggiando un sigaro, bevendo un rum. State masticando l’ennesima idea andata a male, l’incipit di quel romanzo che proprio non vi esce dalla penna, passando da una canzone all’altra su Spotify (stasera neppure la musica vi aiuta). Siete bloccati, da qualcuno o da qualcosa. Sarà la festa che è finita, sarà l’attesa che aleggia nell’aria:

Bene, vi siete laureati, e adesso?

Nessuno ha mai preso seriamente la vostra idea di scrivere e, parliamoci chiaramente, se non l’hanno fatto è perché forse neppure voi l’avete mai presa sul serio. Adesso, invece, non pensate ad altro. Avete valutato tutti i pro e, soprattutto, i contro del mestiere di scrivere e avete richiesto alle autorità competenti il rilascio della tessera del partito.

La domenica non siete più incollati sul divano a guardare la Serie A, ma alla scrivania, con un occhio su tutti gli inserti letterari ritagliati dai giornali e l’altro sul web, intenti a spulciare classifiche, leggere interviste, imparare a memoria quegli articoli che ogni tanto spuntano: “Come scrivere un best seller in 10 passi”, “Come diventare uno scrittore di successo senza vendere la propria madre”, “10 trucchi per una storia avvincente anche senza sesso”.

Avete iniziato da mesi ad acquistare in modo compulsivo libri su libri (la pila infinita ai piedi del vostro letto ve lo conferma), rubacchiando secondi, minuti, ore alle più svariate attività per riuscire a leggere. Perché se non leggi non puoi scrivere. Lo sanno tutti, lo dicono ovunque, e voi ne siete ben consapevoli. Lo avete imparato, così come avete imparato che le ripetizioni non sono mai una bella cosa, che sarebbe meglio non usare tanti avverbi in “-mente”, così come evitare le frasi troppo lunghe, dove il lettore, che pare sia scemo/mediamente scemo/abbastanza scemo o quanto meno pigro e con una bassissima soglia di attenzione, rischia di perdersi.

Il punto centrale è che voi vorreste anche scrivere ma non siete poi così convinti di essere portati. Avete provato a partecipare a qualche concorso minore ma avete letto che in fondo ci sono migliaia di premi letterari, così come centinaia di piccole case editrici. Avete anche provato a scrivere qualcosa di importante, il vostro grande romanzo, e l’avete mandato ai più grandi editori e ai più importanti premi, ma avete letto che in fondo è tutto un “magna magna”, che se non si conoscono le persone giuste non si pubblica, figuriamoci se scelgono proprio il vostro tra i tanti manoscritti che gli editor ricevono. Vorreste semplicemente avvicinarvi alla scrittura e, come davanti all’amore della vostra vita, dire: io sono pazzo di te, che ne dici di metterti con me? In una visione onirica di quelli che sono stati gli anni d’oro delle elementari, le prime cotte e i primi no. Ma il punto è proprio questo: magari la scrittura potesse dirvi di no. Magari potesse alzarsi, guardarvi negli occhi, e dirvi: lasciate perdere. Non può: è questo il bello e il brutto della faccenda. La scrittura è libertà, e voi siete liberi di scrivere o meno.

Mettiamo il caso che sì, volete scrivere. Però allo stesso tempo non vi sentite pronti, visto che questo stato d’animo va molto di moda oggi. Consideriamo pure che l’idea di studiare non vi dispiace, in fondo è meglio studiare che lavorare. Allora potrebbe esservi balenata quest’idea: abbandonato il programma di scrittura, lasciata cadere la penna, riavviato Spotify, avete aperto una nuova pagina Google e digitato le parole “corso di scrittura creativa *vostra città*”.

I più fortunati di voi se la ritroveranno sotto casa. Se invece abitate a Domodossola o a Cariddi, il risultato e i 4/5/600 km di distanza potranno farvi cambiare idea. Passato l’entusiasmo iniziale, per i pochi fortunati, e lo sconforto, per i più, sarete assaliti da un grande dilemma universale: quale tra le dodicimila scuole di scrittura creativa in Italia scegliere? Quale corso frequentare? Con quale docente? Meglio questo scrittore o quest’altro? Ha più contatti questa scuola o quella di prima? Meglio Milano, Torino, Bologna o Roma? Ah Google, tu sì che sai come moltiplicare i dubbi!

Ma io, se fossi in voi, in questa notte buia e tempestosa mi fermerei un momento a pensare che il grosso è fatto. Non resta che scegliere, ma in fondo l’avete già fatto. Il dove e il come saranno semplici dettagli. Adesso sì che siete nella mia stessa situazione, circa dieci mesi fa e con quattro kg in più. Benvenuti, ci divertiremo.

Fine quarto episodio – pronti a scegliere? Cosa aspettate, che la scelga io per voi? Io la mia Scuola l’ho già scelta, il mio corso lo sto già frequentando, vi aspetto oltre la soglia. Così diremo insieme Ciao Mamma, vado a fare lo scrittore. Alla prossima!

Francesco Spiedo
Francesco Spiedo, sangiorgese classe ’92, istruttore di Kung-Fu e laureato in Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio. Ha pubblicato racconti sparsi e romanzi misti, ama la definizione scrittore emergente e guai a chiamarlo esordiente. Frequenta il corso annuale a Belleville – La scuola con la speranza di entrare nella vecchia e cara Repubblica delle Lettere. Nel frattempo scrive per la testata giornalistica online Libero Pensiero, occupandosi principalmente di ambiente, e collabora con Bookabook, senza apparenti meriti letterari.
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