È ufficiale: un gigante si aggira per il panorama editoriale internazionale. Non è una nuova multinazionale dell’editoria e neppure un gruppo editoriale cresciuto velocemente tra acquisizioni in dollari, sterline, euro e Yen. Sono i lettori che scelgono il crowdfunding.
E i dati, stando a questa inchiesta pubblicata dal Guardian e relativa alla sola piattaforma Kickstarter, sono impressionanti.
Solo nel 2015 hanno avuto successo 2.967 progetti letterari, che spaziano tra romanzi, saggi, libri illustrati e fumetti.
Un vero e proprio colosso. L’autrice dell’inchiesta del Guardian non può infatti fare a meno di notare che, se Kickstarter fosse un editore entrerebbe di diritto a far parte delle “big four” Penguin Random House, Harper Collins, Hachette e Simon and Schuster (quest’ultima pubblica circa 2000 libri all’anno).
La ricetta del successo del crowdfunding è semplice, ma proprio per questo di enorme impatto: costruire una comunità attorno a ogni libro, prima ancora che sia pubblicato.
Tuttavia Kickstarter non si occupa di quello che succede dopo la campagna, così se alcuni libri trovano un editore tradizionale, molti altri restano nel limbo del non pubblicato o dell’auto-pubblicato, con il rischio di disperdere l’entusiasmo (e il pubblico) generato dalla campagna di crowdfunding.
Per questa ragione sono nate, nel corso degli ultimi anni, le piattaforme di crowdpublishing, vale a dire piattaforme che uniscono l’attitudine del crowdfunding a costruire rete e comunità con tutta la cura professionale garantita dall’editoria professionale.
Della differenza tra crowdfunding e crowdpublishing ne abbiamo parlato qualche tempo fa, con un breve giro d’orizzonte sulle principali piattaforme internazionali.
Non chiedeteci però che cosa preferiamo tra crowdfunding e crowdpublishing: siamo di parte.
In ogni caso siamo di fronte a una rivoluzione, dove il destino dei libri è nelle mani dei lettori e agli autori di talento è data la possibilità di costruire un pubblico e di esordire.