Aspettava e si spazientiva. Tutto, però, sembrava diverso quella mattina. Era solo. La stazione deserta. Non c’era nessuno sulla banchina, nessuno al bar. Nessuna coda di fronte alla biglietteria. Nessuno da nessuna parte. Ma all’uomo non importava. Doveva solo andare al lavoro. Era venerdì; doveva passare in ufficio per lasciare i giustificativi e gli ordini. Il venerdì era da sempre giorno di scartoffie. I venditori sono nomadi dal lunedì al giovedì, ma il venerdì si trasformano in contabili seduti alla propria scrivania. L’appuntamento nell’ufficio della sede centrale rappresentava l’unico momento di socializzazione tra colleghi. L’unica occasione in cui il nostro commesso viaggiatore poteva incontrare il suo capo. Non che morisse dalla voglia di incontrare “il ciccione”, ma era l’unica opportunità per chiedere un aumento della sua provvigione, ché il divano era sfondato ormai e su quel volantino del centro commerciale c’era un’offerta da non perdere. Servirebbe un aumento, pensava. L’uomo si guardava intorno. Il silenzio e l’assenza di altri passeggeri cominciavano a turbarlo: Eppure è un venerdì come gli altri. Non sono stati segnalati scioperi o agitazioni dei macchinisti… Ma i rumori abituali erano assenti. Il silenzio era assordante. Nessun ciarlare di passeggeri in attesa, nessun rumore di ruote di ferro su binari di ferro, nessun annuncio. Solo una lieve brezza autunnale. Una brezza che iniziò prima sospirando, poi respirando e poi soffiando sempre più forte, fino a che il suo soffio divenne teso, continuo, prepotente. Una manciata di foglie svolazzò nell’aria portata da una folata di vento. Erano le prime foglie autunnali dell’anno, almeno per l’uomo con la valigia.
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