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Il tempo di trovarsi

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Olivia è una giovane ragazza piena di sogni e progetti per il futuro, ma a volte la vita sa essere molto spietata, e a causa di una grave perdita la ragazza sarà costretta a interrompere il viaggio in Thailandia. La distanza che nei mesi precedenti l’ha allontanata dalla sua famiglia, ora, in un momento così delicato, alimenta i suoi sensi di colpa e le sue ansie, anche quando Alessio, il giovane titolare della tenuta agricola della zona, sembra interessato a lei. Olivia si ritroverà di fronte a un bivio: rischiare di perdere quello che ha nella comfort zone che solo casa propria può essere o continuare a coltivare i suoi sogni lasciandosi tutto alle spalle? Perché la vita è piena di imprevisti e forse l’unico modo che abbiamo per sopravvivere non è cercare di schivarli, ma prendere il bello da ognuno di essi e andare avanti, sempre.

Capitolo uno

Era una sera di inizio aprile quando Olivia prese l’aereo che l’avrebbe riportata in Italia.

Nelle due settimane precedenti era stata ospite in un piccolo villaggio lungo il fiume Khwae Noi, nella provincia di Kanchanaburi, al confine con la Birmania, dove aveva studiato per più di quattro mesi la storia e la cultura thailandesi per scrivere il suo libro di viaggi.

C’erano voluti svariati tentativi per ottenere l’incontro di quella mattina con i responsabili del Burma Railway Centre, museo e centro di ricerche sulla ferrovia costruita durante la Seconda guerra mondiale tra Birmania e Thailandia; entrare in quel particolare gruppo di studi le avrebbe permesso di aggiungere un elemento di rilievo alle sue ricerche e fremeva all’idea di farne parte.

Prima di tornare al villaggio in cui era ospite, cercò di mettersi in contatto con i suoi genitori per informarli; sarebbe rimasta lì altre due settimane e non stava nella pelle all’idea di sentirli.

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La mancanza di roaming internazionale lungo i confini thailandesi, dove il segnale è di fatto nullo, le aveva reso pressoché impossibile comunicare con i normali cellulari; l’unico modo da quelle parti era utilizzare uno degli internet point a disposizione nei rari centri abitati e Olivia ebbe questa possibilità grazie alla complicità di Ohi, la guida del posto che le aveva fatto da gancio con il museo.

Fattasi lasciare dall’autista a circa un quarto d’ora dal Burma, lungo la strada principale – se così si può definire – di un piccolo agglomerato di case, scorse in lontananza Ohi che l’aveva preceduta dopo averla lasciata al termine del colloquio in cui le aveva fatto da interprete.

Non si erano lasciate che un’ora prima perciò, salutatesi con un cenno d’intesa, senza perdere tempo entrarono nella bottega davanti alla quale la donna la stava aspettando e, attraversata l’intera stanza gremita di piccoli manufatti locali, varcarono la porta del retro nel quale c’era una stretta e ripida scala di legno che conduceva al piano superiore; lì si trovava una specie di cameretta che nulla aveva a che fare con un comune internet point, ma che per Olivia, date le circostanze, era più che sufficiente.

Superata la porta trovò a sua disposizione un piccolo banchetto di legno con sopra un monitor e una tastiera; il computer era assicurato sullo stesso piano all’interno di una specie di cassa di legno, bloccata con delle viti fissate qua e là dove, appese lì di fianco, trovò delle cuffie dotate di microfono e un telefono cellulare già sbloccato, messo a disposizione per le telefonate più veloci.

Olivia si mise a sedere sull’unica sedia di plastica a disposizione, apparentemente traballante e precaria, il cui colore celeste svilito dal tempo lasciava intuire ancora la sua originaria tinta azzurra, corrosa dai raggi del sole, che con ostinazione avevano accentuato le venature della plastica.

Mentre Ohi, sedutasi in cima alle scale, rimase ad aspettarla fuori dalla stanza, la ragazza afferrò il telefono componendo il numero della madre.

Ci vollero alcuni squilli prima che qualcuno rispondesse, ma non appena sentì la voce famigliare e cavernosa del padre, trasportata dall’euforia, rispose con entusiasmo.

«Ciao papà, sono io! Sono entrata nel gruppo di ricerche al museo Burma!»

Dall’altro capo del telefono ci fu una breve esitazione alla quale Olivia non fece subito caso, finché non sentì ribattere con voce flebile.

«Tesoro… è una settimana che proviamo a chiamarti, anche il contatto che ci hai dato non sapeva come raggiungerti.»

Quelle parole e lo strano tono con cui il padre le si rivolse le fecero balzare il cuore in gola, sentendolo battere più velocemente, mentre le mani diventavano fredde e sudaticce; più il padre esitava nel proseguire con ciò che aveva da dirle più Olivia sentiva l’adrenalina scenderle lungo le gambe.

«La mamma se n’è andata… stanotte» rivelò infine l’uomo con la voce che gli si ruppe in gola.

A quelle parole l’angoscia che aveva pervaso la giovane ricercatrice si tramutò in sconcerto; tutto ciò che la circondava le sembrò lontanissimo e si dimenticò dove si trovasse e cosa stesse facendo.

Il silenzio cupo e tangibile proveniente dalla stanza di Olivia incuriosì Ohi che, affacciatasi per vedere se la ragazza avesse finito la telefonata, la trovò seduta alla sedia con la schiena appoggiata a peso morto allo schienale e lo sguardo sconvolto fisso nel vuoto.

Le due si scambiarono un breve sguardo, che riportò Olivia al suo presente, al posto in cui si trovava e che inevitabilmente sarebbe stato impossibile lasciare in poco tempo.

«Raul è con te?» domandò con tono automatico.

«Sì.»

«Ok. Prendo il primo volo disponibile e arrivo» concluse con rigidità.

Chiusa la telefonata, cadde come in uno strano limbo emotivo.

Informò il centro di ricerche della sua imminente partenza e accompagnata dalla guida tornò al villaggio per recuperare i suoi bagagli e dirigersi verso il centro abitato più vicino, da cui prenotare il rientro in Italia.

Il volo, partito a mezzanotte di quella sera, durò più di undici ore facendo scalo ad Amsterdam, dove Olivia arrivò all’alba del mattino seguente e dove dovette aspettare ben tredici ore per il secondo volo che l’avrebbe riportata in Italia.

In quelle interminabili ore trascorse in aeroporto il tempo apparve privo di consistenza. Persa come in una dimensione parallela, non poté evitare di ripensare a quando aveva pianificato quel viaggio, ai lunghi mesi di indecisione dopo i quali si convinse a partire, solo quando la situazione, apparentemente stabile, consentì di riporre nelle cure della madre la giusta fiducia.

Il viavai di gente scandì il suo tempo con ripetitiva cadenza, come se volesse concederle la possibilità di orientarsi in quel vuoto sentimentale che rischiava di prevaricarla; fu nel momento in cui dovette prendere l’aereo che l’avrebbe portata a Roma che l’animo di Olivia iniziò a perdere stabilità.

Di lì in poi fu un crescendo, comprese le due ore di taxi per giungere finalmente a casa, dove l’ansia era diventata talmente intensa da schiacciarle il petto fino a farla ansimare.

Arrivò quando era ormai abbondantemente passata l’una di notte; disorientata come se fosse appena sbarcata da un altro pianeta, fu Raul ad accoglierla: alto, slanciato, capelli neri lucenti e folta barba nera maniacalmente curati nei dettagli, in perfetto stile hipster.

I due fratelli si guardarono e, senza dire nemmeno una parola, si abbracciarono in un gesto istintivo ma anche estremante logico.

Fu in quel momento che Olivia percepì pienamente quanto le fosse mancata la sua famiglia, ma preso un respiro lento e più profondo non diede peso a quel suo stato d’animo, concentrandosi su dove fosse il padre.

Raul fece un cenno con la testa alla sorella, indicandole il salotto alla sua sinistra.

2022-09-26

Aggiornamento

Ci sono eventi nella vita che sembrano inspiegabilmente connessi tra loro. Coincidenze tese a sottolineare il senso più profondo delle tue scelte. Questo romanzo è avvolto al suo interno ma anche nel suo stesso percorso da tutto questo. Quando ho iniziato a scriverlo ho attraversato la mia personale esperienza affidando ad Olivia un peso e una mancanza che nonostante tutto si mostrassero assoluti, che non riversassero sugli altri un'esperienza meramente personale ma che andassero oltre me stessa, cercando di mettermi nei miei panni come un'altra persona. Questo mio romanzo sarà disponibile in libreria ad aprile, adesso posso dirlo. Chi lo ha prenotato invece lo riceverà direttamente a casa. Ed è grazie all'inestimabile contributo di queste persone, che hanno creduto in me ad occhi chiusi, che posso ufficializzare la notizia. Per questo dico a tutti quanti GRAZIE. Ad aprile sarà come aprire una finestra ferma nel tempo attraverso la quale osservare e magari vivere emozioni che seppur raccontate sono inevitabilmente destinate a ricondurci a noi stessi: perché le mancanze che subiamo nella vita non servono mai a rimpicciolirci, ma ad esaltare quello che ci è stato trasmesso diventando noi stessi l'evoluzione di chi, nonostante tutto, ci mancherà al di là del tempo.
2022-07-18

Aggiornamento

Quando ho inviato a Bookabook il mio manoscritto, poco più di un mese fa, non avevo molte aspettative, solo un enorme punto interrogativo e la curiosità di sapere cosa ne pensassero dei professionisti di questa mia modesta prima opera. Insicura e poco avvezza alle buone notizie in ambito lavorativo non ho sparso la voce temendo di dover poi giustificare una possibile delusione anche agli occhi di parenti e amici - un colpo che ammetto mi aspettavo di subire. Poi sviziatamente una sera apro le mail “… abbiamo letto il suo manoscritto e lo troviamo interessante.“ Per notti non ho chiuso occhio e per giorni mi sono portata sulla faccia un sorriso da vera imbecille (dovuto probabilmente anche al numero imprecisato di volte passato a rileggere l’e-mail, temendo di averla interpretata male). Guardando ad oggi, auguro sinceramente a questo mio romanzo di arrivare in libreria non solo perché è ovviamente il motivo per cui ho iniziato questo percorso ma soprattutto perché spero che anche voi 100 che fino ad oggi avete sottoscritto il mio progetto (e con voi anche i prossimi che decideranno di accompagnarci in questo percorso), possiate ritrovarvi quello stesso identico sorriso da imbecille sulla faccia ogni volta che entrando in una libreria troverete “il tempo di trovarmi” tra gli scaffali, consci che sarà stato grazie a voi renderlo possibile. Grazie per il vostro prezioso passaparola.
2022-07-07

Aggiornamento

47 ore dopo l'inizio della campagna "Il tempo di trovarmi" ha raggiunto il 30% di prevendite. Leggo da qui tutti i nomi delle persone che senza battere ciglio hanno messo la loro faccia per sostenermi nel raggiungere questo obiettivo, per il quale sono necessari ancora impegno e costanza. Grazie ragazzi! Avanti tutta e raggiungiamo il 40%!!!!

Commenti

  1. Alessio Blasetti

    (proprietario verificato)

    Ciao, ho trovato interessante la storia del tuo libro e l’ho pre ordinato. Tu va di dare una occhiata al mio di libro? Grazie. Ciao. https://bookabook.it/libro/luomo-stropicciato/

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Giorgia Pascucci
è dottoressa in Scienze del Turismo culturale e ha conseguito la laurea all’Università degli Studi di Teramo col massimo dei voti. Dedica le sue giornate alla famiglia e vive a Chieti, la sua città natale, dove condivide con il marito e le loro tre figlie l’amore per la natura e la vita all’aria aperta.
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