Il silenzio nella grotta di ghiaccio straziava i timpani del vecchio prigioniero come mai nessun rumore avrebbe potuto. Un silenzio duro come diamante e gelido più del ghiaccio; asfissiante non meno della cappa di nubi smorte sotto cui tutto era spietatamente immobile. A ogni folata, il vento sulla pelle nuda del prigioniero era come una lama e portava via con sé piccoli brandelli di carne. Era stremato e decrepito, una carcassa ambulante a cui altro non restava che diventare cibo per i corvi. Non appena metteva piede fuori dall’angusta caverna che usava come riparo, quelle nere bestiacce iniziavano a dimenarsi in massa sopra di lui gracchiando come dannate, e la cosa peggiore era che poteva capire cosa dicessero.
La maggior parte lo scherniva, mentre altri scherzavano su quale pezzo del suo cadavere avrebbero mangiato per primo. Ogni giorno lo stesso copione: apriva gli occhi, si tirava su tra lancinanti dolori in ogni parte del corpo, si trascinava fino al bordo del lago semi-ghiacciato: sarebbe stato così facile. Un passo solo e quelle gelide profondità avrebbero posto fine a tutto, dandogli finalmente pace. Eppure ogni volta che era sul punto di farlo, qualcosa dentro di lui glielo impediva. Una sottile catena invisibile lo teneva ancorato alla vita come un feto all’utero materno e, per quanto si sforzasse, non riusciva mai a spezzarla. Continuava inutilmente a chiedersi cosa fosse, cosa ancora lo tenesse aggrappato a quell’inutile esistenza. Possibile esista ancora speranza in me? Qualcosa lo spingeva a continuare a chiederselo, ma negli ultimi giorni la sua condizione era riuscita a peggiorare. Un senso di crescente disperazione gli scorreva sotto la pelle, come se qualcosa di terribile stesse per accadere. La desolazione eterna che lo avvolgeva sembrava aver duplicato il suo effetto. La stessa terra sotto i suoi piedi pareva sul punto di crollare, satura anch’essa di quel vuoto. Di quel nulla eterno. La conferma che non fosse solo una sensazione arrivò un giorno apparentemente uguale a tutti gli altri. Dormiva rannicchiato contro la parete sconnessa della caverna, ormai del tutto insensibile alla roccia tagliente che gli mordeva la schiena, ed era talmente debole che avrebbe preso sonno anche su un letto di spine. Sparsi al suolo v’erano innumerevoli resti rinsecchiti di insetti e altri esseri repellenti: il suo unico cibo. Tutte le volte che era sul punto di morire di fame, sperando finalmente in un atto di pietà, ne vedeva spuntare uno da qualche angolo buio della caverna. Il morso della fame era talmente straziante che non poteva fare a meno di divorarlo come fosse un pezzo di pane appena sfornato. Era quello il sadico divertimento del suo carceriere: guardarlo soffrire fin quando non si fosse annoiato, o fin quando non avesse implorato di finirlo. Il terribile presentimento che gli torceva lo stomaco iniziò a sopraffarlo, e non furono la fame, il freddo, o l’istinto di sopravvivere a costringerlo ad aprire gli occhi, ma una meravigliosa, inaspettata, sensazione di calore in tutto il corpo. Si ritrovò con i piedi immersi in un soffice campo d’erba, sovrastato da un cielo azzurro vivo in cui il sole sembrava vantarsi della sua regale maestosità. In sottofondo il canto degli uccelli si alternava al gorgoglio di una fonte d’acqua pura e cristallina. Si guardò le mani ed erano come un tempo, così come tutto il suo corpo nudo. Iniziò a camminare lentamente e il tocco umido della terra sotto i piedi quasi lo commosse. Era tutto così perfetto che rifiutava la dura consapevolezza che fosse solo un sogno. Improvvisamente, come comparso dal nulla, vide un bambino biondo, dai grandi e intensi occhi giallo ambra, comparirgli davanti a poco più di tre piedi di distanza. Poteva avere non più di otto anni, e il sottile saio di lino bianco che indossava, insieme al candore luminoso della sua pelle, lo facevano sembrare una piccola stella caduta. Nel momento in cui si accorse di lui, il bambino gli corse incontro con un ampio sorriso stampato sul volto e si gettò tra le sue braccia, affondandogli il viso all’altezza del ventre. Quando si staccò, tra le sue piccole mani stringeva un lungo stelo di colore nero sulla cui cima, pulsante come un cuore umano, vi era la più grande rosa rossa che avesse mai visto. Conservando quell’incantevole sorriso, il bambino allungò lo stelo verso di lui, esortandolo ad afferrarlo, e la spontanea dolcezza di quel gesto, per un attimo, gli ricordò cosa volesse dire provare affetto per qualcuno. Nel preciso momento in cui le sue dita si chiusero su di esso, prima lo stelo, poi la grossa rosa, si sbriciolarono come investiti dal soffio della morte stessa. Nelle mani gli restò solo un cumulo di cenere da cui cominciò a colare un denso liquido scuro, fin giù su gambe e piedi. Era sangue. In preda al panico, rivolse di nuovo lo sguardo verso il bambino e di colpo vide i suoi splendidi occhi gialli trasformarsi in due terribili globi senza palpebre, neri come le tenebre più profonde, da cui presero a scorrere lacrime di pece. Quel caldo, dolce sorriso, che poco prima l’aveva accolto, si distorse in un terrificante ghigno malefico. «Non temere Padre… lascia che ti ami» gli disse il bambino in una lingua che suo malgrado conosceva bene. Poi con uno scatto improvviso della schiena, spalancò due gigantesche ali di fluida luce dorata nelle quali si ritrovò avvolto completamente, ad eccezione della testa. Sentiva che quell’essere mostruoso voleva essere guardato negli occhi mentre le onde luminose delle ali, come le spire di un enorme serpente, cominciavano a stritolarlo. L’asfissia fu immediata e nelle orecchie gli risuonava atroce il rumore delle sue ossa spezzarsi come rami secchi. Improvvisamente, l’essere costretto a mangiare insetti, il gelo che ogni giorno lo faceva a pezzi e la consapevolezza che non sarebbe mai finita gli sembrarono nulla rispetto al dolore che provò in quel momento, tanto da pregare la morte affinché facesse in fretta. L’istante successivo si svegliò ansimante e disteso al suolo, completamente ricoperto dal collo in giù da gelida neve. D’istinto, balzò in piedi cercando disperatamente un riparo dalla morsa tagliente del gelo, ma non c’era niente intorno a sé, ad eccezione di alberi morti e di una macchia scura ai suoi piedi. Sebbene tremasse così forte che a stento riusciva a tener dritte le gambe, tentò ugualmente di chinarsi per capire cosa fosse: un petalo. Il petalo di una rosa rossa pulsante come un cuore umano. Il principio della fine di ogni cosa.
gerardo.dagnese82
Ragazzi, il nostro Miky ci ha catapultati letteralmente in un’altra meravigliosa dimensione. Adesso, l’unica mia paura é di non uscirne più! Ma direi che ne vale la pena di correre questo rischio.
Cecilia Donadio (proprietario verificato)
Quello che cerco in una storia è la coerenza, soprattutto psicologica dei personaggi. Voglio conoscerli, entrare nei loro meccanismi mentali, dare una ragione ai loro comportamenti e alle loro parole. Ed è quello che ho trovato in questo intrigante racconto fantasy. Mi incuriosisce il seguito e mi piacciono le motivazioni del giovane autore, la sua irrefrenabile voglia di dare corpo e anima alle storie della sua fantasia in un momento difficile, quello del lockdown dello scorso anno, quando tutti noi siamo precipitati in un horror-Fantasy che ancora non ha scritto il suo “The End”.
Antonio Colangelo (proprietario verificato)
Una storia che lascia il segno, che ti conquista con la forza di un’immaginazione libera e originale, con un linguaggio, anche quello inventato, ricercato e assolutamente funzionale al racconto, con la capacità dell’autore di tratteggiare in maniera nitida il percorso psicologico dei personaggi. È una trilogia. Aspettiamo con ansia di leggere il seguito.
bicolangelo88 (proprietario verificato)
Un libro avvincente e coinvolgente, capace di far immergere il lettore in un altro mondo
Sofia Pomodoro
Molto avvincente! Ora si aspetta il seguito 😉
Angela Sagliano (proprietario verificato)
Storia avvincente e originale, ben scritta. L’autore è bravissimo a farti immergere nell’atmosfera della storia, con immagini vivissime e un ritmo incalzante. Consiglio a chi ama il fantasy ma vuole leggere qualcosa di nuovo ma anche a chi non è esperto del genere, come me, perché comunque è una storia che ti lascia incollata alle pagine dalla prima all’ultima riga. Non vedo l’ora di leggere il seguito!
Lidia Longino (proprietario verificato)
Una storia davvero bella … avvincente, scorrevole, coinvolgente. Assolutamente consigliato. Ti faccio i miei complimenti e aspetto il seguito 🙂
Giulia Borzumati (proprietario verificato)
Ho cominciato a leggere le bozze, e già mi piace. Non vedo l’ora di poter leggere la versione definitiva! Lo consiglio a chiunque ami il fantasy, la suggestione e la magia di un libro che sa catturarti. A quando il seguito???
Fabrizio Barbarano (proprietario verificato)
Letto in pochi giorni. Un libro che coinvolge pienamente il lettore. Una storia ben costruita con un’ottima struttura. Le descrizioni sono ben definite, comprese quelle dei personaggi, arricchite da metafore significative e acute. Un mondo nuovo da scoprire, soprattutto per gli amanti del genere. Consigliatissimo, non ne rimarrete delusi. Attendo con ansia il seguito. Complimenti davvero.