Lui e lei erano presenti l’uno per l’altra come due ologrammi.
Ero convinta che fossero molto lontani anche quando discutevano di interventi urgenti relativi alla manutenzione domestica.
C’era una bizzarra poesia quando lei leggeva ad alta voce lo scontrino del supermercato e il babbo divideva i pezzi da quelli non ancora enunciati.
Giuravo a me stessa che sarei andata a letto col mio uomo vestita di morbida seta come le attrici nei film, e non come mamma che d’inverno si ricopriva di uno spesso strato di lana. Vestiva anche me e mio fratello con pigiami caldissimi che di notte ci facevano andare a fuoco. D’estate si alleggeriva, e noi con lei, ma c’era sempre qualcuno a guastare il momento, e questo era il babbo.
In canottiera bianca a righine il babbo non era un bello spettacolo, lo avrebbe respinto pure Messalina.
Regola notturna per il mio futuro maritino: niente canottiere bianche a letto.
Come mi corico io adesso è un’altra storia, molto distante dal mio cinema di riferimento.
Giuravo anche che avrei spento la televisione du- rante le nostre cene. Niente telegiornale, da piccola lo odiavo. Detestavo il babbo che gridava: “Shhh!”. E la mamma che lo seguiva con un filo di voce: “Fate silenzio!”. Avrei lavorato e pagato una donna che mi facesse le pulizie. Fatto. Avrei avuto un cane, un gatto, un pesce, due figli, come me e mio fratello. Fatto, tranne che per il gatto. Avrei avuto anelli, bracciali, avrei schiarito i capelli, guidato un’auto sportiva, abitato in una casa luminosa per via di lucernari e vetrate vista mare. Avrei stupito i miei ospiti. Non ho la vista mare.
Che bella rottura di cazzo che sarei stata!
Ragionavo pensando che i sogni, i miei sogni, si sarebbero avverati e pure senza sforzo. Ma i sogni sono tutt’altro e passa il tempo e un giorno ti svegli e prendi coscienza di chi sei tu, chi è lui, che cosa hai combinato, cosa è andato storto.
A me è successo questo.
E mia madre, che si sarebbe sentita una fallita se avesse fatto la spesa in gastronomia e avesse pagato una donna per pulirle casa – all’epoca, perché oggi deve farsi aiutare da qualcuna per forza –, ci ha provato inutilmente a farmi dare uno sguardo al futuro.
Quando le descrivevo per filo e per segno la mia casa tutta vetrate affacciate sul mare, cercava invano di riportarmi coi piedi per terra ricordandomi che le vetrate bisogna pulirle spesso, che è un lavoro faticoso. “Può essere pericoloso” sottolineava. “E sai che impresa con tutta quella salsedine!”
“Ma io avrò una donna delle pulizie” le ripetevo. Pensavo a una schiava? Mamma mi guardava in modo strano, sconsolata. Chissà cosa pensava veramente quando mi sentiva parlare della perfezione di cui mi sarei circondata. Che mi augurava il meglio pur con- sapevole che quando ci si sveglia è già tardi.
Aveva un modo tutto suo per avvisarmi che i sogni, quando si mischiano con la realtà, mutano aspetto o addirittura spariscono.
Commenti
Ancora non ci sono recensioni.