Chi si nasconde dietro alla realizzazione della copertina di un libro? Come si decidono i colori, i font o le immagini? Chi la progetta, disegna e compone? Ci pensa il grafico!
Parliamo di questa figura professionale, così poco conosciuta e così importante, con Emanuele Ragnisco, nome tra i più noti nel settore della grafica editoriale. Ideatore delle celebri copertine della trilogia di Elena Ferrante e fondatore di uno dei più rinomati studi grafici d’Italia, i Mekkanografici. Per noi ha realizzato le copertine di In attesa degli altri trasmettiamo musica da ballo di Malusa Kosgran, Il mio funerale e altre cose poco importanti di Ottavia Spaggiari e Sulle tracce di un sogno di Daniele Gouthier.
1) Come ti sei avvicinato al mondo della grafica editoriale?
Ho fondato negli anni ’90 insieme a un grande amico, Giovanni Binel, i Mekkanografici Associati, uno studio di progettazione grafica. Fino ad allora mi ero occupato soprattutto di progettazione grafica legata alla musica, prima per artisti indipendenti, poi per le principali major: Bmg, Sony, Virgin, Extra label. Poi una mattina Sandra Ozzola e Sandro Ferri (Edizioni e/o) mi hanno chiamato per chiedermi di progettare due titoli per Anita Desai e Nicole Müller, per la loro elegante collana Dal Mondo.
2) Come nasce l’idea per un progetto grafico? Qual è il tuo approccio?
Il “progetto grafico” è una “categoria” immensa. Nel mio caso io faccio praticamente solo copertine di libri e il progetto grafico è funzionale a un processo seriale nel quale io ho il compito di raccontare, meglio se con pochi elementi, il fotogramma di una storia, l’idea di un ragionamento, di un saggio o di un articolo. Non ho una modalità precisa ma una cosa che ritengo importante in un progetto grafico è il fatto di non connotarlo troppo come tale. In un certo senso non si deve quasi vedere il “progetto grafico”: questo gli dovrebbe permettere di avere un orizzonte progettuale di durata nel futuro e ospitare l’idea della “biblioteca ideale”, che l’editore vuole proporre ai suoi lettori nel tempo.
3) È meglio partire dai contenuti o dal pubblico di riferimento per realizzare una copertina?
È meglio non partire da un aspetto escludendo l’altro. Ma io alla fine parto sempre dalla storia! Quando è possibile preferisco partire dalla lettura del testo. Questo dipende dall’editore, dall’importanza del volume o dell’autore. Una volta che il testo, la storia ti ha dato gli elementi che cercavi, bisogna pensare alla copertina come un progetto. E in una buona progettazione bisogna mettere al centro il “testo” e non cercare di attirare a ogni costo l’attenzione con immagini commerciali o con i titoli o i nomi degli autori troppo presenti. La “narrativa radical” per cui un libro non si giudica dalla copertina è superata!
4) Secondo la tua esperienza, qual è l’elemento principale in una copertina che attira lo sguardo di un lettore in libreria?
Le strategie percettive per catturare l’attenzione sono tante e più o meno efficaci a seconda del testo da proporre e da dove questo è collocato in libreria. Narrativa, saggistica, ragazzi, instant, ecc ecc. sono categorie editoriali ma nel caso specifico anche spazi preorganizzati di offerta in libreria. Lì, gli elementi per catturare l’attenzione sono diversi. Se dovessi trovare una regola, una formula trasversale per tutti, direi “il posizionamento degli elementi sul piatto e il colore”.
5) So che è una domanda difficile, ma se dovessi scegliere un’unica copertina di un tuo libro da esporre in una mostra, quale sceglieresti?
La domanda è difficilissima e la risposta mi è impossibile… ho progettato più di 2000 copertine. Ce ne sono tante che per vari motivi esporrei, ma forse sono troppe per indicarne una.